Faro della Guardia

La soluzione del vecchio padre

di Sandro Russo

 

La proposta di Biagio Vitiello di “fare qualcosa” per smuovere la situazione stagnante che si è determinata riguardo al Faro della Guardia (leggi qui, il commento), mi ha ricordato un storia – assolutamente vera – cui sono stato testimone parecchi anni fa, che qui può essere riportata quasi a titolo di apologo.

Quando ero giovane universitario di belle speranze e cuore puro – alla Casa dello Studente di Roma negli anni ’70 – avevo vari amici calabresi; con un paio di loro avevo particolarmente legato (studio matto e poker a gogò, e sempre spiantati in canna).

Accadde una volta che uno di loro, Andrea, entrò in grande apprensione perché doveva far venire dalla Calabria e far ricoverare il padre, piuttosto anziano con seri problemi di vista, in Clinica Oculistica al Policlinico.
Già allora c’erano problemi con i ricoveri, e il povero Andrea fidando nella sua posizione di studente di Medicina al 5° anno, andava tutte le mattine a parlare con questo e quello dei vari “professori” che dovevano autorizzare il ricovero.
Provava e riprovava, ma nessuno gli dava la certezza di un posto letto. Per un po’ tentò di ritardare la venuta del padre, ma costui – altra generazione e altro approccio alla vita – un giorno si presentò comunque a Roma e Andrea fu ospite a turno nelle nostre camere (in brandina da campeggio) perché gli aveva ceduto la sua stanza.

Venne la mattina che partirono di buon’ora per effettuare l’agognato ricovero: il povero figlio era molto preoccupato, mentre il padre mostrava una sicurezza quasi incosciente che il povero Andrea non osava deludere (noi che conoscevamo la struttura, eravamo ben partecipi delle sue ansie).

Verso l’una vedemmo ritornare Andrea da solo, piuttosto stravolto e pensammo che tutto fosse andato a posto.
Sì e no..!
Con voce affranta fu lui stesso a raccontarci cos’era successo: avevano aspettato tutta la mattinata, vedendosi passare davanti quelli che avevano già il posto prenotato; poi gli altri che dovevano fare la visita. Ogni tanto Andrea si metteva il camice e entrava negli Ambulatori per perorare la causa del padre, ma pareva che proprio il posto non ci fosse.
Il padre zitto e buono, ma dopo l’ultimo ritorno del figlio a mani vuote, gli disse (più o meno): “Figlio mio, non ti stupire e non ti preoccupare qualunque cosa succeda: adesso ci penso io”.
Ciò detto rimase seduto tranquillo. Poi all’improvviso si alzò e schiantò per terra in mezzo alla sala d’aspetto.
Grande affaccendarsi intorno a lui di infermieri e medici e lo stesso Andrea per poco non ci rimaneva secco… il risultato fu l’anziano signore fu portato con tutta urgenza al piano e la faccenda fu risolta.

Questa storia – diventata presto di pubblico dominio alla Casa – ci dette molto da pensare; ne discutemmo per giorni (come si era abituati a fare allora, dividendoci in opposte fazioni pro- e contro); c’erano quelli contrari a quel modo di agire, che stigmatizzavano come “vecchia furbizia meridionale”; i favorevoli invece citavano a sostegno il saggio La disobbedienza civile di Henri David Thoureau (*).

Anticipo l’obiezione del ‘benpensante di turno – “Ma se tutti facessero così..!?” – e preciso che questa via non è né facile né sicura, anzi richiede alte doti di etica e impegno personale; ma faccio anche la domanda opposta: “Se nessuno facesse così, quando e perché dovrebbero cambiare i moloch immutabili delle istituzioni cristallizzate nella loro inerzia?”.

Da allora ho vissuto una vita di cittadino “che rispetta delle leggi e paga le tasse”, ma mi è restata l’idea che quando si sono esperite tutte le vie possibili senza successo, quando si è proprio alla disperazione, solo un atto di apparente follia riesce a sbloccare una situazione statica che sembra non si possa smuovere.

Thoreau H.D. Walden e Saggio

 

Nota

(*) – Nel 1848 lo scrittore americano Henry David Thoreau fu incarcerato per non aver pagato una tassa che il governo americano aveva imposto ai cittadini per portare guerra al Messico.
Rilasciato dietro cauzione (versata da una parente contro la sua stessa volontà), Thoreau pronunciò l’anno dopo, durante una pubblica assemblea, un discorso che sarebbe poi stato pubblicato e avrebbe ispirato tantissime persone, alcune molto conosciute e influenti, nei decenni a venire. Il titolo di questa sua orazione era Resistenza al governo civile, poi mutato in Saggio sulla Disobbedienza civile, con cui divenne noto ai più.

Disobbedienza civile

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