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Se so’ rutte ’i tiempe
La calura opprimente e afosa viene costantemente allontanata da un venticello ora da ponente ora da nord, per cui il mare viene increspato quel tanto che orla di bianco le coste e sposta nel dimenticatoio la calma piatta, quella per cui ’u mare fète. L’espressione dialettale è efficace e poetica insieme: se so’ rutte ‘i tiempe. Si è franta la continuità dell’estate contraddistinta da un vento relegato a brezza e da un mare come una tavola. La terra prende respiro e l’uva si esalta nelle pigne ripulite dalla sabbia da quegli sprazzi di pioggia, ma anche il mare ritorna ad ospitare i dentici come Marcello ci mostra quotidianamente su Facebook. Chi d’aùsto ’ns’è vestute, vierno ’ncuollo c’è venuto, chi in agosto non ha raccolto quanto necessario non riuscirà più a farlo per fronteggiare l’inverno. Ponza, che poggia su di un rigido turismo stagionale, non sfugge a questa regola, per cui il “tempo rotto” nella continuità estiva comporta un contraccolpo evidente e concreto. Si confida sull’ultimo fine settimana del mese. Il conto alla rovescia viene scandito giorno per giorno. Si ritorna a guardare con cupidigia gli sbarchi degli aliscafi… e giù bestemmie contro la Compagnia di Navigazione inefficiente, contro il mare di scirocco che ieri ha fatto cancellare alcune corse, contro Chi dovrebbe programmare il tutto e garantire sicurezza agli Isolani, cittadini di seconda classe. Se so’ rutte ’i tiempe è l’inizio di una litania che comprende auspici (votte a passa’), ma anche benedizioni (pigliammo ‘a pace nosta ), maledizioni (se ne iessero a ’ffanculo!), timori indigesti (rimanimme Cric e Croc).
Immagine di copertina: disegno di Tulllio Pericoli Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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