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Telemaco so che ci sei. Batti un colpo

di Francesco De Luca

telemaco_logo [1]

Ieri sera Domenico era incontenibile. Camminando sul Corso, all’altezza della Punta Bianca: “Qui c’era il negozio ‘i Mastuppaulo. E qui … Dai… chi lo sa chi ci stava in questo buchetto ?” Sfidava tutti a frugare nelle immagini della fanciullezza, ma forse gareggiava con se stesso. Metteva alla prova i suoi ricordi, quasi timoroso di perderli.

Sto parlando di Domenico, già apprezzato medico ed oggi coraggioso produttore di vino.

La moglie cercava di deviare il discorso anche perché lei non è originaria di Ponza e lui la tallonava invece. “Qui aveva i suo bugigattolo Ceccillo ‘i maistà e più avanti Tonino ‘u fascista aprì la sezione del partito”.

“E di fronte, qui appeso a questo muro?” – lo incalza un amico che sta al gioco.

“Qui c’era il tabellone con i manifesti dei film di barbetta”

“E’ vero” – ribatte un altro.
La-punta-bianca con il negozio 'i Mastuppaulo [2]

(la zona descritta da Franco con il negozio ‘i Mastuppaulo sulla destra)

Era una compagnia di attempati e la serata, calma anche se fredda, induceva a che i ricordi prendessero corpo, i personaggi si disponessero nei loro luoghi, e Ponza diventasse un proscenio in cui, alla luce rossastra dei lampioni, le vicende di questi ultimi cinquant’anni riprendessero vita.

“Mi ricordo che presi una grossa storta. Si ingrossò la caviglia e tutta la parte divenne nera. Don Mario ci mise una sanguisuga per farla sgonfiare”.

Sulla strada deserta si vagava fra la battuta di Antonio, la massima di Annamaria, l’intreccio dialogare fra Franco e Giovanni.

Ponza invernale agevola il ricordo. Esso un po’ si adagia ma poi stimola il confronto. Questo vuole un vincitore fra il passato e il presente, ma l’oggi non riesce ad imporsi. L’oggi è scarno, piatto indifferente. Il presente messo di fronte al passato, pur se travisato e abbellito dal ricordo adolescenziale, mostra la sua pochezza. La luce dei lampioni ci mette il suo fascino e la pacatezza dell’ inverno patina le immagini, ma il calore umano di cui Domenico si rende agitatore, quello non c’è. O mi sbaglio… Aspetta … aspetta…ecco che spuntano non si sa da dove due ragazze. Vestite attillate, stivaloni, giubbotti. Come a Roma, a New York. Si dirigono verso i pub giù alla banchina Di Fazio. Sono avvicinate da due giovani. Erano attesi perché ridono. Altri si affiancano e vanno a trascorrere la serata in compagnia.

Mi tornano in mente le figure mitologiche evocate da Rita Bosso; gli Ulisse non calpestano questo suolo, di Laerte c’è sovrabbondanza nei magazzini, forse è il caso di tenere d’occhio i Telemaco. Se vogliono impadronirsi del trono tocca a loro vincere i Proci infingardi con l’accortezza e l’ardire del padre.