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L’infermiera di Ponza

di Carlo Marconemargherite [1]

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Stamattina ci sono stati i funerali di Maria Galano.  Al termine della cerimonia Carlo Marcone ha dato il suo personale addio a Maria. Ne riportiamo qui  il testo.

I suoi occhi attenti e pieni di luce hanno guardato tante volte dentro gli occhi di noi ponzesi e di tanti che a Ponza sono venuti per ammirare a occhi aperti le bellezze.

Si dedicava alla cura di tutti i problemi che le venivano presentati, ma la sua cura più preziosa era quella che sapeva riservare alla vista e a tutti i malanni che potevano affliggerla. Questo dono le veniva da lontano. Lei stessa non ci ha mai saputo raccontare chi potrebbe averglielo insegnato o da chi abbia assorbito la sua sapienza e neppure la prima volta che le è capitato di aiutare qualcuno.

Era la sua disponibilità ad aiutare gli altri che probabilmente le ha suggerito come farlo. Una disponibilità che non voleva premi o ricompense: né da noi isolani e neppure da quanti portavamo da lei in cerca di sollievo. Le uniche cose che accettava erano farmaci e medicinali che  teneva con cura nel suo armadietto per potere alleviare, al bisogno, i dolori di chi veniva a chiedere il suo aiuto.

dalia [2]

Sapeva curare ogni ferita, anche quelle dell’anima. La sua capacità nelle cure non si limitava a pulire e disinfettare, i medici si fidavano di lei anche quando c’era la necessità di una medicina da somministrare in vena. Eppure nessuno ricorda che lei abbia sbagliato.

Ma per gli occhi, sino al momento in cui un giovane oculista ponzese ha garantito la presenza del suo studio agli abitanti di Ponza, era la sola che nell’isola potesse garantire una cura. Il suo salotto è stato l’ambulatorio oculistico di tutti noi, la vetrina con i pizzi all’uncinetto era la bacheca degli attrezzi.

Si racconta di tante volte in cui le cure praticate fuori Ponza sono state corrette dalla mano sapiente di Maria, ma voglio raccontare, per tutte, la storia di Teresa. Aveva 10 anni quando suo padre la portò all’ospedale di Formia per salvarle un occhio che sembrava compromesso. Gli specialisti che la visitarono gli proposero un intervento, ma il padre non si fidava: prima di decidere ha voluto riportare la sua bambina al controllo di Maria Galano.

Maria la poggiò al suo tavolo e con la mano ferma aprì la palpebra martoriata che ispezionò con cura e intuì che dentro quella tumefazione di pus ci poteva essere un reperto isolano. Infatti con uno dei ferri che teneva gelosamente nella vetrina, con mano ferma e con sicurezza intervenne e riuscì ad estrarre una piccolissima spina di pesce che si era conficcata nel tessuto facendolo suppurare. In poche ore Teresa era risanata.

Questo è un episodio, non ne racconto cento altri che ognuno di noi ha nella sua memoria e ci possono dire della sua bontà e della sua gentilezza e generosità.

Ponza perde la sua infermiera, ma troveremo il modo di far restare vivo il suo ricordo e il suo esempio.

rosa [3]