Ambiente e Natura

Una guida per riconoscere i propri mostri. Con un’appendice sui mostri marini (4)

di Sandro Russo
A sea monster from the ‘Carta Marina,’ the map of Scandinavia and Iceland produced between 1527 and 1539 by Olaus Magnus

 

Confortato dall’interesse suscitato dalle mappe proposte da Biagio Vitiello (leggi qui) e Enzo Bonifacio (leggi qui) provo a concludere la ‘mostruosa’ monografia iniziata svariati mesi fa.

Dove si parla – finalmente – di mostri marini.
Non che sul sito non siano mai stati menzionati, anzi!
Delle creature degli abissi hanno scritto Adriano Madonna (leggi qui) ed io stesso, per il versante delle curiosità abissali (leggi qui), sempre con riferimento ad esseri realmente esistenti e scientificamente classificati.

Ma non è sempre stato così: i mostri marini hanno popolato l’immaginario dell’uomo fin dall’alba dei tempi; i miti e le leggende di popoli diversi sono pieni di loro descrizioni e immagini più o meno fantasiose di essi sono state riportate in mappe e codici miniati.

Sea Monster map... Cover

Un libro fondamentale per gli appassionati del genere – Antiche Carte & Mostri – è uscito nel 2013, in forma di volume illustrato pubblicato dalla British Library: Sea Monsters on Medieval and Renaissance Maps, una raccolta di mappe geografiche che vanno dal decimo al sedicesimo secolo. Ne è autore Chet Van Duzer, ricercatore americano nonché cartografo alla Biblioteca del Congresso americano, a Washington.
In appendice riportiamo una sintesi in file .pdf di otto pagine dell’opera.

La pubblicazione è stata adeguatamente recensita in un ‘paginone’ dedicato da “La Domenica di Repubblica” del 24 agosto 2014 (file .pdf anch’esso riportato in fondo al presente articolo). Il volume di Van Duzer così come l’articolo riportato sono corredati da immagini dalla Carta nautica disegnata nel 1570 dal cartografo fiammingo Abraham Ortelius, che illlustra i mostri marini che si pensava circondassero l’Islanda.

Mostri.3

L’illustratore fiammingo ha realizzato questa carta nel 1603. La mappa mostra lo Steipereidur (qui sopra, in primo piano), un mostro marino che si pensava aiutasse i naviganti dagli attacchi delle balene

Nell’articolo vengono riportate tra l’altro le affermazioni dell’Autore Chet Van Duzer, in qualità di esperto mondiale di mappe antiche:
(…) “Nel Medioevo esistevano tre tipi principali di mappa, ovvero i generici mappae mundi, le carte nautiche e quelle che comparivano nei manoscritti della Geografia di Tolomeo. Molti degli ultimi due tipi vennero prodotti nel vostro Paese”.
Era nato nel 1530 a Castiglion Fiorentino, ad esempio, uno dei più grandi innovatori del settore, ovvero Tommaso Porcacchi, che a Venezia nel 1572 pubblicò L’isole più famose del mondo, un volume che oggi si può sfogliare su Google Books, e dove si legge ad esempio la “descrittione dell’isola lamaica, ora detta di S. Iacopo”, che “ha nel mezo un monte, ma tanto piacevole, che chi lo sale non par punto che salga”.
La vera svolta si ha nella seconda metà del sedicesimo secolo, quando appaiono mostri totalmente inventati. In altre parole, iniziano ad avere una funzione meramente decorativa sulle mappe.
Nel diciassettesimo i ritratti dei giganti del mare si fanno sempre più realistici, l’uomo sta imparando a dominare le acque e le loro bestie, che infatti pian piano escono di scena (…)”

Colossal_octopus_by_Pierre_Denys_de_Montfort (1820)

Piovra mostruosa, di Pierre Denys de Montfort (1820). Soprattutto in ambito nordico troviamo il Kraken, una piovra (tuttora in tedesco der Krake significa piovra) dalle immense dimensioni, il cui mito si è diffuso soprattutto tra i marinai nel XVIII secolo.

Mostro.1

 

E’ incluso nel ‘paginone’ de “La Domenica di Repubblica” anche un dotto commento di Michele Mari (*) che qui integralmente riportiamo:

Nessun kraken è un’isola
di Michele Mari

Nel Manuale di zoologia fantastica, scritto in collaborazione con Margarita Guerrero, Borges inventò solo pochi animali: perlopiù attinse ai favolosi bestiari della tradizione classica e medioevale, e alle opere di due autori insospettabili come il vescovo svedese Olao Magno e il vescovo danese Erik Pontoppidan. Dall’alto della loro autorità i due prelati autorizzarono numerose dicerie popolari trasmettendo il brivido della teratologia agli ambienti accademici: il primo con una Historia de gentibus septentrionalibus (1555) traboccante di mostri marini, il secondo con una ponderosa Storia naturale della Norvegia (1753-69), nei cui volumi il discorso torna più volte, quasi ossessivamente, sul leggendario kraken, le cui dimensioni e la cui subdola immobilità sarebbero state responsabili dell’individuazione di isole inesistenti.

Se nella cartografia antica subito sotto le cose del Nordafrica c’era scritto “Hic sunt leones”, all’altezza dell’Islanda e della Scandinavia incominciava la terra dei mostri, preferibilmente marini. Ma a differenza dei mostri biblici e di quelli classici, con i quali Dio o gli Dei puniscono i reprobi o cimentano gli scettici (dal leviatano al pesce di Giona, dal drago di Andromeda alle sirene di Ulisse), i mostri del nord sono laici, e appartenendo al clima e al paesaggio, esprimono la normalità delle cose.
Questa fisiologica continuità con lo spazio e nello spazio è testimoniata dalla grande quantità di mostri marini che popolano le mappe rinascimentali e barocche; in molti casi l’archetipo grafico di queste figure è una delle magnifiche xilografie con cui Ulisse Aldrovandi illustrò la propria Monstrorum Historia, pubblicata postuma nel 1642.

Stilizzato e dunque esorcizzato, il mostro diventa un fregio grazioso al pari di una rosa dei venti o di una cornucopia, e ci vorrà molto tempo perché riacquisti il suo originario potere di perturbare. Paradossalmente questo avverrà solo quando la moderna cartografia, escludendo i mostri dal proprio orizzonte, avrà restituito loro la libertà.
A pronunciare parole decisive sulle gigantesche e micidiali creature dei mari, allora, non saranno più i teologi e i naturalisti, ma i romanzieri come Melville, che non a caso, nei capitoli 55-57 di Moby Dick , esercitò un certo sarcasmo sulle raffigurazioni tradizionali dei capodogli, troppo spaventosi in essenza per aver bisogno di decorazioni.”

Aspidochelone

L’aspidochelone da “De Piscium et aquatilium animantum natura” di Konrad Gessner (XVI secolo)

 

Come concludere questa antologia di mostri (teratologia) che così tanto tempo ha impiegato a concludersi sul sito. Sembra evidente che la nostra insicurezza e paura dell’ignoto trova sempre nuove forme per esprimersi. Ne troviamo tracce nei miti, nella letteratura, nel cinema. Mancava l’immaginario sui mostri marini e in quest’ultimo articolo abbiamo provato a colmare la lacuna, ma l’argomento è tutt’altro che esaurito: stiamo affrontando mostri molto reali – in forma di uomini incappucciati di nero – e minacce globali (economiche, planetarie, esistenziali).
È da nostalgici dire che preferivamo il buio di prima, con i brividi che ci correvano lungo la schiena e i bei mostri di una volta, con le fauci spalancate?

ÔSt. Brendan and his monks celebrate Easter mass on the back of the giant whale JasconiusÕ; map by Honorius Philoponus, 1621

San Brendano e i suoi monaci celebrano la messa di Pasqua sul dorso della balena-isola Jasconius. Dalla mappa di Honorius Philoponus, 1621

 

Note

La prima immagine dell’articolo riproduce la “Charta Marina”, una mappa della Scandinavia e dell’Islanda prodotta tra 1527 and 1539 by Olaus Magnus

File .pdf libro Van Dozier: Sea Monsters on Medieval and Renaissance Maps

File .pdf “Domenica di Repubblica”: Da ‘Domenica di Repubblica’. 24 agosto 2014. Mare Mostrum

(*) – Michele Mari. Docente di Letteratura italiana all’Università statale di Milano: uno dei migliori e più originali scrittori italiani contemporanei

 

Mostro.2

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[Una guida per riconoscere i propri mostri. Con un’appendice sui mostri marini (4) – Fine]

Per tutti gli articolo della serie digitare – Riconoscere i propri mostri – nel riquadro ‘Cerca nel Sito’, in Frontespizio

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