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Una guida per riconoscere i propri mostri. Con un’appendice sui mostri marini (4)
Confortato dall’interesse suscitato dalle mappe proposte da Biagio Vitiello (leggi qui) e Enzo Bonifacio (leggi qui) provo a concludere la ‘mostruosa’ monografia iniziata svariati mesi fa. Dove si parla – finalmente – di mostri marini. Ma non è sempre stato così: i mostri marini hanno popolato l’immaginario dell’uomo fin dall’alba dei tempi; i miti e le leggende di popoli diversi sono pieni di loro descrizioni e immagini più o meno fantasiose di essi sono state riportate in mappe e codici miniati. Un libro fondamentale per gli appassionati del genere – Antiche Carte & Mostri – è uscito nel 2013, in forma di volume illustrato pubblicato dalla British Library: Sea Monsters on Medieval and Renaissance Maps, una raccolta di mappe geografiche che vanno dal decimo al sedicesimo secolo. Ne è autore Chet Van Duzer, ricercatore americano nonché cartografo alla Biblioteca del Congresso americano, a Washington. La pubblicazione è stata adeguatamente recensita in un ‘paginone’ dedicato da “La Domenica di Repubblica” del 24 agosto 2014 (file .pdf anch’esso riportato in fondo al presente articolo). Il volume di Van Duzer così come l’articolo riportato sono corredati da immagini dalla Carta nautica disegnata nel 1570 dal cartografo fiammingo Abraham Ortelius, che illlustra i mostri marini che si pensava circondassero l’Islanda. L’illustratore fiammingo ha realizzato questa carta nel 1603. La mappa mostra lo Steipereidur (qui sopra, in primo piano), un mostro marino che si pensava aiutasse i naviganti dagli attacchi delle balene Nell’articolo vengono riportate tra l’altro le affermazioni dell’Autore Chet Van Duzer, in qualità di esperto mondiale di mappe antiche: Piovra mostruosa, di Pierre Denys de Montfort (1820). Soprattutto in ambito nordico troviamo il Kraken, una piovra (tuttora in tedesco der Krake significa piovra) dalle immense dimensioni, il cui mito si è diffuso soprattutto tra i marinai nel XVIII secolo.
E’ incluso nel ‘paginone’ de “La Domenica di Repubblica” anche un dotto commento di Michele Mari (*) che qui integralmente riportiamo: Nessun kraken è un’isola Nel Manuale di zoologia fantastica, scritto in collaborazione con Margarita Guerrero, Borges inventò solo pochi animali: perlopiù attinse ai favolosi bestiari della tradizione classica e medioevale, e alle opere di due autori insospettabili come il vescovo svedese Olao Magno e il vescovo danese Erik Pontoppidan. Dall’alto della loro autorità i due prelati autorizzarono numerose dicerie popolari trasmettendo il brivido della teratologia agli ambienti accademici: il primo con una Historia de gentibus septentrionalibus (1555) traboccante di mostri marini, il secondo con una ponderosa Storia naturale della Norvegia (1753-69), nei cui volumi il discorso torna più volte, quasi ossessivamente, sul leggendario kraken, le cui dimensioni e la cui subdola immobilità sarebbero state responsabili dell’individuazione di isole inesistenti. Se nella cartografia antica subito sotto le cose del Nordafrica c’era scritto “Hic sunt leones”, all’altezza dell’Islanda e della Scandinavia incominciava la terra dei mostri, preferibilmente marini. Ma a differenza dei mostri biblici e di quelli classici, con i quali Dio o gli Dei puniscono i reprobi o cimentano gli scettici (dal leviatano al pesce di Giona, dal drago di Andromeda alle sirene di Ulisse), i mostri del nord sono laici, e appartenendo al clima e al paesaggio, esprimono la normalità delle cose. Stilizzato e dunque esorcizzato, il mostro diventa un fregio grazioso al pari di una rosa dei venti o di una cornucopia, e ci vorrà molto tempo perché riacquisti il suo originario potere di perturbare. Paradossalmente questo avverrà solo quando la moderna cartografia, escludendo i mostri dal proprio orizzonte, avrà restituito loro la libertà. L’aspidochelone da “De Piscium et aquatilium animantum natura” di Konrad Gessner (XVI secolo)
Come concludere questa antologia di mostri (teratologia) che così tanto tempo ha impiegato a concludersi sul sito. Sembra evidente che la nostra insicurezza e paura dell’ignoto trova sempre nuove forme per esprimersi. Ne troviamo tracce nei miti, nella letteratura, nel cinema. Mancava l’immaginario sui mostri marini e in quest’ultimo articolo abbiamo provato a colmare la lacuna, ma l’argomento è tutt’altro che esaurito: stiamo affrontando mostri molto reali – in forma di uomini incappucciati di nero – e minacce globali (economiche, planetarie, esistenziali). San Brendano e i suoi monaci celebrano la messa di Pasqua sul dorso della balena-isola Jasconius. Dalla mappa di Honorius Philoponus, 1621
Note La prima immagine dell’articolo riproduce la “Charta Marina”, una mappa della Scandinavia e dell’Islanda prodotta tra 1527 and 1539 by Olaus Magnus File .pdf libro Van Dozier: Sea Monsters on Medieval and Renaissance Maps File .pdf “Domenica di Repubblica”: Da ‘Domenica di Repubblica’. 24 agosto 2014. Mare Mostrum (*) – Michele Mari. Docente di Letteratura italiana all’Università statale di Milano: uno dei migliori e più originali scrittori italiani contemporanei
. [Una guida per riconoscere i propri mostri. Con un’appendice sui mostri marini (4) – Fine] Per tutti gli articolo della serie digitare – Riconoscere i propri mostri – nel riquadro ‘Cerca nel Sito’, in Frontespizio Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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