Attualità

Lavoro & Famiglia (tabù in crescendo). La serata del 30 luglio di “Ponza d’Autore”

di Silverio Lamonica

 

La serata del 30 luglio di “Ponza d’Autore” ha avuto un’anteprima eccezionale con Vittorio Sgarbi in collegamento con “La 7”, tema: il “salvataggio del Sen. Azzolini e il garantismo (se ho bene inteso). Sgarbi nel suo intervento “dietro la Caletta”, si scagliava contro quei magistrati i quali, con eccessiva superficialità, mettono in galera i politici.

Min. Poletti. Resized

Quindi è stata la volta del Ministro Poletti e del Prof. Giovanni Lo Storto, Direttore Generale della LUISS (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali), la famosa Università fondata da Guido Carli. Il noto economista ha esordito affermando che il posto fisso non esiste più ed ha citato la Jugaad , che significa “ragionare con più leggerezza, tirar fuori l’opportunità dalle avversità”, tanto di moda in India e che consiste nell’inventare, nell’improvvisare. Ha portato come esempi la colla che non attacca bene che è servita per confezionare i “post-it” , quei fogliettini gialli che si appiccicano in modo precario come pro-memoria e il “frigorifero di creta” (detto tra noi, non occorreva andare così lontano per scoprire una cosa del genere, bastava frequentare un po’ i vicoli di Napoli dove ad ogni piè sospinto si trovano fior di maestri nell’arte dell’improvvisare e dell’arrangiarsi, purtroppo non hanno l’accortezza di brevettare ciò che inventano quotidianamente e a tale proposito il grande Eduardo De Filippo, nelle sue commedie, ci ha fornito qualche esempio).

Il Ministro Poletti, dal canto suo, si è dichiarato più che soddisfatto nell’aver infranto il tabù dell’Articolo 18 e di aver introdotto i contratti a tutele crescenti, un provvedimento del genere – ha aggiunto – doveva essere stato fatto venti anni fa. Inoltre – sempre parole sue – l’Italia è il paese dei “ Sì… Però” Ma in democrazia bisogna decidere, perché l’altro aspetto della libertà è la responsabilità. Infine con il sistema attuale abbiamo ottenuto notevoli progressi e i fatti – secondo il ministro – avvalorano questa tesi: i contratti a tempo indeterminato, con questa nuova normativa, hanno un costo inferiore rispetto ai contratti precari e se ne fanno di più, con buona pace di certi esponenti della sinistra: Civati, Landini, Cofferati… tuttora avvolti dalle “vecchie bandiere” le quali spesso calano come sipari davanti agli occhi di chi le fa sventolare.

Su sollecitazione di Parenzo sono poi seguiti i numeri. Poletti ha osservato che sette anni di crisi (mi sovvengono le bibliche ‘vacche magre’) non si cambiano in pochi giorni. Occorre procedere con gradualità, cosa che si sta facendo, infatti in sei mesi abbiamo avuto 250.000 posti stabili in più, recuperando i 200.000 posti di lavoro persi nel 2013. Tuttavia sono le imprese – ha proseguito il Ministro – a creare nuovi posti di lavoro, facilitati da buone leggi, in questo modo circola più denaro e quindi ne trae vantaggio il meccanismo dell’economia.

Parenzo ha obiettato che i dirigenti del Fondo Monetario Internazionale hanno affermato che all’Italia occorrono ancora vent’anni anni per uscire dalla crisi. Il Ministro ha replicato che “lor signori” non hanno valutato con attenzione ciò che in Italia è stato fatto: la riforma del lavoro ha rimesso le cose a posto, tanto è vero che nel 2014-15 la ricchezza è aumentata dello 0,7%.

Lo Storto ha precisato che tra cinque anni il 65% degli studenti attuali svolgerà un lavoro da inventare. Inoltre in Italia manca una politica industriale; la formazione è il cuore pulsante di ogni intenzione di sviluppo, inoltre abbiamo il 22% di laureati contro il 40% di altri paesi e che la formazione universitaria garantisce il proprio futuro e lo sviluppo del paese (Cicero pro domo sua).

Ma l’esimio Prof. Lo Storto mi dovrebbe svelare i seguenti arcani:

  • Come mai conosco diversi laureati, ormai quarantenni e suoi coetanei,che si arrabattano con lavori saltuari, oppure si accontentano di lavori per i quali basterebbe il compimento della scuola dell’obbligo (tipico è il caso della netturbina di cui si è parlato in TV qualche anno fa) senza tralasciare chi vive a carico dei propri genitori i quali rimpiangono di non averli indirizzati ad imparare un mestiere, come l’elettricista o l’idraulico in primis?
  • Come mai la maggior parte dei neo laureati italiani, specie con il massimo dei voti, è costretta ad emigrare in cerca di lavoro?

Dopo altri interventi riguardanti l’importanza delle scuole tecniche e l’oculatezza nel portare avanti le lotte sindacali che spesso mettono in difficoltà il diritto di altri lavoratori, il Ministro ha concluso ricordando le sue origini contadine, in quel di Romagna.
Nacque in una numerosa famiglia patriarcale dove ciascuno aveva un compito, lui piccoletto manovrava la pompa dell’acqua per abbeverare le vacche, i genitori e zii curavano la vigna e di tanto in tanto tornavano in casa a scaldarsi davanti al focolare che il nonno accendeva. E quando non si aveva nulla da mangiare, sua mamma esortava il nonno a raccontare la favoletta per distrarre i pargoli affamati.

A questo punto una domanda sorge spontanea”direbbe il mitico Lubrano: “Signor Ministro, nell’assumere questo arduo compito ha forse deciso di rivestire il ruolo di suo nonno?”

V. Sgarbi. Resized

Sgarbi e Adinolfi si sono invece confrontati – a seguire – sull’altro tabù: la famiglia.

Con espressioni molto colorite – tipiche del personaggio – Sgarbi ha illustrato il suo concetto di famiglia che non ha bisogno di diventare sacramento (come vuole la Chiesa Cattolica) o mero contratto (qual è il matrimonio civile). Del resto il noto critico d’arte è uno dei maggiori sostenitori dell’amore libero. Quindi ha biasimato le pretese degli omosessuali di “mettere in scena la parodia della famiglia”: il bambino ha bisogno di un papà e una mamma, è un’offesa grave per il minore avere due presunte figure genitoriali dello stesso sesso.

Adinolfi, cattolico, ha affermato: “Bisogna distinguere cosa è vero e cosa non lo è. E’ vera la costruzione della famiglia grazie all’unione tra un uomo e una donna e che si tramanda ormai da millenni. E’ falsa una famiglia formata da due individui dello stesso sesso che ricorrono all’utero in affitto per avere un figlio. I figli non si comprano. Ed è mostruoso togliere ad una madre il figlio appena partorito elargendole un po’ di danaro”.

Il buon Parenzo, tra l’incudine e il martello, è sembrato “arrampicarsi sugli specchi” nel tentativo di difendere i diritti dei gay.

Un unico intervento da parte del pubblico, un deputato penta stellato, in vacanza, che si è schierato per la famiglia tradizionale. Purtroppo non ha aperto bocca in merito all’argomento precedente: peccato.

 

Di Silverio Lamonica in condivisione con www.buongiornolatina.it

Le foto dell’articolo sono di Pier Luigi Di Viccaro

1 Comment

1 Comment

  1. polina ambrosino

    1 Agosto 2015 at 15:15

    Poveri noi… Sgarbi, esimio critico d’arte, se facesse solo quello, sarebbe un uomo di tutto rispetto, ma che vada in giro a fare il maestro di vita e a offendere a destra e a manca, è un insulto a chi lavora davvero e i soldi per sopravvivere li guadagna con fatica e non perché sa fare pagliacciate urlate… Ministri, come il Poletti, che a quanto leggo vivono in un’altra dimensione e che, vorrei tanto capire, come fanno ad occupare i posti che occupano (si diventa ministri perché?!?!?)…
    Ma perché per fare un qualunque lavoro bisogna sostenere esami, avere determinati requisiti, e per fare politica -che è ciò che fa la differenza in un paese – non occorre nulla di particolare?!?
    Il mondo va alla rovescia e noi siamo qui, spettatori della tragicommedia -se non di una farsa – che è la vita e nemmeno ci indignamo più…
    E IO PAGO, direbbe Totò…

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