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“Parole scalze”, raccolta di poesiedi Gabriella Nardacci
Siamo sempre orgogliosi e felici quando qualcuno dei nostri collaboratori, nel tempo diventati amici, giunge a quell’atto conclusivo di un percorso che è la pubblicazione di un libro.
A Maenza, nel giardino del castello medievale, martedì 4 agosto 2015, ore 21.00, è stato presentato del libro di poesie “Parole scalze” di Gabriella Nardacci, con Jeph Anelli, Sandro Trani, Luciano Nardacci e altre centinaia di persone… Prefazione Nei racconti, così come nelle poesie, l’autrice usa spesso parole ‘che arrivano in punta di piedi e ti parlano sottovoce’ come in ‘Parole scalze’ che è un piccolo manifesto della poetica di Gabriella Nardacci. La sua è una voce sottile e mai invadente che imprime lentamente e con intensità l’emotività del lettore che non può far altro che dare spazio a sensazioni senza nome, a emozioni universali, colte da un punto di vista e da una prospettiva assolutamente inediti. Il tono è sempre confidenziale e familiare e chi legge riconosce la sua voce, anche se la sente per la prima volta. Per questo, quando si chiude un suo scritto, o si legge un suo ultimo verso, si rimane con la sensazione di una carezza amorevole che comprende la nostalgia e non ne giudica il contenuto. Ogni volta che c’è un vuoto, un desiderio non esaudito, una domanda senza risposta, le parole dei suoi versi diventano il taumaturgo che tutto cura. E così, il dolore si disperde e non rimane mai fine a se stesso. E’ la poesia vera e propria, quel ritmo simbolico che tutto oltrepassa nel suo potere infinito, con parole ‘più libere della libertà’ come lei stessa le definisce e che spesso ricorrono nei suoi versi. Il viaggio, il mare, le stelle, la famiglia, gli amici, la terra, la città e il paese; è con questa semplicità semantica che l’autrice ci avvicina a sé, alla sua storia, al suo cuore pulsante, desideroso di più possibilità di quelle che vengono date agli esseri umani. I simboli, le figure retoriche, il lessico e la metrica dei versi sapientemente ci riportano al ritmo della vita, incessante, come il moto del mare, e conducono in quella sensazione di ‘vita’ che si prova da bambini, una condizione mai anagrafica, ma emotiva, una condizione da cui l’autrice sa entrare e uscire liberamente, ogni volta che vuole, ogni volta che ‘respira l’aria del mare’ e ci concede di farlo con lei, saltellando da una rima all’altra. Anche nelle composizioni più drammatiche, ci lascia sempre una via di fuga, come in ‘senza le stelle’, vero e proprio gioiello incastonato tra il lutto e la speranza, tra il pianto e la memoria. Ma anche qui ci fa respirare e concede una chance al male di vivere perché a metà della seconda quartina, mentre tutto sembra fermo e immutabile, ‘qualcuno racconta per strada una storia’. Nei suoi versi si racconta anche la storia dell’amore non corrisposto, non a causa di un amante sprovveduto, ma del desiderio di amore stesso. Un amore fortissimo che grida forte e che è così potente da non sembrare all’altezza di nessun amante umano. Ma la poesia dell’autrice è appunto un taumaturgo che supera ogni ostacolo e sembra capace di poter plasmare un amante perfetto e naturale: solo il mare, infatti, sembra poter accogliere, contenere e cullare un così potente desiderio di amore puro. Ne ‘l’infinito’, per esempio, l’uso di parole passionali e innamorate, gioiose e rassicuranti e sensuali, sono tutte per questo amante perfetto, il mare: ‘la meraviglia’, ‘l’orizzonte è di fuoco’, il pensiero che di fronte a questo paesaggio serale ‘vibra’. Tante, infine, sono le poesie leggere, quelle in cui si respirano il sole e la dolcezza dei ricordi. Queste, dimentiche di sogni e nostalgie, avvolgono le orecchie di chi legge di un suono rassicurante e intimo, come quello della voce delle amiche, ‘quattro farfalline bianche’ che ‘svolazzano leggere chiacchierando’. Alla fine di questa raccolta si trova sempre il sole, un lieto fine mai scontato, conseguenza di una scelta coraggiosa, di una poetica che, sempre, preferisce ‘annusare la primavera’ e fare lo sberleffo a un inverno che è ‘pavido’. Una presa di posizione, dunque, alla fine di un viaggio travagliato, spesso pregno di sofferenza e solitudine, che sceglie e intende spudoratamente un amore incondizionato per la vita, un amore vero, perfettamente descritto in ‘così ti amo’, ‘che ama anche senza di te’. [Giulia Laruffa – giornalista] Parole scalze Le mie parole sono scalze… arrivano in punta di piedi e ti parlano sottovoce vogliono insegnarti il colore dei sogni e tu, amore, dimmi che le ascolti…
si fanno largo tra i tuoi pensieri amari per arrivare al tuo cuore morbide come i miei seni lascive come la passione pure come la nascita e tu, amore, dimmi che le respiri…
accarezzano la tua mente leggere come nuvole appese ad un filo di seta profumate come fiori d’arancio nei giardini d’oriente promettenti come le notti di S. Lorenzo e tu, amore, dimmi che le imprigioni…
arrivano davanti a te, nude e vibranti come il piacere timorose come un bimbo che chiede perdono afferrano le tue mani e guardano nei tuoi occhi. Sono giallo… sole sono rotonde… palla sono azzurro… mare sono acqua da bere e pane da mangiare sono porto dove attraccare e isola dove riposare.
le rendo più libere della libertà. E tu, amore, dimmi le tue ma vestile di calzari.
Le amiche Quattro farfalline bianche si son date appuntamento svolazzano leggere chiacchierando a una a due a tre e infine a quattro e sento che di me dicon ridendo. Le vedo che parlottano tra loro intorno al noce al fico e al melograno a una a due a tre e infine a quattro vicin vicine che par si dian la mano. E girano felici intorno alla mia testa Rubandomi le ali della fantasia a una a due a tre e infine a quattro si librano nell’aria e se la portan via.
L’infinito E’ il mare calmo della prima sera che arriva a spianare la piega dell’anima mia. Apre i miei occhi alla meraviglia ed i miei piedi a passi felpati camminano fin dove l’orizzonte è di fuoco. Osservo intorno e m’incanto e il mio pensiero vibra di fronte all’infinito.
Crepuscolo Eccolo il crepuscolo si fonde con l’autunno e ammanta l’animo. I miei pensieri sono come foglie rosse e svolazzano al vento persi e leggeri come se di sogni fossero forieri.
Lungo il sentiero fino al mio cancello tra rose d’inverno e peonie rosa sento arrivar la mia malinconia. Infreddolita e stanca sfiorerà i miei fiori ed ogni altra cosa.
Eccola entrar ora dentro la mia stanza lenta e lieve posa la mia testa sul cuscino chiude vibrando le persiane sospende il tempo ed isola lo spazio canta una canzon d’amore piano piano e m’addormenta sentendoti vicino.
Non è tristezza amor mio… E’ un volo radente, saggio e discreto nel crepuscolo del mio tempo. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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