Racconti

Memo 30. Titì e i gioielli di famiglia

La RedazioneTitì

 

Io qua ci sono arrivato nel ’35 insieme a Sandro.

Quando i confinati lasciarono Lipari, mia isola natìa, io rischiai di rimanere abbandonato. Allora armai un bordello che ancora se lo ricordano: abbaiai, corsi avanti e indietro sul molo, poi mi buttai in mare e tentai di raggiungere la nave. Io nuotavo con tutte le mie forze ma il piroscafo era sempre più distante; quando ero oramai allo stremo, il comandante fece fermare la nave e io fui issato a bordo tra applausi, baci, abbracci e pure qualche lacrimuccia.

A Ponza ci stabilimmo nei Cameroni; i Cameroni – o Aula Consiliare come la chiamano al giorno d’oggi – sono dunque casa mia.

In ottant’anni ne è passata di gente, qua dentro: mentre stanno qua, vengono trattati come delinquenti o come fessacchiotti; poi, a distanza d’anni, si parla di loro come eroi e come arche di scienza. E’ successo a Pietro, a Giorgio, a Umberto e a tanti altri  vecchi amici miei, che qua erano confinati delinquenti e, dopo qualche anno, sono diventati deputati, senatori, addirittura Presidente della Repubblica come nel caso di Sandro mio.

Invece gli amici dei tempi recenti, ‘Antonio’ delle Forna e ‘Rosario’ di Santa  Maria, non hanno fatto carriera; però, chi se l’aspettava che, come sta dicendo l’amico mio di oggi, fossero tanto esperti di finanza… L’amico mio dice che hanno confezionato il pacchetto del bilancio con raffinata maestria e che ci è voluto una professionista con trent’anni di esperienza per sbrogliare il nastro. E bravo Rosario! …E bravo Antonio! E chi li aveva apprezzati mentre stavano qua, dentro a questi Cameroni..?

Adesso, come dice l’amico mio, per ripianare il bilancio, bisogna vendere i gioielli di famiglia (della famiglia nostra, s’intende); noi potremmo vendere Antonio e Rosario ai greci: darebbero una mano a Varoufakis, gli “confezionerebbero” a regola d’arte il bilancio che, al pari del nostro, sta ‘nu poco ‘nguaiato, così ad Atene starebbero quieti per almeno quattro anni che è il tempo minimo per accorgersi degli ‘nguacchi che i due super-esperti combinano…
Poi, se per ripianare il debito fossimo costretti a privarci di qualche altro gioiellino, vorrà dire che affronteremo il sacrificio; con la morte nel cuore cederemmo “i gioielli” attualmente in carica alla Turchia, agli Emirati, all’Arabia Esaurita.

Accompagneremmo alla nave i gioielli in partenza, con corteo, banda e statua di san Silverio: Ma certo, chesta vota io a mare nun me votto!
F.to Titì

 

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