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Dolce estate che te ne vai

di Francesco De Luca
Nave che va [1]

 

Non c’è bisogno di profondarsi nel passato per trovare quell’appagamento che porta a concludere che l’estate per noi ponzesi è il tempo in cui l’isola mostra più evidenti le sue qualità positive, la sua convivialità, la dolcezza.

Da quanti visi allegri si è circondati e sono visi di giovani “ Tu… a chi sì figlio ? “. E’ un adolescente che nel viso mostra i tratti della famiglia da cui proviene.

Si danno da fare in ogni mansione anche se gradiscono quelle che li porta a contatto con barche, cime, ancore, belle ragazze da spronare al bagno, da assistere durante il tragitto. Sul mezzo per Palmarola c’è un’allegria diffusa. Vittorio ( il capitano ) favoleggia di incontri con sbuffanti balene, il ragazzo a prua sembra un riace greco, e la comitiva dei turisti si bea del mare quasi scivoloso per quanto è calmo. Qualcuna si mette in libertà nell’indifferenza malcelata degli altri.

Si è lasciato il porto trafficato a dismisura ma… il caos visivo, sonoro è attraversato da una trama di sguardi, giudizi, battute, che sono la struttura portante dell’estate vissuta da quelli che ogni giorno ne tastano il polso, ne misurano la portata. C’è Mauro, Claudio, Davide, ogni mattino si scambiano valutazioni, arrischiano previsioni. E’ vero… nce sta ’a se lamenta’. Quanno vene ’a ggente faticano tutte quante”. Distesi, con lo sguardo hanno sotto controllo la situazione. Fanno colazione col cornetto e sono grati alla vita.

Silverio, il bigliettaio della Cooperativa è contento. Ogni mattino è al suo posto, sulla banchina, attento e gentile. Gli fa male il sole, e infatti è riparato da un ombrellone, ma questo sole insistente attrae folle dalle città. Molti si indirizzano per Le Forna, dove al mare ci si arriva a piedi. Un po’ stretti e pigiati nel bus ma poi… ci sono le cale che attendono. I turisti sono pazienti, accaldati ma proiettati verso le acque delle Piscine Naturali, di Cala dell’Acqua, di Cala Fonte. Ne trarranno un ricordo indelebile”. Un ragazzo laggiù ha preso un polpo… fra le rocce. Dovevi vederlo come ci giocava…” .

A sera diresti che la giornata al mare ha messo a dura prova il fisico… ma queste sono valutazioni di un attempato !

Quando scendono le ombre le luci illuminano a giorno l’intero arco del porto. Quello che al mattino è un turbinìo di trolley, di valigie, di gente che cerca case, alberghi e stanze, ora accoglie un passeggio elegante, sciccoso, giovanile. Ecco… questa è la vera nota distintiva della sera. La sera è giovane. Ragazze, ragazzi, giovincelli, adolescenti, giovanotti. Parlano, discutono, si intrattengono, seduti e no, a coppie e no. Immancabilmente con un bicchiere in mano. Con la musica di sottofondo alle parole, la seguono o la ignorano, la tollerano o la gradiscono. Musica, drink, compagnia e… luna. Nessuna la nota ma la luna, dopo la pigra levata è là, in cielo.

“Nun fa niente… stanotte uscimmo ‘u stesso” – ammonisce il capobarca giù la banchina. La cianciola si anima, e nell’indifferenza di tutti, prende il largo. Punta dritto in faccia alla luna. Ora si è colorata di rosso e sta lì.
La cianciola prosegue la sua rotta. Va dove l’umore e la sapienza del capitano dirige. Si ferma… cosa è successo ? La sagoma di Ponza pare a un tiro di schioppo, con la luce che le fa da aureola; sulla linea di Palmarola una nave da crociera si dirige verso le isole partenopee, illuminata e lenta. Si è a poche miglia oltre le Formiche. Il capitano da ordine ai luciaiuoli di calarsi con gozzetti. Ha detto loro dove ha individuato il banco di alici sul fondale. I gozzetti si distanziano ed accendono le loro lampare, veri e potenti fari.

Sono notati subito da chi col fioco lumicino tenta di adescare i totani. Una barca sta fuori la Guardia, un’altra fuori Calzone Muto, un’altra nel mezzo.

La notte ha i suoi occhi e spia, tenta agguati, sollecita risposte. Come le berte. Guaiscono, si lamentano, lanciano segnali a chi li attende nel nido sulla Scarrupata.

La notte dopo la sera dopo il giorno. Gli uomini e le cose. Il tutto nel contesto dell’estate. Dolce… e se ne va.

 

Immagine di copertina: foto di Gaia De Luca