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Le isole prigionesegnalato dalla Redazione
L’immaginario popolare è fortemente attratto dalle isole-prigione, forse per il fascino occulto di tante storie sentite raccontare, o per le reminiscenze letterarie suscitate da “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas (1844): da le Chateau d’If all’isola di Montecristo, dall’isola del Diavolo nella Guyana francese ad Alcatraz, fino dalla isola di Sant’Elena, prigione di Napoleone sperduta nel bel mezzo dell’oceano Atlantico… Louis Français Dantès sur son rocher. Copertina dell’ediz. originale (1846) de ‘Il Conte di Montecristo’ Più vicine a noi, i media periodicamente ripropongono isole ex prigioni in Italia, ormai divenute amene e ambite località turistiche. Riportiamo il link per una rassegna fotografica su Repubblica on-line – guarda e leggi qui -, e di seguito, integralmente, la parte che riguarda le Ponziane estratta dallo stesso servizio, discretamente documentato, pur se con qualche riserva sulle foto scelte per Ponza (v. nella didascalia delle singole foto).
“Isole Pontine, mare blu e spiagge bellissime” recita la didascalia del servizio; in realtà non ci pare proprio Ponza né nessun’altra delle isole vicine Da gioielli a colonie penali e ritorno. Lo strano destino delle più belle isole d’Italia Montecristo e Ponza, Pantelleria e la Gorgona, Favignana e Pianosa. Molte tra le nostre perle interamente circondate tra le acque hanno un passato da luogo di reclusione in molti casi tristemente famoso. Una storia sulla quale in qualche caso non è ancora stata messa del tutto la parola fine. Scopriamole, magari a settembre di Claudio Visani L’isola di Ventotene (“dove soffia il vento”, 750 abitanti) vanta il carcere più antico, dove l’imperatore Nerone imprigionò la moglie Claudia Ottavia dopo averla accusata ingiustamente di adulterio. E’ a soli 2 chilometri a Est da Santo Stefano mentre Ponza è a 40 chilometri a Nord-Ovest. Il vecchio porto è ancora in attività, mentre il carcere è stato trasformato in case per le vacanze. Ma capofila dei penitenziari del carcere duro è stata per 170 anni la piccola isola di Santo Stefano, che ha forma circolare e meno di 500 metri di diametro, con un’estensione di appena 27 ettari, e come Ventotene è riserva naturale. Il penitenziario ha avuto ospiti illustri e comuni, molti dei quali vittima di durissime condizioni di detenzione e spesso di violenze che portavano alla morte. [Di Claudio Visani; estratto dal servizio su www.repubblica.it]
*** “Ponza, il mare davanti alla cattedrale naturale di Palmarola” secondo la didascalia. A parte che Palmarola non è stata in tempi recenti isola di confino (San Silverio vi morì nel 537), la foto ritrae non la Cattedrale, ma l’interno del Faraglione di Mezzogiorno “Ponza, una delle incantevoli baie”, è riportato nella galleria fotografica E’ una immagine classica, per il turismo “semplice”, della baia di Chiaia di Luna. Da quando la spiaggia è stata chiusa alla balneazione le sue foto stanno ricevendo un’eco mediatica mai registrata prima..! . Nota
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Non è affatto vero che l’imperatore di Etiopia sia stato mai imprigionato, tantomeno a Ponza. Ras Imerù (uno dei principi di Etiopia) è stato relegato a Ponza nello stesso alloggio che sarà di Mussolini; alloggio semplice, ma privo di sedia rotta e con letto alquanto buono
I relegati politici vivevano nei “cameroni” (oggi Museo e Sala Consiliare) che non sono stati trasformati in appartamenti per turisti. Mentre il carcere “mandamentale” (dove passavano i delinquenti comuni da inviare a Santo Stefano) è stato dismesso dal Demanio (durante l’amministrazione Balzano) e venduto all’asta insieme ad altri immobili di Ponza, tra cui la casermetta fascista a Punta Fieno. Mi rammaricai molto che l’Amministrazione Comunale non avesse voluto prenderli per sé.
Anche la poetessa americana, Carol Light, è stata affascinata da questa idea di “isola prigione”, dedicando a Ponza alcune poesie: “Postcards from Ponza, the Prison Island“, pubblicate a suo tempo su questo sito.