Ambiente e Natura

Piccola antologia dei legumi (4). Il pisello. Aspetti botanici, alimentari, artistici e metaforici

di Sandro Russo
Piselli

 

 

Dei piselli ho un ricordo preciso fin dall’infanzia, per essere il legume odiatissimo da mia cugina Caterina: lei li chiamava “l’erba a pallini” e poiché doveva mangiarli per forza (…erano altri tempi!), li metteva in bocca e masticava masticava… Appena si accorgeva che l’attenzione non era puntata su di lei, sputava tutto e ne faceva delle pizze che appiccicava sotto il piano del tavolo.
Eh sì, i bambini fanno cose schifose!
Fu scoperta e punita (e il suo caso portato ad esempio) quando gli impiastri di piselli, seccandosi, si staccarono dal tavolo e la madre capì tutto.

Contenitori di piselli da sgusciare

Contenitori di piselli da sgusciare

A parte i bambini moderni che notoriamente non amano le cose verdi, il pisello risulta una delle piante benemerite dell’umanità, coltivata fin dalle origini dell’agricoltura (qualcosa come 8000 anni fa), tra le prime specie botaniche domesticate dall’uomo, utilizzata in principio più come fonte di farine (dai semi secchi) che come alimento verde. Come tale il pisello ha una storia piuttosto recente che si fa risalire al 1533 e anni seguenti, quando l’introduzione da parte di Caterina de’ Medici andata in sposa a Enrico II di Francia, scatenò in questo paese una vera moda per i ‘piselli novelli’ – les petit pois – che tuttora persiste. Con le moderne tecniche di conservazione e/o surgelazione i piselli freschi sono disponibili tutto l’anno

Dal punto di vista colturale, il pisello è una pianta rampicante, con radice a fittone abbastanza profonda (richiede terreni sciolti e leggermente sabbiosi, per favorire la penetrazione delle radici) con ramificazioni sotterranee più superficiali.

Coltivazione a spalliera

Ad un certa fase di sviluppo (sui 20-30 cm …a Ponza se le piantine piccole si salvano dagli uccelli) si ‘incannano’ o si ‘infrascano’. Un buon sistema è utilizzare le stesse frasche, residuo di potature invernali, prima in orizzontale, per proteggere le piantine piccole dagli uccelli, poi infisse nel terreno, per permettere ai piselli di arrampicarsi.

White_pea_flower
Il fiore è il tipico fiore papilionaceo (come una farfalla), con cinque petali saldati in cui in cui si può riconoscere un elemento centrale, il vessillo, due ali laterali e la carena, formata dai due petali inferiori parzialmente fusi.

Una varietà di pisello coltivata anche a Ponza per finalità ornamentali è il pisello odoroso (ricordi di mia zia Olga e anche più recenti)

Piselli odorosi

Piselli odorosi: Lathyrus odoratus

Esistono diverse varietà di piselli, selezionati in base all’utilizzo ‘a verde’ o per i semi (diversi per colore e aspetto).
Particolare il Pisum sativum subsp. sativum var. macrocarpon – pisello mangiatutto. conosciuto anche come taccola, di cui si mangia anche il baccello, in quanto i semi rimangono allo stato embrionale. Non mi risulta diffuso a Ponza.

Un cultivar diffuso in Italia centrale è la roveja o il pisello dei campi (leggi qui) il commento di Sandro Vitiello), che produce un baccello viola-scuro con piselli verdi, nerastri quando essiccati.

Avversità della pianta:
nella fase vegetativa, a parte gli uccelli ghiotti delle piantine appena spuntate dalla terra, un piccolo coleottero detto sitona (Sitona lineatus: foto qui sotto):
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Sitona
Parassiti del seme secco, così come per i fagioli per cui è più famoso: ’u pappece (per il detto: Damme tiempe ca te spurtòse, dicett’ ’u pappece). Conosco il nome italiano per una gustosa scenetta che raccontava Ernesto, di quando, ai tempi dell’insegnamento lui e Totonno Scotti furono messi in crisi da un loro alunno che aveva inserito il termine dialettale in un tema. Lasciarlo così non si poteva, ma qual’era il nome italiano dell’animaletto, in tempi in cui non c’era internet né wikipedia per informarsi? Ebbene dopo molti giri a vuoto riuscirono a identificarlo: il tonchio

Tonchio del pisello. Bruchus_pisorum01

Bruchus pisorum è un piccolo coleottero che attacca i baccelli in formazione e completa il suo sviluppo all’interno dei semi maturi e secchi, fuoriuscendone attraverso un foro circolare 

Tonchio-del-fagiolo

Il fagiolo ha quello suo specifico, di pappece, dal nome così impronunciabile che la scelta dialettale è più che giustificata: Tonchio del fagiolo – Acanthoscelides obtectus

Gregor_Johann_Mendel_bust

In ambito scientifico i piselli furono le specie vegetale impiegata dall’abate Gregor Mendel nel 1865 per enunciare le sue basilari leggi sull’ereditarietà dei caratteri, base della moderna genetica. I piselli furono scelti per all’esistenza di cultivar con caratteri differenziati, facili da analizzare, come il colore dei fiori, il colore e la forma dei semi (lisci o rugosi) e dei baccelli.

Non si direbbe, ma l’umile pisello è stato fonte si ispirazione per pittori e altri artisti, come si può vedere dai dipinti che seguono:

La Fruttivendola di Vincenzo Campi

La Fruttivendola, di Vincenzo Campi (1536-1591)

George de la Tour. I mangiatori di piselli

I mangiatori di piselli. Dipinto di  George De La Tour ((1593-1652)

Giuseppe Arcimboldo. Estate.1573

L’estate, dipinto di Giuseppe Arcimboldo (1527 -1593), in cui il baccello e i semi dei pisello sono utilizzati per l denti; già presentato su questo sito: leggi qui

E come dimenticare la favola di Hans Christian Andersen (1805 – 1875), della principessa la cui natura regale viene accertata dalla sua insofferenza per un pisello messo sotto numerosi materassi, in grado di disturbare il suo sonno… Da cui un famoso modo di dire per indicare una persona altezzosa e esigente: “Mi sembri la principessa sul pisello!”.

La principessa sul pisello

La fiaba fa parte della prima raccolta di fiabe dello scrittore danese (del 1835)

Ma certo non sarebbe completa questa pur sintetica monografia ‘pisellesca’, se non si accennasse all’altro impiego – metaforico – dello stimato legume, da sempre usato per indicare gli organi sessuali: pisello, pisellino, pisellina…

Pisello pavone

Quest’impiego, che frequentemente interessa il regno botanico (vedi fava, cetriolo, patata, cicerchia ecc.), nel caso di  piselli e fave, è verosimilmente legato alla morfologia del baccello, piuttosto che al seme in sé, ma c’è da dire che coerentemente con la natura isolana, a Ponza si preferiscono metafore ittiche: ’u pesce, ’u cèfal’, ’a murena…

Surreale la ricerca sull’argomento condotta, tanto per provare, su internet:
– Perché il pene viene chiamato pisello?
– Perché è verde!
– Ma sei daltonico?
– Perché, allora di che colore è?
– E’ rosso!
– No, è blu!
– Rosso? Blu!? Ehi, ma che, avete il pisello a semaforo?

Vabbè, sarà senza dubbio questo il motivo… potete chiudere!

Sagra del pisello

 

 

[Piccola antologia dei legumi. (4) – Continua]

1 Comment

1 Comments

  1. silverio lamonica1

    6 Ottobre 2015 at 11:02

    La farina di piselli ebbe un uso diffuso a Ponza durante la seconda guerra mondiale. I ponzesi la chiamavano “a farenella”, era un succedaneo della farina di mais, o farina rossa. La farenella serviva appunto per fare un particolare tipo di polenta.
    Per quanto riguarda l’insetto che perfora il legume, io ho sempre sentito dire “‘u pappece” e non “‘u papere”; comunque l’effetto era il medesimo: la distruzione del prezioso legume; per evitare tale inconveniente, molti contadini usavano imbottigliare i legumi (specie lenticchie) e sigillarli con la cera lacca.

    Risponde l’autore:
    “Damme tiempe ca te spurtòse, dicett’ ’u papere”? …E su, Silverio, si trattava di un refuso, o meglio di una correzione non richiesta operata dal programma di scrittura! Ho già corretto.
    Ciao
    S.

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