Ambiente e Natura

Tempesta e sole che brilla, di Siegfred Sassoon

proposto da Silverio Lamonica
Arcobaleno a Ponza

 

Circa un mese resta a questa estate particolarmente torrida, ma già i primi temporali, con violenti acquazzoni, tuoni, fulmini… irrompono a “guasta’ i tiemp”.

Poeti nostrani come Leopardi e Di Giacomo ci hanno lasciato, a proposito, liriche indimenticabili. Ma grazie soprattutto ad internet, abbiamo la possibilità di “gustare” anche opere di poeti stranieri come Siegfried Sassoon (1886 – 1967) di cui la gran parte di noi, me compreso, ignorava l’esistenza. Sassoon, in Gran Bretagna è noto soprattutto per le poesie satiriche riguardanti vicende di guerra (partecipò, come ufficiale alla prima guerra mondiale). Ma, parlando di questo clima sempre più “capriccioso e imprevedibile” propongo una sua poesia, tratta dalla raccolta “The Old Huntsman and other Poems” (Il vecchio cacciatore e altri Poemi – 1918) che si intitola “Storm and sunlight” e che ho tradotto come segue:

 

Tempesta e sole che brilla

I

Nei granai ci rannicchiamo e nei pagliai

la tempesta ascoltando, che una legione rombante cavalca

sull’arco celeste, mentre il panico intorno appresta veloce

col rombo crescente del tuono che divaricandosi esplode,

nella volta del cielo assopita si schiantano gli echi.

Lo stormire dei boschi si oscura, l’avvoltoio al Buio

che minaccia i fiocchi di Luce fugaci, s’inchina

dove lo sparuto pastore agita la verga lucente,

i passi muovendo stizzito lungo il fangoso pendio.

Goccia a goccia; la pioggia attraversa furtiva il tetto di paglia

dai travicelli d’argilla al pavimento di polvere.

Rimbombi in tumulto s’infrangano, il Caos adirato

punta allo zenit l’assordante fracasso, quindi dispiega

il Terrore, con grande rovina, in stupore.

II

Dalle fradicie gronde una rondine ora si lancia radente

nel silenzio adamantino di un’aria che si svela

al tremulo blu. Alzate il capo chino e lasciate

che le corna adorino il cielo, o mucche pazienti!

Presto, ruscelli splendenti! Ridenti rigagnoli, gioite!

Aprite gli occhi al Cielo, laghetti di pace!

Illumina, o Iride, i colli! Immergiti o nitida valle nei sogni fugaci,

nell’aurea nebbia vagante! E voi uccelli soavi

il canto alle fronde radiose elevate nell’estasi!

E voi Uomini avvinti nell’anonima massa, uscite a sostare

solo un momento nello sguardo di Dio

che i vostri pascoli scruta! Respirate la sua potenza!

I volti ciechi ora alzate, con la luce del giorno riempiteli,

condividete coi fiori la sua benedizione.

 

Di Silverio Lamonica in condivisione con www.buongiornolatina.it

 

Testo originale:

Storm and Sunlight

I

In barns we crouch, and under stacks of straw,
Harking the storm that rides a hurtling legion
Up the arched sky, and speeds quick heels of panic
With growling thunder loosed in fork and clap
That echoes crashing thro’ the slumbrous vault.
The whispering woodlands darken: vulture Gloom
Stoops, menacing the skeltering flocks of Light,
Where the gaunt shepherd shakes his gleaming staff
And foots with angry tidings down the slope.
Drip, drip; the rain steals in through soaking thatch
By cob-webbed rafters to the dusty floor.
Drums shatter in the tumult; wrathful Chaos
Points pealing din to the zenith, then resolves
Terror in wonderment with rich collapse.

II

Now from drenched eaves a swallow darts to skim
The crystal stillness of an air unveiled
To tremulous blue. Raise your bowed heads, and let
Your horns adore the sky, ye patient kine!
Haste, flashing brooks! Small, chuckling rills, rejoice!
Be open-eyed for Heaven, ye pools of peace!
Shine, rain-bow hills! Dream on, fair glimpsed vale
In haze of drifting gold! And all sweet birds,
Sing out your raptures to the radiant leaves!
And ye, close huddling Men, come forth to stand
A moment simple in the gaze of God
That sweeps along your pastures! Breathe his might!
Lift your blind faces to be filled with day,
And share his benediction with the flowers.

 

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