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Nel segno del cancro (2)

di Adriano Madonna

 

Maya Squinado [1]

per la prima parte (leggi qui [2])

Ovunque granchi

Da quanto abbiamo detto sull’anatomia e sulla fisiologia dei granchi, è evidente una loro peculiarità, ovvero le loro grandi capacità di adattamento ed è proprio questo, è ovvio, il segreto del successo della loro diffusione in ambienti completamenti diversi, ma questa è una caratteristica comune a tutti i crostacei e
agli artropodi in genere, il philum biologico a cui i crostacei appartengono. Anche sulle terre emerse, infatti, ogni angolo di mondo ha i suoi insetti e in ogni regione, a ogni latitudine, in ogni condizione di temperatura e tasso di umidità, la presenza degli insetti è importante e abbondantissima.
Non dimentichiamo che gli insetti sono quei formidabili viaggiatori in grado di girare intorno al mondo spinti dai mutamenti dell’ambiente (la zanzara tigre è arrivata tranquillamente e senza problemi qui da noi, quando le nostre condizioni ambientali sono mutate in suo favore).

I granchi, da questo punto di vista, sono degni rappresentati del philum degli artropodi e, in particolare, del subphilum dei crostacei, tant’è che li troviamo nella dimensione asciutta del sopralitorale sino agli abissi più profondi.
le zampe del granchio [3]

Tempo fa, nell’ambito di un biomonitoraggio dell’ambiente batiale, diretto dal professor Ciarcia dell’Università di Napoli Federico II, e condotto a bordo dell’Espartero, della flotta peschereccia di Gaeta, le reti, calate a circa 1000 metri di profondità dall’espertissimo comandante Fantasia, portarono sul ponte del peschereccio, tra i tanti “abitanti del profondo”, una grande quantità di granchi. Se ne intuivano gli straordinari adattamenti a un ambiente così estremo. I più grandi somigliavano alle granseole nella forma e nella lunghezza delle zampe e questo secondo elemento ha una sua logica: laggiù, infatti, a profondità abissali, i fondali molli sono costituiti da sedimento finissimo, così impalpabile che la deambulazione di un crostaceo lo solleverebbe e il limo sottile andrebbe ad intasargli le branchie, ostacolando, così, gli scambi gassosi, ma le lunghe zampe che distaccano l’animale dal fondo risolvono il problema. Questa, comunque, è un’ipotesi, ma se ne potrebbero fare altre: ad esempio, vivendo su fondali sedimentosi, piatti come un deserto, la ricerca e l’individuazione della preda effettuate da una posizione più alta è certamente più facile.
untitled [4]

I granchi di casa nostra

Abbandoniamo gli abissi e torniamo verso i lidi nostrani per verificare che vi sono granchi che preferiscono la roccia e altri la sabbia. Tra questi ultimi, è tipico il cosiddetto granchio di sabbia, ma in questo contesto, purtroppo, va denunciata la sua scomparsa lungo molti tratti di coste del nostro Paese. Faccio un esempio: sino a una decina di anni fa, il mare di Gaeta, il paese dove sono nato e dove sono tornato dopo essere andato in pensione, mostrava una grande abbondanza di granchi di sabbia, crostacei bellissimi, che furono tra i primi soggetti delle mie fotografie subacquee, tanti anni fa, quando più che con macchine fotografiche rudimentali si fotografava con il cuore. granchio-di-sabbia-03 [5]Attualmente, il granchio di sabbia è praticamente scomparso dal “mio” mare.
Questi avvenimenti sono certamente negativi, poiché la scomparsa di una specie comporta sempre conseguenze più o meno gravi. Del resto, la proliferazione delle meduse del Mediterraneo è dovuta, tra le altre cause, anche alla rarefazione dei suoi competitori.

In ogni caso, i “granchi di casa nostra” sono tanti e interessanti. Il favollo, ad esempio, con il suo carapace forte e peloso, lo troverete sia nel piano del mesolitorale, rannicchiato in tane ben bagnate, oppure sott’acqua, quando si alza la marea.
Favollo [6]

Della granseola, di cui abbiamo già fatto cenno, c’è la specie universalmente nota, Maya squinado, e un’altra che potremmo definire la sua copia in piccolo: Maya verrucosa. Difficilmente la riconoscerete quando è ferma, poiché il dorso del suo carapace è completamente ammantato di alghe, tra cui la verde lattuga di mare (Ulva lactuca), presente nella zona intertidale, quindi praticamente in superficie, ma Maja verrucosa vive anche in pochi centimeri d’acqua. Se si sente tampinata, si blocca, si accovaccia sulle zampe, che raccoglie sotto di sé, e assume le sembianze di un sasso coperto di alghe.
Maya con le alghe [7]Solo un occhio esperto riesce a riconoscere nella forma a cuore del “sasso” l’astuta granseola.

Il granchio con… il morbillo

Tra i granchi più strani, certamente il granchio melagrana (Calappa granulata). Nel mare di Calabria, davanti all’abitazione di Paolo Barone, titolare dello Scilla Diving Center, ce ne sono quanti se ne vuole. In realtà, quello specchio di mare, come mi fu dato di osservare, è il paradiso dei granchi: in una sola nottata ne fotografai almeno una decina di specie. Granchio melagrana [8]Dunque, Calappa granulata sembra che abbia contratto il morbillo: è, infatti, punteggiata di macchie rosso forte su una colorazione di fondo rosa. E’ una specie tipica dei fondali sedimentosi e misti; di notte vaga in cerca di cibo muovendosi su delle zampette sottili, lunghe e gialle, e di giorno si infossa nella sabbia e, perfettamente nascosta, attende le tenebre per la sua passeggiata quotidiana.

Conclusioni

Le specie di granchi che possiamo incontrare sono numerose: ad esempio, ci sono granchi degli ambienti cavernicoli, che si trovano nelle grotte sommerse. In questa chiacchierata abbiamo considerato solo alcune specie di granchi. Le altre potrete scoprirle da soli: magari, in uno scampolo di sole autunnale, mettete maschera, pinne e muta e fatevi una bella passeggiata in bassofondo nel… segno del cancro!

granchio curioso [9]

[Nel segno del cancro (2) – fine]

 

Dott. Adriano Madonna, Biologo Marino, EC lab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Napoli “Federico II”

 

Bibliografia

C. Motta, Organismi marini, Università di Napoli Federico II;
L.G. Mitchell, J.A. Mutchmor, W.D. Dolphin, Zoologia, Zanichelli;
Barnes, Invertebrate Zoology, Philadelphia, Cbs College Publishing;
O. Mangoni, Lezioni di Biologia Marina, Università di Napoli Federico II;
G. Ciarcia e G. Guerriero, Lezioni di zoologia, Università di Napoli Federico II;
A. Madonna, Colori in fondo al mare, Edizioni Caramanica;
A. Madonna, Mare in Tasca, Ireco;
Rebach, Dunham, Studies in Adaption: the Behavior of Higher Crustacea, New York, Wiley, 1983;
G. Cognetti, M. Sarà, Biologia Marina, Calderini;
J.M. Pérès, Oceanographie Biologique et Biologie Marine vol. I: La Vie Bentique, Presses Universitaires de France;
Manton, The Arthropoda: Hasbits, Functional Morphology and Evolution, Oxford, Clarendon Press, 1977.