Ambiente e Natura

Il contadino di Ponza e il chirurgo: qualche riflessione

di Domenico Musco
Asino al Fieno

 

Il mestiere del contadino ha per me qualcosa di magico malgrado sia un’occupazione disprezzata da molti: quando ero studente avevo un insegnante; a chi non si applicava diceva: – Vai a zappare che l’agricoltura ha bisogno di braccia! Studiare non è cosa per te!

Noi ponzesi abbiamo un grande rispetto per la Terra. Tanti sono i motivi. Il primo è che le nostre origini sono contadine: se si prendono le foto antiche di Ponza si vede che l’isola era tutta coltivata. Con un po’ di attenzione si nota anche che le case hanno verso il mare le aperture piu piccole, per la paura che il mare incute, mentre sono più grandi le finestre sulla campagna, con esposizione al nord dove il terreno è piu fertile per maggiore umidità e minore siccità.

Oggi con le nuove esigenze del turismo e delle “belle vedute”, ci si è aperti sul mare con grandi aperture e con spaziosi terrazzi.

Ma essere contadini è un modo di pensare, e in definitiva un modo di essere.

Il contadino è colui che semina e poi aspetta parecchio tempo per avere il raccolto, dimostrando di avere grande pazienza per ottenere il risultato, che magari neppure ci sarà, in caso di cattivo tempo.

Il pescatore rappresenta un po’ la mentalità contemporanea: vado a pescare e il risultato è immediato. Anche io mi avvicino a questo modo di pensare, anche se, con la saggezza degli anni, faccio spesso delle meditazioni in merito.

Il contadino è un pratico, uno che non spreca energie e soprattutto è abituato a ragionare da solo: il gioco di squadra non fa per lui; un po’ come noi ponzesi mai uniti su niente,sempre pieni di distinguo.

Un vecchio detto insegna: “il contadino ha scarpe grosse e cervello fino”.

L’identificazione del contadino è per me Luigi ‘u nir’.

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Su questo sito si è scritto tanto di Luigi e anche io vorrei aggiungere qualcosa di questo caro amico che non è piu tra noi. Vorrei ricordarlo con una storiella.

Venivo a piedi dalla spiaggia Chiaia di Luna insieme ad un amico cardiochirurgo e dalla strada verso casa, guardando in alto, vedemmo Luigi che scavava una grande buca davanti alla grotta d’u ciuccie. Dopo i saluti convenzionali gli domandai cosa stesse facendo e Luigi mi disse che il somaro stava morendo e che preparava la fossa… se no, una volta avvenuto il fatto, come avrebbe fatto?

Ci facemmo un grande risata e commenti a non finire nonché grandi riflessioni sul modo pratico di come risolvere il problema.
L’amico cardiochirurgo la storia la vedeva in maniera diversa: – Ma il somaro come si sentirà a vedere che il padrone gli fa già la fossa? Come se io, prima di operare un paziente al cuore gli faccio vedere la bara… quello che pensa?

Quale è la morale di questo aneddoto? Ce ne possono essere molte ed invito chi mi legge a dire la sua.
Questa è l’idea che se n’è fatta Emanuela:

Il contadino Luigi è tutt’uno con il ciclo della natura, cura la Terra con un’attenzione che si dedica a un figlio, è quello che sa fare, lo fa con tanto, tantissimo amore.

Ma quando il ciclo si chiude lui, Luigi il contadino, non si oppone, non combatte quando capisce che il tempo è finito e che la pianta, l’animale, l’uomo, sono lì per morire. La pazienza secolare di chi sa attendere si attacca alle ossa per generazioni, come un DNA primordiale.

Il chirurgo è per definizione uno che ama rischiare: combatte contro il male come un guerriero, quando impugna il bisturi ed incide la carne inizia una lotta.
Il risultato della battaglia si ha entro l’arco di qualche ora, si sa velocemente se ha vinto l’uomo del bisturi o la Natura.
Elogio-della-lentezza

Lentezza contro velocità, tradizione contro scienza, questo racconto si può declinare in tante, diverse, forme.

1 Comment

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  1. vincenzo

    20 Ottobre 2015 at 19:37

    Gli uomini preparano la tomba non solo per gli animali ma anche “per sé e per i suoi”
    Ovviamente quella del chirurgo era una battuta; lui tenta di vincere la morte, ma quando arriva al di là della sua scienza il cadavere deve essere seppellito. C’è chi ha sempre presente questo momento e programma anche la sua tomba; c’è chi non ci pensa, tanto ci penserà qualcun altro al posto suo.

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