Ambiente e Natura

Anche l’Emporio Musella entra nell’Amarcord

di Luisa Guarino
PNZ Ago 2015 Musella Bis

 

Quando qualche tempo fa in un mio scritto ho citato l’Emporio Musella per alcuni bambolotti che mia nonna aveva comprato per me e mio fratello, non mi sono resa conto di riferirmi a un caso di archeologia imprenditoriale/commerciale. Infatti almeno da fine primavera quell’esercizio ha chiuso definitivamente i battenti. Ed è strano come in una piccola comunità come quella di Ponza questa circostanza sia passata quasi inosservata: almeno questa è la mia impressione.
Invece a me ha fatto effetto, e molto, perché quell’Emporio ha rappresentato un pezzo importante della mia infanzia. Almeno fino a metà degli anni Sessanta, fino a quando cioè ho abitato alla Parata.

L’Emporio (credo che nessun altro esercizio commerciale dell’isola abbia scelto di definirsi in questo modo) era molto grande, e al suo interno si poteva trovare davvero di tutto. Personalmente lo ricordo dagli anni ’50 ma forse è stato aperto anche prima: all’epoca c’erano Salvatore, scomparso pochi anni fa, con le sorelle; in un secondo momento nella famiglia è entrata anche Anna, sua moglie, tagliata per il commercio come e più di loro.
Sono poi arrivati i figli, oggi uomini fatti e professionisti affermati come Maurizio, attualmente delegato al turismo. A dare una mano dentro l’esercizio un po’ Francesco, che però vive a Milano, ma soprattutto Gennaro.

Il tempo passa: il turismo cresce, i clienti cambiano ma l’Emporio Musella è sempre lì, con i suoi articoli più disparati, pronti a rispondere ai desideri e alle esigenze di ciascuno. Per tanti anni la mia famiglia ha abitato sulla Parata, davvero a pochi metri dall’Emporio. Così succedeva spesso che sia io che mio fratello Silverio andassimo “dalla Musella” a comprare qualche genere di prima necessità non troppo impegnativo dal punto di vista del peso e dell’ingombro. Ricordo che Salvatore&Co ci chiamavano affettuosamente “gli aristocratici”: non so perché e allora non ci facevo caso. Mi è venuto in mente ripensandoci ora.

Anche se in seguito siamo andati ad abitare più lontano, la tappa “alla Musella” è rimasta un punto fisso, andando o tornando dal cimitero: quando non c’era ancora la luce sulle tombe, lì si trovavano lumini di ogni misura; e poi vi si poteva fare la spesa. A questo proposito, negli anni che ho aperto una libreria nella casa di Via Roma, di proprietà da sempre della mia famiglia materna, ho ripreso con piacere quella consuetudine: ed è stato come fare un tuffo indietro, al periodo dell’infanzia.

Ecco perché vedere ora quelle porte chiuse mi fa un certo effetto. Un altro pezzo di storia se ne va: quella di Ponza, insieme alla mia personale.

PNZ Ago 2015 Musella

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