Ambiente e Natura

Localismi e Drammi: siamo sempre in Provincia di Napoli

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

provincia di napoli

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Da dove comincio? Dell’editoriale del prof. Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, apparso sul “Corriere della Sera” lo scorso 11 giugno dal titolo significativo: “La palude del localismo politico” dove De Rita – che si definisce “cultore del localismo economico – sostiene che “il localismo politico” cioè la politica nei nostri Comuni “è diventato la palude di tutti i problemi e di tutte le pulsioni squisitamente territoriali e localistiche”.

A livello locale sostiene De Rita “non c’è nessuna tensione di responsabilità verso i problemi esterni” tanto che “il localismo politico sta uccidendo la politica sia quella operante localmente sia quella nazionale se è vero che oggi in tante regioni del Paese i partiti non esistono più”.

Secondo De Rita – che negli anni ’90 fu il protagonista della grande speranza dei Patti Territoriali nel Mezzogiorno per “l’autopropulsione” dello “sviluppo locale – “la politica nazionale deve farsi carico del problema” non con una “verticalizzazione delle decisioni” ma bisogna “ripartire dai “fondamentali” della politica”.

Il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlando nel corso di un convegno in ricordo del prof. Gustavo Minervini a Napoli dice senza mezzi termini che “nel Mezzogiorno delle politiche di programmazione e dell’intervento straordinario non c’è più traccia” e che “non esiste una strategia e non esistono strumenti per lo sviluppo del Sud del nostro Paese” mentre per Napoli che del Mezzogiorno è la capitale “si sono dissolti i progetti importanti” ed il riferimento è al mega-progetto per la riqualificazione, il rilancio e la nuova utilizzazione dell’ ex-Italsider di Bagnoli che sta sul tappeto da almeno 30 anni con una montagna di soldi pubblici spesi senza arrivare ad una riqualificazione di un’area vasta quanto una città oggi archeologia industriale di un disegno impossibile. La riqualificazione di Bagnoli è il dramma di Napoli che nessuna amministrazione comunale in trent’anni ha saputo risolvere.

La situazione di Napoli è talmente grave che il filosofo Roberto Esposito la definisce” crisi irreversibile” perché “le forze produttive non riescono ad esprimere nulla” mentre la società civile è immobile e senza consenso tanto che “alle iniziative culturali partecipano 15 persone”.

“Domina una visione provinciale – ha detto Esposito nella sua lunga intervista a “La Repubblica – e perfino l’ Università non dà una vera attenzione al Mezzogiorno” e per il Governo Renzi “il Mezzogiorno non è considerato” tanto che non è stato istituito, come si sperava, un Ministero per il Mezzogiorno perché  “a Roma non interessa”.

Il mio caro amico Osvaldo Cammarota, uno dei più validi operatori di sviluppo e coesione territoriale che condivide e partecipa a quanto stiamo facendo da 4 anni come Osservatorio sui fenomeni socio economici dell’isola d’ Ischia (OSIS) per la Coesione economica dell’ isola d’Ischia con il progetto dei 16 punti per Casamicciola, è intervenuto su “La Repubblica” sulla “rete degli enti locali e lo sviluppo” sostenendo che in Campania che è costituita da 550 Comuni “bisogna superare i localismi, municipalismi e particolarismi settoriali” e bisogna creare “sistemi locali di sviluppo con una radicale riorganizzazione del sistema delle autonomie locali” con “dimensioni più prossime al territorio” ma il punto centrale è “la formazione di una nuova classe dirigente”. E’ significativa l’ osservazione di Cammarota: “una radicale riorganizzazione del sistema delle autonomie locali”. Ci sono in Campania solo 45 Sistemi Territoriali di Sviluppo definiti dalla stessa Regione Campania nel 2008 con un Piano Territoriale ma 550 Comuni!!!

Insomma quei quattro interventi – il più grande sociologo italiano, l’ ex-presidente della Repubblica, un grande intellettuale, un grande esperto di sviluppo locale – a mio parere sono la prova di un malessere diffuso di tutto il Mezzogiorno d’Italia anche da noi nell’isola d’Ischia con il nostro “localismo politico senza partiti”, con il “localismo economico” incapace di prospettare ed attuare risoluzioni ai problemi perpetui, con i nostri progetti di sviluppo locale più difficili come il recupero del complesso Pio Monte della Misericordia di Casamicciola che sta all’ isola d’Ischia come Bagnoli a Napoli che vengono proposti da una società civile attraverso “associazioni culturali” alle cui manifestazioni anche qui non partecipano che “15 persone”.

Anche da noi qui nelle nostre realtà dell’isola d’ Ischia c’è una “crisi irreversibile e c’è sfiducia reciproca tra politica e cultura” come dice Roberto Esposito per Napoli-Capitale.

Questo stato di cose mi ha riportato indietro di 42 (quarantadue) anni ed ad un articolo che apparve su “Il Giornale d’ Ischia” – dove ho maturato come ho sempre detto la mia fondamentale esperienza professionale con l’amico indimenticabile Franco Conte (1938-1988) – del 4 febbraio 1973 scritto dall’amico di ieri e di oggi Franco Borgogna dal titolo provocatorio: “Ischia non è più provincia di Napoli”.

Mettemmo l’articolo in prima pagina del nostro settimanale perché Franco Borgogna sosteneva una tesi provocatoria analizzando il degrado civile di Napoli-Capitale che Ischia doveva passare “sopra la testa” di Napoli e agganciare la nostra realtà isolana direttamente ai filoni culturali lontani e diversi da quelli napoletani” con una “politica civile autonoma di cui ci stiamo facendo instancabili paladini”.

Era una provocazione civile, un appello contro quello che il prof. Edoardo Malagoli chiamava – dieci anni dopo quell’ articolo di Borgogna – “l’ ottundimento delle coscienze”, ma che acquistava validità non solo per l’ isola d’Ischia ma anche per la città di Napoli.

42 anni dopo quell’ articolo constatiamo la decadenza economica e culturale di Napoli con una scadente classe dirigente a tutti i livelli come abbiamo visto ed addirittura con un quadro legislativo peggiorativo perché neanche formalmente esiste un Ministero per il Mezzogiorno mentre un consigliere comunale di Napoli, Gennaro Esposito, dice che politici ed amministratori locali non conoscono nemmeno le modalità di accensione dei fondi europei che oggi sono l’unica e l’ultima occasione per risollevare l’economia locale e accrescere l’occupazione.

Siamo ancora in provincia di Napoli anche se l’Ente Provincia non esiste più ed al suo posto è stata istituita la Città Metropolitana di Napoli con 92 Comuni fra i quali i sei dell’ isola d’ Ischia ed i due di Capri e quello di Procida la cui “assemblea dei sindaci” ha proprio in questi giorni approvato a maggioranza con soli 46 voti e non senza polemiche lo Statuto che dovrà essere vistato però dal Governo. C’è “localismo politico” anche nell’ assemblea “metropolitana” dei sindaci tanto che l’ avv. Benedetto Migliaccio, sindaco f.f. di Vico Equense e che è nostro concittadino “storico” ha inviato una lettera aperta ai suoi colleghi.

Siamo come ischitani, capresi, procidani nella “Città Metropolitana“, nella “Regione Campania” e nel Mezzogiorno e non abbiamo alternative ad una grande riscossa civile partendo proprio da una “radicale riorganizzazione del sistema delle autonomie locali” e dal coraggio di proporre un “Distretto Turistico delle isole Napoletane” che sono le tre partenopee ( Ischia, Capri e Procida)

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e le due ponziane ( Ventotene e Ponza)
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oltre le obsolete “province” e “regioni” perché un simile “Distretto” affonderebbe le sue radici nella Storia e getterebbe semi preziosi per una nuova economia turistica nell’interesse delle Isole Napoletane.

Casamicciola, 14 giugno 2015

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