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Epicrisi di domenica 11 ottobre (40): niente nuove, buone nuove…

di Sandro Vitiello

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Questa settimana appena passata diciamo che ce la siamo sfangata bene.
Sembra che non sia morto nessuno tra quelli che ci “appartengono”, il “servizio” Laziomar tra fischi e pernacchie è garantito (almeno con gli orari ufficiali ) [1]leggi qui- [1] per tutto il mese di ottobre e allora, complice l’autunno che ci avvolge, possiamo finalmente porci quelle domande fondamentali -leggi qui [2] che se ce le facessimo un pò più spesso non sarebbe male:
* Chi siamo?
* Da dove veniamo?
* Dove andiamo?

Gente di Le Forna [3]

Gente di Le Forna

In una maniera o nell’altra ci abbiamo girato un pò tutti, intorno a questi dilemmi, nei nostri scritti dei giorni passati.
Abbiamo concluso il racconto di Patricia Feola -leggi qui- [4] e quanti tra noi hanno letto “..dagli Appennini alle Ande” vi avranno trovato qualcosa di simile.
Patricia è stata molto brava nel raccontare il mondo dei ponzesi che hanno attraversato l’oceano per andare a cercare fortuna nel Nuovo Mondo.
Quando abbiamo sollecitato a ricostruire una memoria condivisa dell’emigrazione ponzese lo abbiamo fatto convinti che tanta parte della nostra cultura è legata alla memoria di persone come Patricia, in Argentina.
I ricordi di questa gente ci appartengono così come ci appartengono i morti nostri che tra una ventina di giorni andremo a trovare al cimitero.
Sono capitoli diversi di uno stesso racconto.
Piccolo particolare: abbiamo volutamente lasciato lo scritto di Patricia senza correzione alcuna; in certe sue espressioni troviamo un linguaggio ponzese che non appartiene più al nostro tempo.
Dentro questi ragionamenti ci sta anche il lavoro meticoloso di Sandro Russo a proposito di legumi -leggi qui- [5].
Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei.
Ce lo ricorda anche Leonardo Lombardi -leggi qui- [6] volgendo il suo sguardo oltre orizzonti conosciuti.
Ovviamente arriva a gamba tesa Sang’ ‘i Retunne e ci fa l’elenco completo -leggi qui- [7] delle categorie ponzesi.
Io che speravo di avere ancora qualche titolo per definirmi ponzese devo dire che sono stato declassato da quel fetente del marito di Assuntina in “ponzese frastiero”.
Non è che volevo comandare ma almeno avere la possibilità di fare ancora qualche ragionamento alla pari con i miei paesani.
E invece…

La Fruttivendola di Vincenzo Campi [8]

Invece, checchè ne dica Giggino noi saremo sempre qui a ricordare quello che siamo stati -leggi qui- [9] e -qui- [10] a sognare quello che saremo.

Possiamo permetterci il lusso di viaggiare verso mondi lontani e ci aiuta il professor Madonna -leggi qui- [11] e poi scendere nel profondo dei nostri mari per capire meglio cosa ci vive  -leggi qui- [12] ma forse non è il caso di affidarci alla telemedicina se vogliamo salvare la pelle -leggi qui-. [13]

Lo scritto del dr. Aprea [13] e i commenti dei due medici di base ponzesi ci spiegano che forse i nostri guai dipendono soprattutto da chi “dirige l’orchestra” fuori dalla nostra isola.

Intanto Alessandro Romano ha confermato la sua professionalità e competenza sui temi della protezione civile in un incontro che si è tenuto a Latina. Luisa Guarino ne ha parlato in un suo scritto -leggi qui-. [14]

Per chiudere ricordiamo la scelta del comune di Livorno di dedicare l’aula consiliare a Pino Vitiello [15]. Quand’ero ragazzino ero vicino di casa di “Zappone”, il nonno di Pino.

Pino Vitiello.2 [16]

Ho avuto modo di fare parecchie chiacchiere con quell’anziano signore e non avevo mai saputo che avesse anche un figlio a Livorno  e pure un nipote più o meno mio coetaneo. L’ho scoperto qualche mese fa.
Non si sa mai abbastanza…

Ps: Ventotene ha messo le vele e addirittura vuole fare la Barcolana -leggi qui-. [17]

Coraggio, Daniele!

Ventotene. Centro dall'alto [18]