- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Tuttogamberi (1)

di Adriano Madonna

gamberi-rossi-di-sicilia [1]

.

Gambero è un termine generico, che comprende, nel parlar comune, tutti quei crostacei marini e di acqua dolce caratterizzati da un guscio allungato e costituito da una serie di segmenti più o meno uguali (i metameri), tra loro articolati, che permettono all’animale un movimento di flessione e, quindi, lo avvantaggiano nel nuoto e nella deambulazione.

In un’ottica più scientifica, i gamberi appartengono alla classe dei malacostraci, che comprende anche i granchi e altri crostacei. Malacostraci (malacostraca) è un termine composto da malakos, che significa molle, e ostrakon, conchiglia. I malacostraci, dunque, sono quegli organismi che, per definizione, hanno l’involucro molle, ma, più che molle, morbido, com’è appunto il carapace dei crostacei, sebbene questa morbidezza sia data, oltre che dalla consistenza del guscio, anche dalla caratteristica del carapace di essere fatto di segmenti tra loro articolati. E’ pur vero che granchi e gamberi sono entrambi crostacei, ma i primi sono classificati nella sezione dei brachiuri mentre i gamberi in quella dei macruri. La differenza sta proprio nella forma del carapace: tondeggiante, quasi una sorta di scudo nei granchi,

gambero_rosso [2]

e allungato e articolato nei gamberi, nelle aragoste, negli astici, nelle magnose ecc.

granchio [3]

Come sono fatti

Tutti conosciamo la forma di un gambero: partendo, dunque, dall’estremità anteriore, il capo e il torace sono fusi insieme a formare il cefalotorace. Subito dopo inizia il tratto addominale, costituito da sei segmenti tra loro articolati (l’addome, quindi, è in grado di piegarsi verso il basso, così come di raddrizzarsi).

Al termine del tratto addominale c’è una larga pinna caudale formata da lamine che possono aprirsi come un ventaglio e che prendono il nome di uropodi. Al centro è visibile il segmento estremo dell’addome, quello terminale, che spesso ha l’aspetto di un aculeo corto, grosso e aguzzo: il telson.

Osservando la parte ventrale di un gambero, notiamo che esso è ben ricco di appendici e queste ultime frequentemente sono adattate a varie funzioni, come la presa del cibo, la masticazione, il nuoto, la deambulazione.

i crostacei [4]

Nei gamberi, progredendo dal carapace verso il telson, troviamo cinque paia di zampe ambulatorie, i pereiopodi, caratterizzate da una certa lunghezza e seguiti dai pleopodi, atti alla spinta durante il nuoto e ad altre funzioni, come la presa della massa delle uova durante il periodo della riproduzione.

Antenne, antennule ecc.

Ritorniamo adesso al capo, dove, subito sopra gli occhi, troviamo un rostro aguzzo diretto in avanti. Sotto gli occhi, invece, ci sono cinque paia di appendici. Osserviamole una per una. Il primo paio è costituito dalle cosiddette prime antenne o antennule, caratterizzate da una certa lunghezza; il secondo paio è quello delle seconde antenne. Le antenne soddisfano diverse funzioni: ad esempio, la ricezione sensoriale. Dietro le antenne, il terzo paio di appendici è quello delle mandibole, atte alla masticazione, alla triturazione o all’alimentazione per filtrazione. Dietro le mandibole ci sono due paia addizionali di parti boccali, dette mascelle, che si dividono in prime e seconde mascelle.

antenne e antennule [5]

Nei gamberi, così come in altri crostacei, una o più appendici toraciche sono diventate appendici specializzate per manipolare il cibo e prendono il nome di piedi mascellari o massillipedi o gnatopodi.

Quanto abbiamo detto è comune un po’ a tutti crostacei, ma prendendo in considerazione in particolare i malacostraci, la classe a cui appartengono i gamberi, specifichiamo che il primo paio di arti ambulacrali spesso è adattato alla cattura dell’alimento, infatti presenta una chela all’estremità. Per questa loro funzione, essi vengono definiti arti raptatari oppure chelipedi, appunto per la presenza delle chele.

I malacostraci (malacostraca), a cui appartengono i gamberi, i granchi, le aragoste, gli astici etc., costituiscono il 70% circa di tutti crostacei. Gli appartenenti a questa classe presentano organi più o meno sviluppati a seconda delle specie: ad esempio, gli astici posseggono chele enormi e fortissime, con funzioni di difesa e di offesa, a differenza di un timido gamberetto esca (Palaemon serratus), che si serve delle sue piccole chele solo per afferrare brani di cibo.

Ma, oltre a una anatomia esterna immediatamente visibile, i malacostraci presentano caratteristiche “intime” decisamente interessanti, che vale la pena conoscere.

Gli organi dell’equilibrio

I gamberi, come i crostacei in genere e molti altri invertebrati, hanno organi dell’equilibrio che ricordano molto quelli di cui sono dotati i vertebrati. Questi organi, che prendono il nome di statocisti, sono sensibili alla gravità. Ecco come funzionano: ognuna di queste strutture è formata da un sacco contenente particolari cellule ciliate, dette neuromasti, e da uno o diversi granuli duri chiamati statoliti. Assumendo una certa posizione, lo statolito, per gravità, va a contatto con le cellule ciliate, che, sollecitate, inviano impulsi nervosi al sistema nervoso centrale, che elabora e fornisce l’informazione sulla posizione assunta dall’animale.

Poiché la presenza delle statocisti è abbastanza comune nei diversi philum biologici, gli evoluzionisti ritengono che esse siano state tra i primi organi di percezione degli esseri viventi, pur ammettendo che, molto probabilmente, le statocisti si siano evolute e perfezionate nel tempo. Inoltre, poiché gli organi dell’udito funzionano più o meno sulla stessa base delle statocisti, alcuni ritengono che esista un legane evolutivo tra questi due tipi di organi.

In particolare nei gamberi, le statocisti si trovano nelle antennule (o prime antenne): se, infatti, ci fosse possibile sezionare un’antennula di un gambero, vi troveremmo una cavità contenente un piccolo corpo solido (lo statolito) formato da diversi granuli di sabbia cementati fra loro. Lo statolito giace su un un tappeto di cellule che presentano delle ciglia recettrici. Quando il gambero si muove, si muove anche lo statolito e va a stimolare delle ciglia e non altre. L’entità della sollecitazione e la sua variabilità, elaborate dal sistema nervoso centrale dell’animale, forniscono informazioni precise sulla posizione del corpo. Inoltre, le ciglia recettrici che non sono in contatto con lo statolito, sono invece sollecitate dal flusso del liquido in movimento contenuto nelle statocisti. Nel momento in cui il gambero aumenta o diminuisce la sua velocità di progressione (quando accelera o decelera), la stimolazione delle ciglia da parte del liquido (si flettono più o meno), che si muove in maniera sincrona rispetto alla velocità di progressione, fornisce al gambero informazioni sull’accelerazione e sulla decelerazione.

gamberetto-esca-Palaemon-serratus [6]

Gli occhi e la vista

I gamberi, così come gli altri crostacei e come gli artropodi in genere (non dimentichiamo che i crostacei sono un subphilum degli artropodi, a cui appartengono anche gli insetti e i ragni), hanno occhi composti, ovvero costituiti da una serie di unità visive dette ommatidi. Ogni ommatidio funziona come un piccolo occhio singolo: infatti raccoglie informazioni da una piccola regione del campo di visuale dell’occhio. Un ommatidio ha più o meno la forma di un cannocchiale, essendo formato da un tubo con delle lenti all’estremità, che fanno convergere la luce su delle speciali cellule fotorecettrici situate all’interno del tubo. Poiché in ommatidi tra loro vicini certamente la luce penetra con diversi livelli di intensità, il campo visivo totale è una sorta di immagine a mosaico, le cui tessere sono punti di luce di differente intensità. Le immagini colte da un occhio composto hanno un basso potere risolvente, quindi, ritornando ai nostri gamberi e ai crostacei in genere, possiamo dire che essi non vedono benissimo, ma gli occhi composti, di contro, hanno altre caratteristiche vantaggiose: ad esempio, in presenza di luce forte speciali pigmenti schermano ogni ommatidio, separandolo da quelli adiacenti, in maniera che la luce possa entrarvi solo attraverso le sue lenti, quindi migliorando la qualità dell’immagine. Con scarsità di luce, invece, il pigmento “si fa da parte” e consente a ogni ommatidio di ricevere la luce anche lateralmente, oltre che attraverso le lenti.

occhi del gambero [7]

Dato importante: gli occhi composti possono dare immagini a colori, anche se alcuni colori sono diversi da quelli che vengono percepiti dall’occhio umano. E’ certo, comunque, che nei crostacei, e nei gamberi in particolare, vedere immagini a colori è meno importante rispetto a molti insetti, che devono “volare di fiore in fiore” per suggerne il nettare e provvedere alla impollinazione. I nostri gamberi, invece, abitualmente vivono in ambienti oscuri, ma i loro occhi composti, pur assicurando loro immagini non eccelse come qualità, riescono a raccogliere una buona quantità di luce, offrendo così l’opportunità di servirsi del senso della vista quel tanto che basta. Saranno, poi, gli altri organi sensoriali e consentire a un gambero di grotta di vivere in maniera completamente autonoma e sufficiente.

gamberi-554x369

[Tuttogamberi (1) – Continua]

 

Dott. Adriano Madonna, Biologo Marino, EC Lab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Napoli “Federico II”