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Gennaro Mazzella. A 100 anni dalla nascita

di Giuseppe Mazzella
Ponza mia. Cruciverba [1]

 

Oggi 9 gennaio sono cento anni dalla nascita di Gennaro Mazzella (1916-1973), mio padre.
Un secolo che ha visto la nostra Ponza offrire e soffrire tanti cambiamenti.
Cambiamenti che furono percepiti da lui non sempre come positivi. Si trovò, infatti, a vivere in anni di modifiche rapide e contraddittorie, che seppe rappresentare poeticamente in situazioni e persone profondamente radicate nella nostra realtà alle prese con le nuove sfide.
Fu il primo a dare dignità poetica al nostro dialetto, che amava e sapeva piegare ad una solo apparente semplicità.
La sua produzione letteraria, in parte inedita, merita di essere meglio conosciuta e apprezzata.
Gli sto dedicando un profilo biografico, non solo come testimonianza filiale, ma conscio di quello che ha rappresentato per Ponza.
Oggi, dopo 43 anni dalla sua scomparsa, vivo ancora nella sua calda ombra, condividendo con quanti lo conobbero e gli vollero bene, quel senso di esaltante meraviglia che sapeva suscitare la lettura di una sua poesia.
Della biografia presento qui un breve passaggio dedicato alla nascita di “Ponza Mia”, uno dei giri di boa della storia recente della nostra isola, avvenuta nel 1965, giusto mezzo secolo fa.
A rileggere quelle pagine ancora fresche c’è molto da meditare e da rimpiangere.

Documento acquisito-5. Il porto di Ponza. x Foto [2]

Il 1964 e la nascita di “Ponza Mia”

Gennaro, nell’esilio volontario di Le Forna, avvertiva da tempo i limiti e le difficoltà di un luogo ristretto. Vi viveva stabilmente ormai dal 1949, appena dopo essersi sposato.
La lunga esperienza romana, durata dieci anni, e la guerra, durante i quali aveva maturato la sua vocazione letteraria e per il teatro, l’avevano spinto a scegliere quell’oasi di pace per dedicarsi al lavoro, alla famiglia e alla creazione artistica.
Da anni la sua vena poetica zampillava naturalmente e non c’era quasi giorno che non si dedicasse alla scrittura.
Traeva ispirazione da quel microcosmo isolano, da persone umili ma vive e piene di umanità, che rappresentava con la sua naturale bonomia, esaltandone l’unicità.
I sonori versi in dialetto, raccontavano storie e ritmi che sapevano d’antico, ma che già si attrezzavano ai cambiamenti che si annunciavano all’orizzonte.

Documento acquisito-3. Turismo e Collegamenti x Foto [3]
Le pagine appena scritte erano sottoposte ad una prima lettura alla moglie Civitina e ai figli, benché ancora troppo piccoli per apprezzarle. La recita dei versi era poi ripetuta in occasione di una visita da parte di qualche amico, che entusiasticamente lo elogiava e finiva per mandare a memoria e a diffondere i suoi versi tra gli altri compaesani.
Nelle occasioni conviviali, quando era chiamato a declamare le sue “macchiette”, come le chiamava, l’attenzione e l’ilarità era assicurata. Ogni volta era un successo. Al rientro a casa, però, era preso da un senso di insoddisfazione e di tristezza: sentiva di essere benvoluto e apprezzato, ma il livello di percezione degli estimatori della sua poesia gli appariva superficiale, e questo lo faceva soffrire. Si sentiva un incompreso: sentimento che teneva però gelosamente dentro di sé.
Il tempo passava velocemente, cominciavano i primi acciacchi, e doveva provvedere ai bisogni della numerosa famiglia allietata da quattro figli, ai quali se ne sarebbe presto aggiunto un quinto.

Documento acquisito-2 x Foto [4]

L’occasione di un cambiamento tanto sperato nella monotonia di quei giorni sempre uguali gli fu offerta dalla rivista mensile “Ponza Mia”, a cui diede vita assieme a Giuseppe De Luca, che così rievoca quel magico momento della primavera del 1964, sul primo numero della stessa pubblicazione del gennaio dell’anno dopo.
“…Ma l’alterna vicenda della vita mi portò da ultimo a lavorare alle Forna e qui mi ritrovai con Gennaro Mazzella, mio ex maestro e compare di cresima. Chi se lo sarebbe più sognato questo incontro dopo tanti anni? Quella sensibilissima anima di artista, quella fantasia sempre fanciulla e fresca, in tanti anni di vita in un ambiente che se ti ispira moltissimo per la sua genuinità, ti soffoca per la sua ristrettezza degli orizzonti sembravano essersi spente. Lo vidi come un naufrago che non vuol morire, io stesso più naufrago di lui. Fu proprio lui questa volta a lanciare l’idea del periodico e mi svelò tanti progetti.
S’era in aprile e col fiorire delle ginestre mi tornava un certo ardore. Ci mettemmo all’opera e con l’aiuto del Prof. Ugo Graioni, direttore della rivista “Agricoltura” che ama Ponza come solo pochi Ponzesi sanno amarla, si è giunti a questa pubblicazione”.

Documento acquisito-6. Il Complesso I Duri x Foto [5]


File .pdf
complessivo (uso lettura) delle pagine presentate: Pagine selezionate da ‘Ponza mia’ [6]

Il Complesso I Duri [7]