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Quelle ‘marenne’: il sapore dell’infanzia
Più evocatrici dei biscottini ‘madeleine’ di Marcel Proust, le melanzane nei ‘boccacci’ (barattoli) di cui parla Sandro Vitiello (leggi qui), mi richiamano alla mente una serie di gustose ‘marenne’ che appartengono all’infanzia e all’adolescenza ponzesi. Ma era buono anche pane e provolone, con la provoletta rigorosamente Galbani, ammorbidita dal caldo estivo: una sciccherìa! E cosa dire della palatella riempita di melanzane fritte, con o senza uovo, quelle che poi si usavano per la parmigiana e sono ottime anche senza pomodoro, purché ci sia l’immancabile foglietta di basilico. Mia nonna non era una grande mangiatrice: le piacevano poche cose, ma saporite e fatte bene. Preparare queste ‘marenne’ per me e mio fratello per lei era davvero il massimo. Ma non finisce qui: quando cucinava le lenticchie, i fagioli e il brodo, immergeva le fette o i culetti di pane nella pentola che bolliva, con il mestolo bucato, stando bene attenta che nessuna briciola cadesse. Poi metteva il pane nel piatto, lo condiva con olio e sale e il gioco era fatto. Confesso che ho conservato quest’abitudine, e non ci rinuncio mai, in particolare con le lenticchie, così saporite. Ai neofiti e a chi non è di Ponza spieghiamo che la ‘marenna’ non ha niente a che fare con la ‘merenda’, quella che i bambini consumano di pomeriggio, per interrompere l’intervallo troppo lungo tra pranzo e cena.
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