Ambiente e Natura

Valore Fari: la pubblicazione dei bandi di gara. Qualche considerazione

a cura della Redazione

Valore Paese fari.

Ieri, come preannunciato nella conferenza stampa del 30 settembre di Genova di cui abbiamo dato conto con il nostro comunicato del 1^ ottobre (leggi qui), sono stati pubblicati sulla G.U. e, on-line, sui siti dell’Agenzia del Demanio e della Difesa Servizi spa, i bandi di gara per l’assegnazione in concessione dei fari finora selezionati per il loro recupero e la conseguente valorizzazione.
Ne veniamo direttamente informati dall’ufficio relazioni dell’Agenzia del Demanio attraverso il comunicato che alleghiamo in formato .pdf in calce all’articolo.

La pubblicazione dei bandi è l’atto più importante del progetto “Valore Fari” in quanto si rivolge ai soggetti interessati, siano essi privati o società o associazioni o consorzi di associazioni, con informazioni, linee guida e norme da considerare per presentare le proposte di recupero e di utilizzo.

La documentazione pubblicata a corredo dell’avviso di gara è corposa; chi è interessato può consultarla sui siti istituzionali dell’Agenzia del Demanio e della Difesa Servizi, oltre che, ovviamente, sulla G.U. del 12 ottobre.

In questa sede ci preme fare alcune considerazioni sugli elementi essenziali del bando e su alcuni aspetti che riteniamo qualificanti.

Innanzitutto vengono ribaditi i principi ispiratori dell’iniziativa.
Leggiamo, infatti, tra le informazioni di approfondimento che “I fari potranno accogliere attività turistiche, ricettive, ristorative, ricreative, didattiche, promozionali, insieme ad iniziative ed eventi di tipo culturale, sociale, sportivo e per la scoperta del territorio. In tal senso, la valorizzazione potrà essere intesa come un’occasione di lancio anche di un’impresa altamente innovativa e sostenibile a livello economico, sociale, culturale e ambientale, rispettosa dell’ambiente e del paesaggio costiero in cui i fari si inseriscono”.

I termini “sociale”, “cultura”, “tutela”, “rispetto”, “ambiente”, “territorio”, “identità” ricorrono spesso nella stesura del bando e ciò non può che farci piacere.

faro Punta del Fenaio e di capel Rosso al Giglio

faro-punta-orso

Faro di Murro di porco a Sircausa

 

Altro punto essenziale che rafforza quei principi ispiratori è che le proposte progettuali saranno valutate tenendo conto di un insieme di elementi di natura qualitativa e di altri di natura quantitativa che peseranno rispettivamente nella misura del 60% e del 40%. E’ certamente un bene che l’aspetto qualitativo abbia un peso maggiore rispetto a quello quantitativo.

Tra gli elementi qualitativi ci sono le soluzioni di recupero che devono essere coerenti con i principi di minimo intervento, compatibilità, reversibilità ed eco-sostenibilità, nel rispetto della tutela dei caratteri storico-artistici, morfologici, tipologici, strutturali del bene, nonché della salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente in cui il faro è inserito”.

Sempre tra gli elementi qualitativi troviamo “la fruibilità pubblica della struttura” e qui leggiamo che “la proposta dovrà prevedere una gestione privatistica che garantisca anche l’accessibilità e fruibilità pubblica del faro e delle aree esterne di pertinenza: permanente o temporanea, in determinati periodi o fasce orarie, in occasione di eventi o attività culturali, ricreative, sportive, sociali e di scoperta del territorio che tengano conto del contesto e dei fabbisogni locali”
Ed ancora sono elementi ‘qualitativi’:
– la manutenzione, la conservazione il monitoraggio del faro;
– il contributo allo sviluppo locale sostenibile e alla destagionalizzazione della domanda turistica
– l’attività di networking.

La concessione (che va da un minimo di sei anni ad un massimo di cinquanta anni) non è a titolo gratuito.
Lo Stato da questa enorme operazione cerca di realizzare, al di là del recupero di una parte storica del proprio patrimonio, anche delle entrate.
Pensavamo ad un canone che potesse essere fissato dallo Stato stesso. Invece no, il canone lo indica il soggetto interessato, anche se in sede di valutazione c’è una commissione che valuta la sua congruità con i valori della zona e di mercato dell’immobile.
Ovviamente l’entità dell’offerta può fare la differenza tra questo o quel concorrente.
Come la può fare la maggiore disponibilità di risorse di un soggetto rispetto ad un altro visto che l’operazione richiede comunque l’impegno di capitali.

Tra gli aspetti qualificanti ci sono infine gli impegni che il contraente deve sottoscrivere al momento della stipula del contratto e che “dovrebbero” tenere lontana la speculazione da questa importante iniziativa che lo Stato ha messo in campo.
Ne riportiamo uno che, a nostro avviso, è tra i più importanti.
Dice testualmente: “il contraente si impegna a garantire l’accessibilità e la fruibilità pubblica dell’immobile, in considerazione del pregio storico-artistico e paesaggistico-ambientale nonché del valore identitario e simbolico dei fari”.

***

Mentre scriviamo il pensiero va istintivamente al nostro faro ed ogni norma, ogni principio enunciato, ogni impegno previsto nel bando cerchiamo di accostarlo alla situazione del faro della Guardia e al coinvolgimento dello stesso in un possibile futuro progetto di recupero e valorizzazione.
Pur consapevoli della necessità di risorse finanziarie, non disperiamo perché confidiamo nell’aggregazione di più forze e nel sostegno di enti, strutture, associazioni, privati, in una parola di tutti coloro (e ne sono tanti!) che hanno a cuore il recupero del faro.

il-faro-della-guardia-visto-da-levante-foto-di-giancarlo-giupponi
Al momento, leggendo questo bando, ci conforta il fatto che nello stesso c’è un principio ricorrente che, riguardante oggi questi primi undici fari, potrebbe riguardare domani tutti gli altri.
Il principio è che qualsiasi sia la loro destinazione, dovrà esserne garantita sempre l’accessibilità e la fruibilità pubblica.

Speriamo di non essere mai smentiti dai fatti.

 

– Allegato in f.to .pdf: 15_10_12 Comunicato Stampa Pubblicazione Bandi Fari

1 Comment

1 Comment

  1. silverio lamonica1

    13 Ottobre 2015 at 18:08

    Anche per la Torre dei Borbone, all’inizio ebbe valore il principio della “fruibilità pubblica”, tanto è vero che il gestore Silvio Baridon promosse ivi il “Centro Studi di Cultura Mediterranea”. Poi subentrò la parentesi della Scuola Alberghiera e infine… Hotel e per di più privato!
    Si spera che una tale esperienza serva a qualcosa. Per dirla alla Sang’ ‘i retunn‘, o alla Giggino, se preferite: “Nuje simm pisce pugnuti” (= l’amo ci ha già punto)

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top