De Luca Francesco (Franco)

Dialetto parlato e scritto

di Francesco De Luca
Dialogo

 

Giorni fa proposi di alcune parole due versioni, invitando a dire quale quella più in uso. Poche risposte, eppure bastevoli a ribadire che il dialetto, seguendo la versione orale delle parole, inesorabilmente tende a cambiare. Segue il capriccio di chi lo parla. E dunque si conferma irrispettoso di ogni regola. Nel proferire ognuno segue l’estro del momento.

Le regole si impongono quando lo si deve scrivere. Allora, chi detta queste regole ? Le suggerisce la tradizione, l’uso passato, la versione già adottata.

Si contempera così l’innovazione con la tradizione, si introducono forme nuove di parole vecchie, si escludono forme bizzarre. Con discrezione, senza stravolgimenti.

Fui invitato in casa di un alunno. Aveva festeggiato la prima comunione la domenica prima. La casa ancora mostrava i segni dell’allegria. Tipica casa ponzese: l’ingresso nella camera da pranzo sotto la cupola, dentro la montagna scavata, la cucina.

A pochi metri dalla scuola ci andai con tutta la classe, durante la ricreazione, alle 10 circa.
Maé… assittete…
I ragazzi giocavano nel cortile, vassoio di pasticcini e bibite in bella mostra.
Maé, che vuò? – la mamma rivolta a me, e intanto apparecchiava pizze, liquori, piattini e bicchieri.
– Vuò na fetta ‘i pizza rusca? – Era la pizza rustica detta in versione corretta, al maestro del figlio.
E nt’u piglie nu buccherino ’i annese? – Anche qui versione rimaneggiata per ben figurare.

Ho riportato i due termini come li ho sentiti (rusca – buccherino). Sono in dialetto, ma non li userei come forme scritte da tramandare. Pur se autentiche e popolari non sono corrette rispetto alla forma con cui quelle parole di solito vengono dette.

Il dialetto, gioia e dolore!

Dialetto. Cemendo dei popoli

Non scotolare

I crisantemi

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top