Attualità

La poesia e i bambini. “Ma dove sono le parole?”

segnalato da Luisa Guarino
Ma dove sono le parole

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Ho trovato oggi a pag II dell’inserto settimanale tuttoLibri de La Stampa quest’articolo di Marco Belpoliti che mi sembra molto interessante. Parla di Chandra Livia Candiani, autrice e curatrice di poesie, che sinceramente non conoscevo finché non ne ha scritto Sandro (leggi qui), e di un libro da lei curato con Andrea Cirolla, “Ma dove sono le parole?”.

Leggendo, mi si è rafforzata l’idea espressa anche nell’Epicrisi dello scorso 12 luglio (leggi qui) secondo la quale la poesia non vada “insegnata” ai bambini ma vada fatta “emergere”, adottando la tecnica della cosiddetta “maieutica” socratiana: il metodo pedagogico fondato sulla partecipazione attiva del soggetto. Il termine è adottato anche in ostetricia, e secondo Platone, Socrate si sarebbe comportato come una levatrice, aiutando gli altri a partorire la verità, e quindi per estensione le idee… e le poesie.
Non a caso nell’articolo che vi segnalo, la stessa Chandra Livia Candiani viene definita “levatrice”.

Ecco qui di seguito la trascrizione dell’articolo de La Stampa (sotto anche in file .pdf)

 

Si arriva con l’aeroplanino tra le poesie dei bambini

di Marco Belpoliti

L’aeroplanino di carta vola nel bel mezzo della copertina; viene da fuori e ha fatto una piccola virata segnalata dal tratteggio per arrivare sin qui. Sta al centro di un campo azzurro dove compare il titolo: Ma dove sono le parole? Gli autori si trovano in alto, in corpo piccolo, ma in maiuscoletto. Più che autori sono curatori: a cura di Chandra Livia Candiani con Andrea Cirolla è scritto.
Esce nella collana «il primo amore», opera del blog letterario e politico omonimo. Sono poesie scritte da bambini che vivono nelle periferie milanesi, che oggi si definiscono multietniche, ovvero abitate dagli immigrati che giungono da tutte le parti del mondo.

Chandra Livia Candiani è una poetessa che fa scuola in quelle periferie della città e del mondo. Insegna poesia nelle scuole.
Bellissimo il brano in cui racconta i suoi viaggi sui tram con le panche di legno diretta verso quei territori estremi di Milano (leggi in seguito – NdR). Il suo sguardo è limpido e profondo. Con questi occhi entra nelle classi e lavora con i ragazzi. Come? Con la voce, il silenzio, il corpo, la memoria, le parole. Ma dove sono le parole?, si domanda giustamente il titolo. Nel corpo, si dovrebbe rispondere. Ci sono e non si vedono. Ogni tanto escono.
Dopo aver interagito con 1.400 ragazzi, tra i nove e i dieci anni, Chandra Livia Candiani ha raccolto queste poesie in otto sezioni. Aiutata da Andrea Cirolla che la intervista, la fa parlare e commenta il lavoro, la poetessa mostra la sua didattica fatta di atti unici, tanti quanti sono i ragazzi che ha lì davanti. Le poesie raccolte tra tantissime scritte sono bellissime: commoventi, sincere, dirette, sorprendenti, affascinanti.
Una lingua la loro che parla di tutto ciò che fa parte dell’umano, dal dolore all’amore, dal desiderio all’amicizia. Nostalgia e speranza sono i sentimenti dominanti, più di paura e angoscia, perché le voci bambine non sono condizionate dalle nevrosi e dalle paranoie degli adulti. Sono vergini al mondo e agli altri anche se, come i bimbi rom, han-no molto vissuto. Uno sguardo il loro aperto sul mondo. Ci sono piccoli racconti celati dentro i versi e anche nelle note in corpo piccolo dell’autrice.

Dire autrice non significa che ha scritto lei; meglio sarebbe dire: levatrice. Fa uscire le parole con il suo tocco vocale.
Un libro di rara eleganza forma-le ed estetica che Malica Worms ha interpretato con il suo consueto tocco discreto: lettering e stile pulito, sobrio, elegante. Grazie per questo dono editoriale.

«Ma dove sono le parole?» (a cura di C. Livia Candiani, Andrea Cirolla) Effigie, pp. 194, € 12).

 

Il file .pdf dell’articolo: Da La Stampa. A proposito di poesia

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