Ambiente e Natura

Isolano. Un’altra poesia di Franco De Luca in musica

di Tonino Esposito dipinto di Alonzo

 

Come  già accaduto per “Inverno isolano” e “Vento” è ancora il libro “Come l’agave” di Franco De Luca ad avermi fornito l’ispirazione per tradurre in musica alcuni suoi versi.  Così diversi anni fa musicai l’ “Isolano“. Mi piacque moltissimo questa poesia perché  vi è descritto in maniera eccezionale  il passare del tempo e degli anni che a mano a mano ci appesantiscono moralmente e a cui nulla possiamo opporre. Non resta che  amareggiarci  e incattivirci come capita alla maggior parte della gente anziana che  vede passare inesorabilmente il proprio tempo. Dei ricordi da ragazzino, della giovinezza trascorsa all’aria aperta e al vento del mare non rimane più nulla se non il dolore e la rabbia per la propria impotenza. Queste furono le sensazioni di allora e soprattutto di oggi. In più c’è  che di tempo ne è passato. Leggendo gli articoli di Ponzaracconta a volte noto che Franco  De Luca cerca di trovare e  ricordare come eravamo e soprattutto come era Ponza tanti anni fa…  Mi accorgo così che non ci sono più le cose degli anni della gioventù, né l’incanto della nostra isola. Ci rimangono i ricordi struggenti che col passare degli anni si acutizzano sempre più, e, per l’abbandono in cui è caduto il nostro paese, al rammarico si aggiunge anche la rabbia  di non aver saputo o voluto fare meglio. La poesia Isolano rispecchia un po’ il consumarsi degli anni sull’Isola e Franco lo descrive pienamente;  io l’ho messa in musica diversi anni fa e  anche cantata. La invio per il piacere di condividerla con i lettori di Ponzaracconta. Tonino

ISOLANO

Rattrappito nel quotidiano
l’albero mio si ricurva
chinando alla terra le fronde.
Non acchiapperò le rondini radenti
con questa ramaglia contorta
nè nasconderò con la rada chioma
il bimbo a caccia di nidi.
Il mio fusto magro si difende
dal vento del mare
e sugge acqua dalla roccia arsa.
Saprò soltanto scheggiare la scure
di chi mi aggredirà
e farlo bestemmiare sudore.
Il mio albero cresce senza seme
come l’erba cattiva
e senza pota:
l’alimenta il dolore.

 

vecchio_mare

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