Attualità

“Partono i bastimenti”, la mostra fino al 31 agosto

di Luisa Guarino

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Fino al 31 agosto gli spazi del museo civico di Ponza, in Via Roma, ospitano “Partono i bastimenti”, mostra internazionale sulla storia dell’emigrazione italiana nelle Americhe, quel “grande esodo” definito dagli studiosi il più rilevante movimento migratorio della storia del mondo. La rassegna espositiva è curata da Francesco Nicotra, direttore dei Progetti speciali Niaf (National Italian American Foundation), l’ente che ha dato il suo patrocinio all’iniziativa. L’ingresso è libero: l’orario di visita è dalle 18.30 alle 24, tutti i giorni.

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Si tratta di un racconto della storia dell’emigrazione nelle Americhe attraverso un percorso di foto e altre immagini – si legge nella scheda che accompagna la mostra – che va dalla partenza di folle di disperati sulle “carrette del mare” di fine ‘800, per arrivare ai successi raggiunti in tutti i campi, soprattutto negli Stati Uniti, dai discendenti dei nostri emigrati. Una storia che si snoda in parte attraverso i periodi più difficili del ‘900, come le due guerre mondiali, il fascismo e la grande crisi economica degli anni ’30, che vide milioni di emigrati italiani in lotta a fianco degli altri lavoratori americani.

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Il percorso espositivo è corredato da una ricca raccolta di documenti e oggetti originali – si legge sempre nella scheda -: modelli in scala di navi storiche dell’emigrazione, passaporti di varie epoche, biglietti e documenti di navigazione, riproduzioni di puzzle di Ellis Island, opuscoli di norme per gli emigranti, libri giornali e oggetti delle Little Italy, insegne e etichette di prodotti italiani degli anni ’20 come pasta e pomodori.

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Lettere e foto rare, quadri ad acquerello e ad olio di famosi transatlantici, poster delle compagnie di navigazione, orari, valigie e bauli contenenti oggetti degli emigranti: dai corredi agli strumenti musicali, dai libretti da messa al quadro del santo protettore.

Viene inoltre presentata una ricca collezione di “copielle”, piccoli spartiti originali di canzoni quasi tutte in dialetto napoletano e siciliano, in voga nelle Little Italy dei primi decenni dello scorso secolo, così come diversi bellissimi spartiti originali di tango realizzati da autori italiani, emigrati o discendenti di emigrati: nelle loro composizioni cantarono la vita di tutti i giorni nel Nuovo Mondo, passioni, illusioni e delusioni, ma anche la nostalgia per la Patria perduta.

canzoni

In una vetrina è rappresentata la ricostruzione dell’arrivo a New York, il 14 maggio 1848, della nave “Carolina” proveniente da Palermo. All’entrata nel porto il comandante Corrao, sostenitore dell’Unità d’Italia, ordinò di inalberare sul pennone più alto, per la prima volta negli Stati Uniti, il tricolore bianco, rosso e verde: un gesto che fu accolto con grande entusiasmo dagli italiani di New York, che riservarono all’equipaggio grandi festeggiamenti.
“Ma il clou della mostra – spiegano gli organizzatori – è rappresentato da una teca contenente il modello in scala (cm 220×50) e lo spaccato del famoso transatlantico ‘Giulio Cesare’. E’ la nave che negli anni ’20 del secolo scorso portò in Argentina, con altri emigranti, la famiglia del futuro Papa Francesco”.

Giulio Cesare

Anche la mostra “Partono i bastimenti” fa parte del cartellone 2015 di “Ponza Estate”, organizzato per la terza edizione dal Comune di Ponza con i proventi che entrano nelle casse comunali dalla tassa di sbarco dei turisti sull’isola.
Questo evento è costato 14.640 euro: e non è un problema se i soldi ci sono. Ho un solo rammarico. Non mi sembra che in questa storia dell’emigrazione (non l’ho ancora visitata e mi piacerebbe essere smentita) sia stato riservato uno spazio anche a quella ponzese: cosa invece auspicabile, visto che la mostra internazionale ora viene presentata proprio a Ponza.
Personalmente mi avrebbe emozionato di più osservare le immagini dei nostri avi ponzesi, sapere dei loro viaggi e del loro arrivo a “Nuova York”, piuttosto che vedere il modellino della nave dei familiari di Sua Santità. O forse la mostra correva il rischio di essere meno internazionale?

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