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“Raccontare il mare”, di Björn Larsson (2)proposto da Sandro Russo
Per l’articolo precedente, leggi qui Continuo la lettura del libro-saggio di Larsson da centellinare come i vini di pregio e mi soffermo sull’indice pieno di promesse.
Da dove cominciare? Saltabeccando qua e là, come detta l’umore. Francesco Biamonti e il suo libro “Attesa sul mare” sono già stati citati su questo sito dal comandante di navi e scrittore Gianni Paglieri in due suoi articoli (leggi qui). Scrive Paglieri: “Francesco Biamonti prima di tutto, che personalmente ritengo uno scrittore di valore europeo, la cui scrittura è frutto di un grandissimo e faticoso lavoro di sottrazione. La scrittura di Biamonti non spiega… è un invito a riflettere, a immaginare, a sognare a volte. Il paesaggio è quello del ponente ligure, quello che si vede da casa sua. Su ogni cosa prevalgono i riflessi e i colori del mare, il mare che assedia la costa, il mare aperto, il mare visto dall’alto, il mare visto attraverso i pini… ‘il tremolar della marina’ di Dante. La macchia mediterranea è descritta con competenza e con precisione. Scrittura, paesaggio, personaggi, vicende, sono essenziali, veri, un invito a riflettere su di noi. Larsson riporta qualche brano dal suo libro (lo stesso citato da Paglieri) e sottolinea l’atmosfera prevalente dei libri di Biamonti: la malinconia. L’uomo di terraferma crede che il marinaio sia felice di andare, non sa che è intessuto di angoscia e sogni e che gli sembra di percorrere una via che non conduce a nessun luogo. Per questo si affeziona agli strumenti che gli fanno tenere le rotte e lo porteranno da qualche parte. Il marinaio non arriva mai nel suo, non ha possessi, il suo sguardo anche più attento è sempre muto. Parla per farsi compagnia, oppure tace, e quando parla, spesso delira, non vuol convincere nessuno”. [Da: “Attesa sul mare” di Francesco Biamonti (1928-2001)] Francesco Biamonti, tra l’altro – in base a informazioni raccolte dallo stesso Larsson dal fratello dello scrittore che è stato marinaio – non avrebbe mai messo piede su una nave e quanto conosceva dal mare l’avrebbe appreso da lui. Un bell’esempio di trasposizione fantastica di un mondo conosciuto solo per ‘sentito dire’; per certi versi un’operazione simile a quella compiuta da Salgari nei suoi romanzi sull’Oriente misterioso.
Chi invece ha navigato davvero è Conrad, l’immenso Conrad di cui Larsson analizza soprattutto un libro definito “il mio più intimo” dallo stesso scrittore inglese: “Lo specchio del mare” (1906). E anche di Conrad ha scritto diffusamente Gianni Paglieri (in cinque articoli) a proposito della vicenda e del personaggi di un altro suo libro, “Il Negro del Narciso” (1897): digitare il titolo nel riquadro ‘Cerca nel Sito’, in Frontespizio. Ancora Larsson: Così Larson conclude il sua breve saggio su Conrad:
[“Raccontare il mare”, di Björn Larsson (2) – Continua] Per l’articolo precedente, leggi qui
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