Arte

Il circo che Ponza non ha mai avuto (1)

di Sandro Russo
circo

 

Tempo di feste. Quand’ero bambino era tradizione che i genitori o gli zii ci portassero al circo, proprio nel periodo intorno a Natale e Capodanno…
Si aspettavano le Feste – oltre che per le vacanze dalla scuola e i regali della Befana (non di Babbo Natale!) – anche per questa ricorrenza che per i bambini che eravamo – forse non più per quelli di adesso che hanno visto tutto alla televisione o al cinema – era un’incursione nel fantastico e nella meraviglia.

Questi ricordi non sono legati alla parte isolana della mia infanzia, ma esclusivamente alla vita in famiglia, sulla terraferma.
Ripensandoci, tra le persone cui ho chiesto, non sembra che Ponza abbia mai ospitato un circo. Un circo vero, intendo, anche se senza animali, con il tendone a strisce, gli acrobati e i clown, probabilmente per le difficoltà del viaggio e logistiche.
Qualcuno ricorda che circa 40 anni fa, a Le Forna arrivò un campo completo di autoscontro, giostre e giochi vari di grandi dimensioni tra cui la giostra con i seggiolini appesi alle catenelle: i famosi “calci in culo”.

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Giuseppe Mazzella ha ricordato che aveva tre anni quando gli si fissò nella memoria un’esibizione acrobatica a Sant’Antonio, su un filo teso tra il palazzo Martinelli e Gennarino a Mare: “…un acrobata sulla bicicletta e che metteva in bilico un tavolo e una sedia. Di questa compagnia faceva parte anche un tipo che noi bambini battezzammo subito ‘coscialonga’, che camminava su trampoli ed era altissimo, con un lungo pantalone. Quindi non un vero circo, ma dei circensi”.
Qualcosa del genere ricorda confusamente anche Giovanni Conte-Matrone, che al tempo di anni ne aveva cinque.

Poi negli anni, molti “spettacoli di strada”, variopinte compagnie con trampoli e giocolieri, musiche e danze per i vicoli e le strade dell’isola. Ma niente Circo. Va da sé che se qualcuno dei Lettori ricorda un evento del genere a Ponza, siamo pronti ad ospitare qui i suoi ricordi…

Charlot. 1992

‘Biopic’ – biographic pictureovvero film-biografico – su Charle Chaplin di Richard Attenborough del 1992

Mi è ritornato in mente il circo un po’ per l’atmosfera delle feste, un po’ per un film su Charlie Chaplin visto di recente, e ho ricordato le mie ultime esperienze di spettacoli circensi: “Le Cirque du Soleil”, qualche anno fa, e un altro del 2012: “Le Cirque immaginaire” di Victoria Chaplin e Jean-Baptiste Thierry.
Di quest’ultimo evento, sull’onda dell’entusiasmo per lo spettacolo fantasmagorico, avevo anche scritto per “O”, il giornale on-line di “Omero – Scuola di Scrittura in Roma”.
Può essere interessante riproporre quel testo, con piccoli aggiornamenti.
S. R.

 

Visioni del circo invisibile
di Sandro Russo

Amava raccontare Federico Fellini, di essere fuggito – bambino di circa sette anni – insieme ai clown e ai teatranti di un piccolo circo, quando la compagnia aveva levato le tende dopo una serie di spettacoli nella sua città natale, Rimini; e che un conoscente lo aveva riconosciuto e riportato a casa sulla canna della bicicletta. La storia non era vera e fu contraddetta dalla stessa madre del regista. Ma era vera nel mondo parallelo della sua fantasia, poi riversata nel suo film per la tv, I clowns del 1970, che rivisto oggi, ci ha riservato più di una sorpresa. Vedremo…

1. Locandina Film I Clowns. Bis
Intanto perché chiarisce come la fascinazione del giovane Federico per il mondo del circo ha radici profonde nella sua infanzia; ‘il circo’ è la metafora fondante del suo immaginario e molte delle sue scelte nella vita adulta sono in relazione a quel mondo.

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Tra l’altro, rivedere quelle immagini mi ha fatto tornare alla mente un ricordo quasi cancellato… Di quando un piccolissimo circo fatto da uno o due carrozzoni, chiese a mio padre il permesso di accamparsi su uno slargo che avevamo dietro casa, e di fare lì qualche spettacolo.

Data ad allora la mia scoperta di quel mondo, in epoca ancora pre-televisiva, quando la fantasia aveva un diverso modo di alimentarsi. Ricordo il cerchio della pista, i costumi, qualche semplice numero acrobatico e l’impiego nello spettacolo di uno dei due cavalli che tiravano anche il carrozzone e dei due cani al seguito. E il personaggio del clown – si chiamava ‘Fagiolino’ – che attirava noi bambini come il miele le api. Non so se c’entrò qualcosa, nella malìa, anche la bambina della famiglia di artisti, figlia del proprietario nonché capogruppo, che poi non era altri che Fagiolino stesso; e la sorpresa, ogni sera, per la trasformazione di persone comuni – li vedevo lavarsi, cucinare, mangiare – in attori, mimi e acrobati… Alla buona sì, ma non tanto da non lasciare a bocca aperta noi bambini di allora…

È il mondo del circo, che per molti anni ha seguitato ad affascinarmi, fino a che la saturazione, l’età, e il disincanto forse, non l’hanno avuta vinta sulla meraviglia. Mi è tornato tutto alla memoria guardando uno dei lungometraggi tra i meno noti di Charlie Chaplin (già nel personaggio di Charlot), dopo il Monello (del 1921) e La febbre dell’oro (1925), quasi alla fine dell’epoca del muto: Il circo.

3. Chaplin. The Circus. Tris

Il Circo, film muto del 1928, che valse a Chaplin l’Oscar alla carriera, ma fonte per lui di innumerevoli traversie durante la lavorazione, tanto da non citarlo nella sua autobiografia

E sempre stimolato dai miei trascorsi circensi (!?) ho imparato in seguito la distinzione, basilare nel mondo dello spettacolo, tra i due principali tipi di clown sempre presenti al circo [pare che l’etimologia del termine inglese clown derivi dall’islandese clunni, zotico, rustico; altri sostengono una genesi dal latino colonus, contadino].

Nella tradizione del circo occidentale i due clown più conosciuti sono ‘il bianco’ e ‘l’augusto’. Il bianco è quello intelligente, abile e raffinato, vestito di bianco e spesso anche col viso imbiancato; l’augusto (detto in Italia anche “toni”) è invece goffo, confusionario e giocherellone, ha spesso un nasone rosso e le lacrime a zampillo. Di solito lavorano in coppia; l’effetto comico è generato dal contrasto di queste due figure.

4. I Clown di Fellini. Book.1

Copertina del libro I Clown di Federico Fellini, del 1988 (Cappelli Editore, Bologna)

Scrive Fellini:
“Quando dico “il clown”, penso all’augusto. Le due figure sono, infatti, il clown bianco e l’augusto. Il primo è l’eleganza, la grazia, l’armonia, l’intelligenza, la lucidità, che si propongono moralisticamente come le situazioni ideali, le uniche, le divinità indiscutibili. Ecco, quindi, che appare subito l’aspetto negativo della faccenda: perché il clown bianco, in questo modo, diventa la Mamma, il Papa, il Maestro, l’Artista, il Bello, insomma quello che si deve fare.

Allora l’augusto, che subirebbe il fascino di queste perfezioni se non fossero ostentate con tanto rigore, si rivolta. Egli vede che le paillettes sono splendenti: però la spocchia con cui esse si propongono le rende irraggiungibili.

L’augusto, che è il bambino che si caca sotto, si ribella ad una simile perfezione, si ubriaca, si rotola, per terra e anima, perciò, una contestazione perpetua. Questa è dunque la lotta tra il culto superbo della ragione (che giunge ad un estetismo proposto con prepotenza) e l’istinto, la libertà dell’istinto.

Il clown bianco e l’augusto sono la maestra e il bambino, la madre e il figlio monello; si potrebbe dire, infine: l’angelo con la spada fiammeggiante e il peccatore.

Insomma, essi sono due atteggiamenti psicologici dell’uomo: la spinta verso l’alto e la spinta verso il basso, divise, separate.

Il film finisce così: le due figure si vengono incontro e se ne vanno insieme”.

5. Tipologia. Bianco. Augusto. Orizz. Bis

Tipologia dei clown: il clown bianco e il clown augusto

6. Illustrazione di Milo Manara per I Clowns

Illustrazione di Milo Manara per I Clown

Continua Fellini: – “…Perché le due figure incarnano un mito che è in fondo a ciascuno di noi: la riconciliazione dei contrari, l’unicità dell’essere.

Quel tanto di dolente che c’è nella continua guerra tra il clown bianco e l’augusto non è dovuto alle musiche o a qualcosa di simile: ma alla circostanza che ci si presenta sotto gli occhi un fatto che riguarda la nostra incapacità a conciliare le due figure. Infatti, più vorrai obbligare l’augusto a suonare il violino e più egli farà scorreggioni col trombone.

Ancora: il clown bianco pretenderà che l’augusto sia elegante. Ma tanto più questa richiesta verrà fatta con autorità, tanto più l’altro si ridurrà ad essere stracciato, goffo, impolverato.

È l’apologo perfetto di una educazione che intende proporre la vita in termini idealizzati, astratti. Ma dice appunto Lao Tse: se ti costruisci un pensiero (= clown bianco), ridici sopra (= l’augusto)”.

[Federico Fellini: I Clown, Op.cit.; 1988]

Addirittura per Fellini queste divennero categorie classificative, quasi una cosmogonia, in base alle quali egli etichettò personaggi del mondo dell’attualità e della politica dei suoi tempi…

7. Federico Fellini as clown

Fellini mascherato da clown

 

[Il Circo (1) –  Continua qui]

23. Intervallo

 

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