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Tentativo di rispostadi Vincenzo Ambrosino . Provo a rispondere a Licia Grassucci (leggi qui) Cara Licia, la crisi sistemica dell’isola è conseguenza di un’economia turistica concentrata in due mesi estivi. La cultura dominante, quella che parla in dialetto vuole questo, per cui l’ambiente è una risorsa da sfruttare, da consumare per goderne sia in termini economici che per il piacere personale. L’offerta turistica nautico-balneare è stata l’unica che gli isolani sono riusciti a sviluppare e ad imporre alle amministrazioni. Ti ricorderai delle manifestazioni dei pescatori degli anni settanta che arrivarono a chiudere anche il porto per chiedere una scogliera che proteggesse la rada? Come si fa a governare un’isola senza strumenti pianificatori? Pontili che nascono in Banchina Nuova, a Giancos e a Santa Maria dove non erano previsti neanche nell’ultima variante al Piano Regolatore avvenuta nel 1997 e adottata dal Comune di Ponza nel 2003.
Ma al contrario cosa è avvento? Qualcuno si ricorderà che io volevo bloccare quelle elezioni. Volevo un momento di riflessione per cercare di far ragionare un po’ tutti dell’importanza di ripensare a cosa era accaduto; volevo unire i protagonisti di quella fase intorno a un progetto a misura di isola. E’ stato impossibile fermare gli istinti che in quel momento vedevano il prolungamento del commissariamento come il pericolo più immediato da evitare e altrettanto impossibile è stato fermare le velleità di rivalsa di un vecchio amministratore e le ambizioni dei nuovi che chiedevano di avere una occasione per provare a cambiare la realtà. Il porto a Cala Dell’Acqua è molto atteso dai fornesi. I fornesi vogliono un porto e non un “porto qualsiasi”! Ma anche qui la proposta non viene dalla pianificazione dell’amministrazione comunale ma ancora una volta è nelle mani dei privati per cui il risultato finale non accontenterà nessuno: non accontenterà chi vuole un’isola ‘ecologica’ né chi vuole un’isola con due porti pieni di barche e flussi turistici. La realtà isolana è ancora più complicata Infatti mentre da una parte si propongono porti che prospettano, attraverso l’occupazione di nuove aree, crescita economica, dall’altra parte, si vengono imponendo le misure di protezione ambientali, quali le ZPS (Zone a Protezione Speciale), SIC (Siti di Interesse Comunitario) che si trasformeranno negli operativi SCS (Siti di Conservazione Speciali), ma poi il PTP (Piano Territoriale Paesistico), vincoli archeologici, demaniali che limitano spazi economici. Ma non basta… Va ricordata la “Gabbia” imposta dal PAI (Piano Assetto Idrogeologico) che ha dichiarato che il 97% del nostro territorio è zona pericolosa per l’incolumità delle persone. Il 97% del periplo dell’isola! Significa che non c’è un solo posto per fare il bagno in sicurezza, per cui diminuiscono verticalmente anche gli spazi economici. In questa realtà di limitazione degli spazi per una offerta balneare, si cala oltre ai porti privati anche il PUA del Comune che chiede di fare campi boa in tutte le rade di Ponza e di Palmarola. Come si può facilmente intuire non c’è coerenza nelle proposte di governo dell’ecosistema isolano.
Questa terza via ha bisogno di “Politica alta” e di uomini e donne che la vogliono propagandare con pazienza per creare consenso per poi eventualmente governarla ed è questa politica che malgrado le nostre impotenze cerchiamo di portare avanti tra mille incomprensioni. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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