Ambiente e Natura

Note a margine della questione meridionale

di Luigi Pellegrini
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Capita pure che tra le grandi teorie di storici (o più spesso di politici), e la credulità del popolo, il divario tra Nord e Sud dell’Italia si riduce amaramente alla riproposizione di un “teorema meridionale” in base al quale al Nord, ma anche a Roma, c’è brava gente e al Sud invece nani, zozzi, camorristi e cafoni.
Queste nel ‘900 erano (e per qualcuno ancora sono), le conclusioni basate su statistiche e dati antropometrici, assunti come dimostrazioni certamente opinabili e discriminatori. E guai ad avere un cranio ‘dolicocefalo’ ovvero allungato.
Ricordate la storia del “brigante” Villella, il cui cranio, a anni di distanza dalla sua morte, fu studiato dal prof. Cesare Lombroso? Ebbene, una fossetta ritrovata su quel cranio innescò nell’allor giovane criminologo tutta una serie di associazioni tra le morfologie del cranio e la tendenza a delinquere. Da cui prese innesco l’intera sua costruzione teorica…

Gli archetipi sulla razza hanno avuto la loro influenza lungo il secolo XX e hanno sempre trovato qualche scienziato che si è prodigato a dimostrarne la teoria.
Lungi da me l’idea di iniziare una diatriba su Josef Mengele, certo è che dal 1945 si abbandona la “teoria razziale” sostituendola con la “teoria della carenza di una capacità d’azione collettiva”.

Praticamente, secondo il politologo americano Edward Banfield (1), il divario socio-economico tra Nord e Sud non è dovuto alla differenza di statura, di colore della pelle, dal fatto che si usi o meno il sapone per lavarsi, si metta la cravatta alla messa della domenica e soprattutto se le donne vanno dal parrucchiere; bensì dalla difficoltà di unirsi per uno scopo comune.
In lingua colta, questo concetto si traduce in Familismo Amorale. “Familismo” perché l’individuo perseguirebbe solo l’interesse della propria famiglia nucleare, e mai quello della comunità che richiede cooperazione tra non consanguinei. “Amorale” perché c’è assenza di relazioni sociali morali tra famiglie e tra individui all’esterno della famiglia.

Ma una cosa del genere non l’aveva detto pure quell’albanese italiano di Antonio Gramsci? (3)

Facendo mente locale, molto locale, quasi ambientale, indigena, questa teoria sembra calzare a pennello sull’economia ponzese. E nessuno si è mai lamentato, anzi nel corso dei decenni si è istaurato una sorta di equilibrio. O forse l’equilibrio è stato dettato dal trascorrere degli eventi?

Io personalmente starei attento a modificare questa sorta di stasi, se non altro perché sono convinto degli studi di Banfield condotti presso un paesino della Lucania in provincia di Potenza che presentava vistosi tratti di arretratezza sotto il profilo economico e sociale. “Montegrano” e i suoi “Montegranesi” (che poi in verità si trattava del borgo di Chiaromonte, piccolo centro della Basilicata).

Ma non finisce qui: studi più recenti (anno 2010) del Prof. Richard Lynn (2) finalmente ci chiariscono la causa dell’arretratezza del Sud.

Udite, udite, anzi leggete, leggete: “Le differenze nel quoziente di intelligenza tra nord e sud Italia corrispondono a differenze nel reddito, educazione, mortalità infantile, statura e alfabetizzazione”.
Certo: quella di Lynn è una figura controversa, provocatoria, eppure considerata, essendo docente emerito di psicologia all’università dell’Ulster.

Ma allora, porca miseria, se Erica (mia moglie) nasceva a Milano era una figona, alta, ricca e colta…
Ma è nata a Ponza, nella mia o se preferite nella nostra isola. Già perché Ponza è pure mia e di tutte quelle persone che pur non essendoci nate, la portano nel cuore meglio di qualcun altro. E questo fa la differenza.


Note

(1) – Edward C. Banfield (1916 – 1999)  è stato un politologi statunitense, autore dei saggi The Moral Basis of a Backward Society del 1958 (tradotto per Il Mulino come Basi morali di una società arretrata”), in cui introdusse la nozione da lui chiamata “Familismo amorale”, e The Unheavenly City del 1970.

(2) – Richard Lynn (1930), docente emerito di psicologia all’Università dell’Ulster a Coleraine, in Irlanda del Nord, è famoso per le sue teorie a dir poco provocatorie. Ritiene che esistano differenze nell’intelligenza degli individui in base alla razza e al sesso. In particolare, riguardo all’Italia, Lynn liquida secoli di studi sulla questione meridionale teorizzando che al pari della statura, dell’istruzione e del reddito, da nord a sud l’intelligenza media della popolazione scenda fino a toccare il punto più basso in Sicilia.

(3) – Tra le altre cose, scrivendo di questione nazionale e di questione meridionale, Antonio Gramsci riteneva che in Italia è mancata una cultura nazionale e popolare, perché gli intellettuali italiani sono stati o cosmopoliti, “globalizzati” diremmo oggi, o provinciali, portati a credere che il proprio cortile urbano sia il centro del mondo.

Immagine di copertina
Frontespizio del libro
“Lombroso e il brigante. Storia di un cranio conteso”. Maria Teresa Milicia (2014); Salerno Ed.

 

Nota della Redazione

Di “Montegrano, o del ‘familismo amorale‘” ha già scritto Vincenzo Ambrosino circa 4 anni fa, il 24 gennaio 2012

3 Comments

3 Comments

  1. Sandro Russo

    18 Gennaio 2016 at 00:55

    Già durante i miei studi medici che – fa impressione dirlo – risalgono ormai al secolo scorso (!) avevo appreso che le teorie di Lombroso, così come quelle di Lysenko, erano destituite di ogni fondamento scientifico.
    Il primo teorizzava che l’origine del comportamento deviante era insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale, persona fisicamente differente dall’uomo normale.
    Lysenko, modesto agronomo al tempo della Russia sotto Stalin assurse al ruolo di luminare della scienza, disconoscendo il ruolo dei cromosomi: teorizzò che tagliando sistematicamente la coda a successive generazioni di lucertole, prima o poi sarebbe nata una lucertola senza coda.

    Quando la scienza sposa l’ideologia e/o il potere genera mostri. E non sono gli unici casi di cecità selettiva cui soggiace la specie umana, in tempi e luoghi differenti.
    Basti pensare ad un’intera nazione (l’America tra il XVII e il XIX sec., tra cui si immaginano ‘anime nobili’ nella usuale percentuale) che scotomizzò e ritenne moralmente accettabile lo schiavismo.
    Ma con gli esempi si possono riempire volumi..!

  2. silverio lamonica1

    18 Gennaio 2016 at 11:07

    Non ho letto i saggi di Edward Banfield, però da quanto scrive su di lui l’amico Pellegrini: “il divario tra nord e sud …. è dovuto alla difficoltà di unirsi per uno scopo comune (i meridionali)” mi lascia molto perplesso. Ma allora, il triste fenomeno “mafia” che unisce tra loro una quantità di individui appartenenti a famiglie diverse del meridione, per uno scopo criminoso, è sfuggito al Banfield? Tanto più che – come tutti sappiamo – questi clan perversi prosperarono e, ahimè, tuttora prosperano anche nella sua patria, gli Stati Uniti d’America?

  3. La Redazione

    18 Gennaio 2016 at 13:38

    Di “Montegrano, o del ‘familismo amorale'” ha già scritto Vincenzo Ambrosino circa 4 anni fa, il 24 gennaio 2012: leggi qui

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