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Piccola antologia dei legumi. (3). I lupini

di Sandro Russo
Lupini Semi [1]

 

A Ponza, che io sappia, non c’è una tradizione riguardo alla coltivazione dei lupini. Viene riferita da qualcuno, per il passato, una coltivazione in minimi appezzamenti e più che altro per curiosità. Eppure bisognerà spiegare qualche mistero…

Qualche anno fa Ernesto mi convocò in tutta urgenza a Palmarola per una pianta che aveva ‘scoperto’… “Ha dei fiori blu brillante ed è così e così…”
Naturalmente non ci capii niente, però mi attizzò una bella curiosità e per il successivo 25 aprile mi capitò di andare.

Eccola qui, in piena fioritura, nella zona dell’isola – ’a rott’ill’acqua – che guarda verso Ponza, in una radura poco prima di arrivare alla sua casetta:

Lupini Palmarola.1 [2]

Lupini Palmarola.3. Part. [3]

Lupini selvatici a Palmarola (a dx e a sin. nella foto: Briza minor o ‘sonaglini’)

Lupini Palmarola.4. Cipolla selv. [4]

Tra i lupini selvatici, fiori di cipolla selvatica e di tarassaco

Lupini Palmarola.6. Vert [5]

Allium dregeanum. Cipolla selvatica [6]
Allium dregeanum. Cipolla selvatica


Evidentemente a Palmarola i lupini, seppur in altri tempi, c’erano arrivati e poi si erano spontaneizzati; addirittura si può ipotizzare che fossero coltivati ai tempi che descriveva Mimma, ai primi del ’900 quando un pugno di donne manteneva a coltura l’intera isola [leggi la serie – Palmarola nel secolo scorso – tre articoli in “Cerca nel Sito”].

Lupinus angustifolius. Lupino selvatico, Lupino azzurro [7]

Foto dal web: Lupinus angustifolius. Lupino selvatico, Lupino azzurro

Peraltro la specie selvatica in senso stretto ha le foglie sottili (non a caso Lupinus angustifolius), quindi bisognerebbe spiegare il colore (blu) del fiore (mentre quello coltivato ha il fiore bianco) e anche la diversa morfologia delle foglie,

Se fosse stato in passato coltivato a Palmarola, non sarebbe per niente strano, perché il lupino è una pianta benemerita, che associa tutte le caratteristiche dei legumi – inclusa quella di arricchire di azoto i terreni in cui sono coltivati (leggi qui [8]) – ad una produzione di semi di alto contenuto proteico.

Si tratta di una pianta a coltivazione annuale, eretta fino a 1,5 m, poco ramificata e pubescente, presenta una radice robusta, fittonante e ricca di tubercoli radicali dovuti al simbionte Rhizobium. I fiori sono riuniti in infiorescenze a racemo apicali, che dopo la fecondazione, prevalentemente autogama, formano i legumi, che sono lunghi, eretti e addossati all’asse del racemo.

È accertato che i lupini si coltivassero in Egitto, nei territori del Nilo già più di 2000 anni prima di Cristo.

I lupini richiedono terreno ben drenato e una certa abbondanza di acqua; rifuggono i terreni calcarei dove vanno incontro ad un rapido deperimento ed anche alla morte, perciò forniscono indicazioni utili sulla tipologia del suolo.

Fondamentalmente i lupini da seme (per uso alimentare: Lupinus albus, L. termis, L. luteus) si distinguono da quelli da fiore.

Lupinus albus. Fiore e legume. Bis [9]

Lupinus luteus. Fiore e legume. Bis [10]Lupinus luteus. Fiore e legume. Bis [11]
Lupini per uso alimentare e i loro legumi (L. albus e luteus)

Gli ibridi da fiore (ibridi di Russel ottenuti da incroci da L. poliphyllus con altre specie) sono poco coltivati in Italia, sono invece popolarissimi in Inghilterra, Germania e Stati Uniti, zone nelle quali trovano condizioni ottimali di crescita, tanto che spesso sono sfuggiti alla coltivazione e si sono inselvatichiti, comportandosi addirittura come specie infestanti nei boschi e lungo le sponde dei corsi d’acqua.

Blu lupino [12]

Lupinus da fiore [13]

Lupinus poliphyllus o lupino da fiore [14]
Varietà di lupini da fiore

Dal punto di vista alimentare, oltre ai comuni usi dei legumi dopo cottura, per minestre e altri piatti, i lupini possono essere consumati come tali – ed è il consumo attualmente più diffuso – tenendo conto però della loro caratteristica di essere amari (secondo alcuni l’etimologia del nome deriva dal greco lypè – dolore molestia tristezza, ma anche amaro, ignobile, vile); inoltre i lupini contengono degli alcaloidi tossici che però sono degradati e rimossi con una procedura che prevede bollitura e ripetuti passaggi in acqua salata.

Lupini. Fasi del trattamento [15]

La procedura è ben illustrata a questo link [16] e nell’allegato relativo (da cui è anche tratta l’immagine qui sopra): Il trattamento dei lupini [17]

***

Un’ultima curiosità della tossicità da lupini, deriva da un esperienza diretta di quand’ero al Centro Antiveleni.
Chiama il marito di una signora; dice che la moglie ha dolori di pancia, malessere e altri disturbi gastro-intestinali. Sospetta che siano stati i lupini. Dinanzi alla nostra incredulità, chiediamo di parlare con l’interessata che con una certa ritrosia confessa che conosce benissimo la tecnica di preparazione, infatti teneva i lupini in un boccione con l’acqua, che cambiava come prescritto.
Solo che… nei giorni precedenti aveva continuato ad assaggiarli ogni tanto per vedere “se erano fatti”…
– Allora?
– Beh, erano ancora amari… ma a me piacevano e me li mangiavo lo stesso!

Lupini tenuti in acqua 'a curare' [18]

Lupini tenuti in acqua ‘a curare’

[Riferimento – Anticholinergic toxicity associated with the ingestion of lupini beans. Am J Emerg Med. 2007 Feb; 25 (2):215-7].

 

[Piccola Antologia dei legumi. (3) – Continua]