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Aforisma in dialetto. “Ie vulesse quaglià”

di Francesco De Luca

andare di fretta [1]

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“Ie vulesse quaglià” – decette ‘a quaglia, persa ‘i pacienza.
“Dice bbuono – respunnette ‘u turde – ma hè cunsiderà ‘i circustanze. Pure ‘u ualle ha vuluto cantà … e po’ è fenuto ind’ a pignata”.

Personale nota interpretativa

Chi è la quaglia? L’impaziente, il frettoloso, chi mira a soddisfare la sua intemperanza, l’orgoglio, l’avidità, l’ambizione, la saccenteria.

Cosa vuole cagliare? Vuole vedere eseguite le sue aspettative, realizzati i desideri, raggiungere lo scopo prefissato.

Chi è il tordo? L’uomo con esperienza dei simili, del tempo e dell’impatto dell’operatività umana sulle vicende.

E le circostanze? Come spiegarle? E’ il quadro delle relazioni in cui vuole andare ad inserirsi il disegno dell’impaziente.

Il gallo? Chi è il gallo? Incarna il precedente da cui trarre insegnamento. E’ il quadro già realizzato che porta conoscenza dall’esperienza.

Cosa significa: che ha voluto cantare? Significa che si è proposto come protagonista del momento. Confidando sulla sua dote canterina si è presentato in scena.

In pignatta, cosa significa finire in pignatta? Significa che non soltanto, il gallo, il tentativo non l ‘ha raggiunto, ma che la sua stessa presenza vitale è stata annullata.

Ma questa è soltanto una delle interpretazioni dell’aforisma. La mia. Sta a voi elaborare la vostra.