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In preparazione del due novembre. Le piante e i modi del commiato e della memoria (2)

di Sandro Russo

  Per l’articolo precedente, leggi qui [1]

 

Nella mitologia e simbologia degli antichi greci il bosso era sacro al dio del mondo sotterraneo – Ade (Plutone per i latini) – quando all’inizio del tempo il mondo fu suddiviso in tre parti con i fratelli Zeus e Poseidone, che regnavano rispettivamente sull’Olimpo e sul Mare (sopra e sotto il mare).

Il bosso in quella cosmogonia simboleggiava, insieme ad altre piante sempreverdi, la vita che continua oltre la morte costituita dall’inverno, e quindi la perpetua rinascita della natura: in senso lato l’eternità.

1. Buxus sempervirens. Villa Gamberaia. (1) [2]

Siepi e piantine di bosso (Buxus sempervirens – Fam. Buxaceae, anche noto come ‘mortella’, da non confondere con il mirto). Sempreverde, è tra le piante più usate per i giardini e le composizioni di arte topiaria. Oltre agli impieghi simbolici e rituali, ha proprietà medicinali e un legno pregiato, facilmente lavorabile.
Qui e nella foto sottostante l’uso del bosso nel giardino formale (all’italiana) di villa Gamberaia, nei dintorni di Firenze 

Villa Gamberaia garden.FI [3]

Tra i miti antichi e le divinità dei mondi inferi, ha un ruolo importante Persefone (Proserpina per i latini). Proserpina era figlia di Demetra (o Cerere per i latini, dea delle messi e dei raccolti); rapita da Plutone re degli Inferi mentre coglieva i fiori sulle rive di un lago e trascinata sulla sua biga trainata da quattro cavalli neri, ne divenne la sposa e fu regina del suo regno oscuro.

3. Ratto di Proserpina [4]

Dell’innamoramento di Plutone per Proserpina e del relativo rapimento sono pieni libri e musei. Nella foto il gruppo marmoreo “Il ratto di Proserpina” (1622) di Gian Lorenzo Bernini alla Galleria Borghese di Roma

La madre molto si adirò per la scomparsa della figlia, tanto da minacciare Giove di un perpetuo inverno per gli uomini, senza più raccolti, se non fosse tornata da lei. Così Plutone, attraverso Hermes messaggero degli dei, fu (quasi) convinto a lasciarla andare. Solo le chiese di rifocillarsi prima di partire. Ma il cibo era un’insidia! Chi mangia il cibo degli Inferi non può più fare ritorno al mondo superno… E Proserpina aveva assaggiato del cibo degli Inferi: alcuni chicchi di melograno! Sarebbe forse stata relegata per l’eternità alla vita sotterranea?
I potenti numi aggiustano e interpretano le leggi a loro piacimento e per evitare conseguenze nefaste fu trovato un accordo: siccome i chicchi di melograno mangiati da Proserpina erano solo sei-sette, per alcuni mesi sarebbe restata con Ade regina del regno sotterraneo, mentre nei mesi restanti avrebbe fatto felice la madre Cerere.

Così tutti furono contenti e pacificati. Plutone e Cerere riebbero periodicamente la rispettiva sposa e la figlia, e gli uomini ebbero le stagioni: sei mesi di freddo e gelo nei quali Cerere langue di tristezza per la figlia perduta, e sei mesi di natura ridente, abbondanza e raccolti.
A pensarci… Dire “non ci sono più le stagioni… (signora mia!)” può implicare significati più ampi del solo evento climatico. Gli stessi dei hanno abbandonato la terra!

4. Melograno [5]
Melograno. Frutto del melograno (Punica granatum – Fam. Punicaceae). E’ un alberello spogliante, ‘il verde melograno dai bei vermigli fior’ (Carducci in ‘Pianto antico’). Assurse nel Medioevo a simbolo di resurrezione (e quindi ancora legato all’aldilà). Presso altri popoli, i semi luccicanti del frutto simboleggiano fertilità e prosperità. Le spose turche lanciano il pomo a terra: avranno tanti figli quanti sono i chicchi sparsi dal frutto

Fiori e piante hanno sempre accompagnato il momento del commiato e gettato la loro ombra sulle estreme dimore degli uomini.

Immagino che alcune siano state scelte per la loro longevità a contrasto con la brevità della vita umana; altre sono state nei secoli collegate con la celebrazione di varie attività umane: per onorare gli eroi, coronare i poeti. Alcune piante devono essere state scelte, per la loro forma o portamento. Altre ancora hanno richiami simbolici; una particolare resistenza o la capacità di superare le avversità, di rivegetare dopo una transitoria interruzione. Presentiamo le più diffuse nel mondo occidentale…

Si è già detto del bosso,del mirto e dei crisantemi. Ma tante ce ne sono…

6. Cipressi [6]

Cipresso. Qui nella varietà Cupressus sempervirens (o Cipresso mediterraneo) – Fam. Cupressaceae. Per la loro forma affusolata sono molto diffuse come piante ornamentali e parte integrante del paesaggio di alcune regioni italiane. Il loro impiego nei cimiteri, comune in Italia ma non in tutto il mondo, trae vantaggio dallo sviluppo verticale (fittonante) delle radici, che non si estendono in orizzontale come accade per gli alberi a chioma larga (le querce, per esempio)

8. Bristlecone Pine [7]

9. Bristlecone Pine. Cone [8]

Pino – Bristlecone Pine (non ha nome equivalente in italiano (pino dalla pigna ispida?). Genere Pinus – Fam. Pinaceae – Specie: Pinus aristata, Pinus longaeva, Pinus balfouriana. Sono tra gli organismi vegetali più antichi al mondo. Sono diffusi nelle regioni occidentali degli Usa a clima freddo e con forti venti. Ad un esemplare noto come Matusalemme (Methuselah) è stata attribuita un’età intorno ai 5000 anni. Per queste caratteristiche di longevità, esemplari miniaturizzati di queste piante maestose hanno una certa diffusione sulle tombe

10. Rosmarino [9]

Rosmarino. Rosmarinus officinalis – Fam. Lamiaceae. E’ una pianta tipica della flora mediterranea, ma si adatta ai contesti climatici più diversi. Il nome deriva del latino ros maris: rugiada del mare.

Nell’Amleto di Shakespeare (Atto 4, Scena 5) Ofelia dice: “There’s rosemary, that’s for remembrance. Pray you, love, remember. …” (“Questo è il rosmarino, questo è per la memoria. Prega, ama, ricorda…”). In passato rametti di rosmarino venivano messi nella bara e anche dati ai presenti per ricordo.

11. Salice [10]

Il salice (Salix babilonica – Fam. Salicaceae) ha derivato il suo nome da un equivoco: un verso del Salmo 136 che rievoca il rimpianto per la patria perduta degli Ebrei fatti schiavi a Babilonia: “…Lungo i fiumi di Babilonia sedemmo, lì piangemmo… Ai salici appendemmo le nostre cetre”. Linneo nella sua classificazione binaria ripropone l’errore del salmista che aveva scambiato i pioppi presenti nella regione di Babilonia per salici (!)

Nell’immaginario popolare i rami cadenti e le foglie pendule hanno fatto di quest’albero l’emblema della malinconia e del ricordo nostalgico.

12. Tasso albero [11]

13. Tasso. Foglie e bacche [12]

Il tasso (Taxus baccata – Fam. Taxaceae). Il verde scuro e il fogliame compatto dell’albero del tasso (in inglese: yew) sono tipici dei piccoli camposanti inglesi (churchyard) e di qui diffusi anche nel Nuovo Mondo. L’appellativo di ‘albero della morte’ deriva al tasso dalla caratteristica tossicità delle sue bacche (solo il seme, non l’arillo carnoso arancione) e in parte anche dal fatto che per secoli è stato utilizzato come arredo verde nei cimiteri.

Nella prossima (e ultima puntata) considereremo le forme che i riti del commiato assumono in altre culture.

[In preparazione del due novembre. Le piante e i modi del commiato e della memoria. (2) – Continua qui [13]]