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“Raccontare il mare”, di Björn Larsson (2)

proposto da Sandro Russo

Raccontare il mare. Fronte retro [1]

 

Per l’articolo precedente, leggi qui [2]

Continuo la lettura del libro-saggio di Larsson da centellinare come i vini di pregio e mi soffermo sull’indice pieno di promesse.
Lo riporto qui di seguito:

Sommario libro Larsson [3]Sommario (cliccare per ingrandire)

 

Da dove cominciare? Saltabeccando qua e là, come detta l’umore.

Francesco Biamonti e il suo libro “Attesa sul mare” sono già stati citati su questo sito dal comandante di navi e scrittore Gianni Paglieri in due suoi articoli (leggi qui [4]).

Scrive Paglieri: “Francesco Biamonti prima di tutto, che personalmente ritengo uno scrittore di valore europeo, la cui scrittura è frutto di un grandissimo e faticoso lavoro di sottrazione. La scrittura di Biamonti non spiega… è un invito a riflettere, a immaginare, a sognare a volte. Il paesaggio è quello del ponente ligure, quello che si vede da casa sua. Su ogni cosa prevalgono i riflessi e i colori del mare, il mare che assedia la costa, il mare aperto, il mare visto dall’alto, il mare visto attraverso i pini… ‘il tremolar della marina’ di Dante. La macchia mediterranea è descritta con competenza e con precisione. Scrittura, paesaggio, personaggi, vicende, sono essenziali, veri, un invito a riflettere su di noi.

Larsson riporta qualche brano dal suo libro (lo stesso citato da Paglieri) e sottolinea l’atmosfera prevalente dei libri di Biamonti: la malinconia.

L’uomo di terraferma crede che il marinaio sia felice di andare, non sa che è intessuto di angoscia e sogni e che gli sembra di percorrere una via che non conduce a nessun luogo. Per questo si affeziona agli strumenti che gli fanno tenere le rotte e lo porteranno da qualche parte. Il marinaio non arriva mai nel suo, non ha possessi, il suo sguardo anche più attento è sempre muto. Parla per farsi compagnia, oppure tace, e quando parla, spesso delira, non vuol convincere nessuno”.

[Da: “Attesa sul mare” di Francesco Biamonti (1928-2001)]

Francesco Biamonti, tra l’altro – in base a informazioni raccolte dallo stesso Larsson dal fratello dello scrittore che è stato marinaio – non avrebbe mai messo piede su una nave e quanto conosceva dal mare l’avrebbe appreso da lui. Un bell’esempio di trasposizione fantastica di un mondo conosciuto solo per ‘sentito dire’; per certi versi un’operazione simile a quella compiuta da Salgari nei suoi romanzi sull’Oriente misterioso.

 

Chi invece ha navigato davvero è Conrad, l’immenso Conrad di cui Larsson analizza soprattutto un libro definito “il mio più intimo” dallo stesso scrittore inglese: “Lo specchio del mare” (1906).

E anche di Conrad ha scritto diffusamente Gianni Paglieri (in cinque articoli) a proposito della vicenda e del personaggi di un altro suo libro, “Il Negro del Narciso” (1897): digitare il titolo nel riquadro ‘Cerca nel Sito’, in Frontespizio.

Ancora Larsson:
“Il mare è uno specchio perché riflette fedelmente la nostra immagine. In mare non vale la pena di fingere o salvare le apparenze. Finzione e millanteria sono presto punite. Conrad parla dei suoi anni in mare come “di quel genere di esperienza che insegna a poco a poco all’uomo a vedere e a sentire”.

Conrad. Lo specchio del mare [5]

Così Larson conclude il sua breve saggio su Conrad:
“Qual è infine l’immagine di Conrad che ci rimanda il suo specchio del mare? In primo luogo, quella di un marinaio esperto che sa di cosa parla e che, proprio per questo, vuole farci capire che bisogna amare la vita in mare per quello che è, non per quello che ci piacerebbe che fosse. È anche, credo, quella di un uomo profondamente solo, senza amici e senza amori, ma allo stesso tempo profondamente solidale con gli altri. Un uomo che ha sempre provato a fare del proprio meglio, che fosse per scrivere il reale o per manovrare una nave. Un uomo fuori dal comune, che si ha il diritto di non amare o di non capire, ma che si ha il dovere di stimare e rispettare, un uomo giusto ed esigente che avrebbe meritato di essere più felice. È, infine, l’immagine di un grande scrittore che, come tanti altri, ha sacrificato una parte della propria felicità per farci capire meglio gli uomini e la vita.

[“Raccontare il mare”, di Björn Larsson (2)Continua qui (3) [6]]

Per l’articolo precedente (1), leggi qui [2]