Ambiente e Natura

In preparazione del due novembre. Le piante e i modi del commiato e della memoria. (3)

di Sandro Russo

 

I riti degli altri.
Questi scritti non vogliono essere una trattazione completa dei riti messi in atto per solennizzare la morte e la memoria; sono più semplicemente una testimonianza di esperienze vissute in giro per il mondo, in soggiorni o viaggi che mi sono trovato a fare. Soprattutto in Sri-Lanka dove ho vissuto in maniera continuativa dal 1999 al 2001.
È un paese molto particolare, in cui quattro religioni convivono in sostanziale concordia tra loro (anche se non è stato sempre così); il paese è a maggioranza buddhista (70 %) ma vi sono rappresentate, in misura del 10% ciascuna, anche le altre religioni (islamica, cristiana cattolica e induista). Per dire, Negombo, vicino alla capitale Colombo, è il luogo dove si fermò papa Wojtyla nel 1995 durante il suo viaggio in Asia.
Matara invece, la città dove ho vissuto, è sulla costa sud-occidentale dell’isola.

Per uno scritto sul cimitero di Matara uscito qualche tempo fa sul sito, leggi qui.

Cimitero di Matara

Immagine del Cimitero di Matara (Sri-Lanka). Ricorrente il simbolo buddista della ruota della vita 

Non è facile avere accesso alla cultura e ai riti della morte presso altre comunità, perché sono temi difficilmente partecipati agli estranei e piuttosto ‘difesi’.
Molte cose abbiamo imparato in Sri-Lanka, vivendo nello stesso posto nel corso degli anni, prendendo parte alle diverse attività, alle feste, ai ricevimenti di nozze e, quando accadeva – perché rappresenta un momento importante nella vita del villaggio – alle cerimonie funebri.
Con il tempo e una maggiore confidenza derivata dallo spartire momenti lieti e meno lieti, abbiamo conosciuto un po’ meglio le loro tradizioni e idee su un argomento così delicato.

Le anime morte
Le anime uscite dal corpo – ci hanno spiegato – sono spaventate e indecise, come quando ci si trova in una terra sconosciuta. Esse tendono a tornare nella loro casa, tra le persone e le cose cui sono abituate. Vanno incoraggiate perciò a prendere atto del cambiamento e della loro nuova dimensione, e a lasciare la casa. È per questo che per tre giorni almeno, non si devono chiudere le finestre; se trovasse tutto chiuso, l’anima non potrebbe uscire e trovare la sua strada, nel cerchio delle vite. Esse non sono legate troppo al corpo; sono gli affetti a trattenerle e gli oggetti e il luogo che meglio avevano conosciuto in vita. Anche le anime che si sono separate dal corpo su una strada, o in ospedale, è a casa che tornano. E qui, nella casa, bisogna evitare gesti o rumori che possano trattenerla, ora che un ciclo si è concluso e un altro deve cominciare. Perciò i monaci raccomandano di non piangere o gridare, e di evitare i rumori della vita quotidiana. Così, per quanto grande sia la pena della perdita, non ci saranno mai gesti scomposti e urla di dolore; il dolore sarà contenuto e sottotono: questa è la regola.

Nella casa della persona scomparsa non si deve cucinare, finché il funerale non è avvenuto; parenti, amici e vicini provvederanno per il cibo e le bevande.

E’ sempre il bianco, il colore del lutto; dalle bandierine sulla strada, ai paramenti, alle vesti dei partecipanti. Anche la strada che dalla casa conduce al cimitero è cosparsa di sabbia bianca, per tutto il percorso.

Intorno alla bara i parenti stretti del defunto sono seduti a terra. Per l’ultimo addio essi si prostrano con il capo a toccare la terra e chiedono perdono per qualunque mancanza possano aver compiuto nei confronti del loro congiunto in vita.
Il saluto viene fatto con le mani chiuse a pugno, a significare che essi non hanno niente da dare al defunto, perché niente di questa vita potrà a lui servire per il viaggio che va ora a intraprendere.

In casa, nel posto dove era appoggiata la bara, viene accesa una lampada che viene mantenuta per tre giorni: è un ricordo, un faro e un esorcismo.
I buddisti seppelliscono o anche inceneriscono i loro morti. In quest’ultimo caso, abbastanza infrequente, vengono preparate delle pire funebri molto elaborate e costose, che solo poche famiglie possono permettersi.

I cimiteri possono essere quello grande, in città, oppure degli spazi dedicati, lungo le spiagge o tra i campi; qualunque posto, in realtà, anche lungo la strada o nel cortile di casa.

Cimitero sulla spiaggia

Un cimitero di villaggio proprio alle spalle della spiaggia, con la simbologia inerente: le scritte bianche (il colore del lutto), la colonna spezzata. Il cane intanto se la dorme all’ombra

I parenti stretti, subito dopo la cerimonia abbandonano il cimitero; essi dovranno entrare in casa dalla porta posteriore; lasciare i vestiti all’ingresso e lavarsi.

Dopo la cerimonia funebre, nella casa si tiene un pranzo cui partecipano anche amici e parenti, a significare che nonostante la mancanza, la famiglia continua ad essere unita e a spartire il cibo, così come ha fatto per il dolore.
Sarà un membro anziano della famiglia a ringraziare coloro che hanno partecipato e ad invitarli a tornare nelle loro case.

In termini più prosaici, nei tre giorni che la salma viene esposta, gira per casa tutta la gente del villaggio; si consuma molto arrak (il brandy locale derivato dalla fermentazione del succo estratto dal fiore della palma da cocco)) e ai tavolini disposti intorno alla casa, illuminata a giorno dai riflettori dall’organizzazione delle pompe funebri, si beve e si gioca a carte per tutta la notte. A grande dolore si risponde con sbronze colossali (!).

Al settimo giorno dall’inumazione viene tenuto un’altra cerimonia (daané in sinhala; almsgiving in inglese (alms: elemosine) che consiste in doni e cibo per i monaci che a loro volta li distribuiranno ai poveri; le elemosine così elargite saranno messe nel conto dei meriti del defunto.

Alcune piante del commiato e della devozione buddista

Plumeria alba tree

Plumeria alba. Fiori e foglie

Copia di Plumeria alba. Part. Fiori

Plumeria alba – Fam. Apocynaceae. Questi alberi nodosi sono caratteristici di tutti i luoghi di culto – templi, cimiteri, detti temple flower o, in singalese, aralyia – ma si trovano un po’ dovunque, anche lungo le strade. I fiori sono intensamente profumati

Plumeria rosa

Fiori e foglie di Plumeria rosea. Seppure meno profumate rispetto alla varietà alba,  anche le varietà rosea e rubra sono diffuse ai tropici

Fiore di loto. Campo medio Ninfea

Ninfee (in alto) e fiore di loto (Nelumbo nucifera – Fam. Nelumbonaceae; Nimphae spp. – Fam. Nympheaceae) – Leggi qui

La pianta del loto nasce da acque fangose ed emerge in superficie con un lungo stelo che termina con un bocciolo e poi un fiore di particolare bellezza. Di notte il fiore si chiude e torna sott’acqua, per riemergere all’alba. Il loto è uno dei più antichi simboli floreali, sacro alle religioni buddista e induista con sfumature diverse. Simboleggia la perfezione e il risveglio alla vita spirituale. La simmetria del fiore rappresenta l’ordine del cosmo e viene utilizzata come modello per la realizzazione di mandala.

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Couroupita Guianensis

Sri-Lanka. Fiore di Buddha

Il ‘fiore di Buddha’: Couroupita guaianensis, Fam. Lecythidaceae (albero delle palle di cannone, cannonball tree, dalla forma dei grossi semi. Sacro alle religione induista e in Sri-Lanka anche alla religione buddhista, per la somiglianza del fiore con la testa del serpente che protesse Buddha l’illuminato

Pira funebre in Sri Lanka

Pira funebre secondo il costume singalese. Il corpo è nella bara e un baldacchino di fantasia ricopre il tutto; non brucerà che quasi alla fine della cerimonia. Vengono esplosi mortaretti e girandole di fuochi d’artificio.
Niente di comparabile con la sacralità delle pire funebri viste in India, a Varanasi (Benares) sul Gange
(nella prossima e ultima puntata)…

 

[Le piante e i modi del commiato e della memoria. I riti degli altri (3)Per il (4): leggi qui]

Gli articoli precedenti:
Le tradizioni nostrane e ponzesi, dal punto di vista botanico (1)

Le piante del commiato e della memoria, miti e leggende (2)

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