Ambiente e Natura

Acqualatina, la Regione e i dissalatori. Notizie dalla stampa quotidiana

a cura della Redazione

Caro acqua


“Pisante e Acqualatina, il ‘segreto’ delle isole”.

Il titolo è quello dell’articolo che, pubblicato sul quotidiano Latina Oggi il 30 novembre scorso a firma di Graziella Di Mambro, ci è stato segnalato in Redazione in quanto ha a che fare con le nostre isole: Acqualatina, la Regione e i dissalatori.
Lo riportiamo integralmente osservando che ancora una volta vengono evidenziati i condizionamenti politico-affaristici che permeano il Consiglio di Amministrazione di Acqualatina, prodromo delle scelte che vanno poi a gravare sui cittadini della nostra zona.
In questa logica le isole non potevano restare fuori da Acqualatina perché sono e saranno sempre più un buon business, considerato tutti i milioni di euro che la Regione sta stanziando.

 

***

Pisante e Acqualatina, il “segreto” delle isole.
I due dissalatori verranno costruiti prima o poi. Ma intanto continua a pagare la Regione, che ne è felice.

di Graziella Di Mambro – Latina Oggi,  30 novembre 2015

A margine della selezione pubblica dei nuovi membri del consiglio di amministrazione c’è il potere granitico che domina in Acqualatina spa, quello della famiglia Pisante che rappresenta uno dei nomi più influenti nella gestione delle acque in Italia. E partecipa in Acqualatina tramite Siba spa; ha una quota minimale ma utile a tenere in piedi la rete degli interessi in molti (e imponenti) gestori di servizi idrici sparsi per il Paese. Tra gli altri: Acqua Campania, Sorical (per la regione Calabria), Siciliacque (per la regione Sicilia).
Siba ha suoi uomini in queste società a partecipazione prevalentemente pubblica. Per Acqualatina Raimondo Besson, a lungo Presidente del cda, oggi amministratore delegato; oltre a lui Andrea Luigi Iannuzza, nipote dei Pisante e direttore operativo di Acqualatina spa.
Per questo legame, diciamo così, amicale che esiste nella spa, la sola Acqua Campania ha guadagnato dal trasporto dell’acqua per isole qualcosa come 50 milioni di euro pagati dalla Regione Lazio, mentre Acqualatina si era impegnata a realizzare (entro l’anno 2006) i dissalatori sulle due isole.
Ma non lo ha fatto e nessuno si è scandalizzato più di tanto.
Acqualatina ha perso volentieri tempo, tanto il trasporto dell’acqua sulle due isole lo pagava la Regione e chi ci guadagnava era il socio comune, Siba appunto.
Adesso finalmente il trasporto dell’acqua sulle isole lo effettua direttamente Acqualatina ma si serve dello stesso vettore utilizzato da Acqua Campania ovviamente. La piattaforma per il trasporto è stata pagata dalla Regione (1,5 milioni di euro) e il rifornimento via nave cisterna egualmente sarà pagato dalla Regione (circa 17 milioni di euro).
E il bello è che la Regione Lazio ha salutato con grande favore questa scelta definendola un bel traguardo di efficienza e risparmio. Dimenticando che i due dissalatori per le isole sono stati già pagati dagli utenti di Acqualatina sulle bollette. Ma è un argomento che si può comprendere senza troppi sforzi: l’uomo di Siba, Raimondo Besson appunto, è stato anche un dirigente della Regione Lazio, collaboratore di un assessore dell’allora Pds (Michele Meta). E Besson è sempre stato considerato non solo la pedina di Siba (e Veolia) ma anche l’unico membro del cda «amato» dal Pd, in specie dallo storico rappresentante di quel partito, Giovanbattista Giorgi.
Dunque se tutto il resto del cda è appartenuto a Forza Italia, Besson è stato l’anello di congiunzione con il Pd. E tale resta ancora oggi.
Ed è il motivo per il quale la Regione Lazio è così felice, ancora adesso, di pagare per la terza volta il costo dell’acqua per le due isole.

 

 

 

 

1 Comment

1 Comment

  1. Biagio Vitiello

    3 Dicembre 2015 at 05:44

    Ci preoccupiamo sempre di Acqualatina, ma nessuno mai ha fatto/fa parola sui controlli che si dovrebbero effettuare (per legge) sull’acqua! Sono mai stati effettuati in passato? E recentemente?
    Quanti ne vengono effettuati al mese e per acquedotto ?

    Mi ricordo che (in passato) si rifiutò la condotta idrica finanziata dallo stato, ma la si rifiutò anche perché si dovevano conservare i posti di lavoro che offrivano a tanti Ponzesi le navi cisterne. Ma quei posti di lavoro si sono dissolti col tempo, ora restano occupati solo due o tre marittimi. Chi doveva difendere questi posti di lavoro?
    E se non ci siamo riusciti con la Laziomar, figuriamoci se potevamo con la Vetor!

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