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La felicità secondo “Ponza d’Autore”

di Silverio Lamonica

Ponza d'Autore [1]

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La rassegna “Ponza d’Autore”, com’è noto, è nata sette anni fa grazie all’iniziativa di Gian Luigi Nuzzi e di Gennarino Greca (Hotel Santa Domitilla). Venivano presentati libri di autori noti. Quest’anno gli organizzatori hanno deciso di “uscire fuori dal seminato”, trattando i tabù. Appunto ieri, il tabù da trattare era “la felicità”.

Prima della manifestazione, alcuni addetti hanno distribuito ai presenti un bicchiere di prosecco ghiacciato, sperando – forse – di far tollerare meglio certe digressioni (il drink – per prassi – segue le manifestazioni culturali, non le anticipa).

In apertura è stato invitato a salire sul palco il sindaco Vigorelli, il quale ha annunciato l’arrivo delle gondole nel mare di Ponza; quasi un gemellaggio con la mitica Venezia, anche se i due luoghi turistici hanno entrambi un fascino irresistibile ma per motivi del tutto diversi. Nuzzi e Parenzo hanno fatto da “spalla” a Emanuela Aureli nelle sue insuperabili imitazioni della Carrà e di Mara Venier, anche lei desiderosa di provare l’ebbrezza della gondola tra le onde ponziane.

Emanuela Aureli [2]

Il “dibattito” è proseguito tra battute e provocazioni a volte gratuite di Giuseppe Cruciani e Roberto d’Agostino; quest’ultimo ha tracciato la sua biografia: ha ricordato i suoi trascorsi di bancario e in tale veste ha scoperto che la quasi totalità degli italiani evadeva le tasse, grazie alla D.C. che in questo modo assicurava a tutti la felicità, anche perché garantiva tutti i servizi grazie all’incremento del debito pubblico.

Sono quindi seguite osservazioni e battute “pruriginose” su qualche personaggio politico di primo piano, che ormai lasciano il tempo che trovano. Giusta ed opportuna, a tale proposito, l’osservazione di Simona Ventura, signora dello spettacolo e non solo: “La sfera privata va protetta”.

Simona Ventura [3]

L’interesse dell’uditorio è andato progressivamente scemando e il numero delle sedie vuote saliva in parallelo.

Io sono rimasto fino alla fine, imperterrito come Totò: “Voglio proprio vedere questo qui dove vuole arrivare!” E l’attesa è stata premiata, perché, su sollecitazione di Nuzzi, D’Agostino ha rievocato “lo schiaffo a Sgarbi” nel corso di una trasmissione televisiva diretta da Giuliano Ferrara.

roberto d'agostino [4]

Fra me e me ho detto: “E io mica mi chiamo Vittorio!”

ma tu sei felice [5]

Silverio Lamonica in condivisione con www.buongiornolatina.it [6]

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Lo schiaffo di un irriconoscibile D’Agostino (giovane e senza barba, a Sgarbi, nel 1991 – Da YouTube (inserimento a cura della Redazione)

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