Canti

“Il canto dei confinati”

Rosanna Conte
Confinati a Ponza

 

Durante i lunghi mesi ed anni in cui i confinati politici erano costretti a vivere a Ponza, pur intenti ad affrontare le problematiche quotidiane, non abbassavano mai la guardia nella loro lotta al fascismo e si proiettavano sempre in progetti futuri in cui la certezza della vittoria non li abbandonava mai.

Ne sono testimonianza le parole di un canto, intitolato “Al libro all’aratro al martello”, di cui non si conosce con certezza l’autore, ma che è attribuito ad Ezio Taddei, un comunista libertario livornese, che fu confinato sulla nostra isola dal settembre al dicembre 1935 e che successivamente divenne scrittore.

Ezio Taddei 1895-1956

Ezio Taddei
1895-1956

Il testo è stato recuperato da due ricercatori, Falavolti e Leoncarlo Settimelli, quest’ultimo giornalista, musicologo e regista televisivo, nonché leader negli anni ’70, come cantante e attore, del gruppo musicale “Canzoniere Internazionale”.

L’hanno ricevuto da Lina Antonelli, figlia di Virgilio Egisto Antonelli, anarchico livornese confinato prima a Ventotene e poi a Ponza da dove andò via il 24 gennaio del 1936. Lina l’aveva sentito cantare spesso dal padre e ne ricordava le strofe.

Virgilio Egisto Antonelli 1904-1982

Virgilio Egisto Antonelli
1904-1982

I due ricercatori, nella loro raccolta di canti socialisti e comunisti, l’hanno inserito col titolo Canto dei confinati ed hanno cambiato una parola del primo verso sostituendo l’aratro con la falce che più si addiceva ai socialisti e comunisti.

Quando si lavora con la memoria orale, si può incorrere in diverse varianti e Settimelli e Falavolti non sono stati da meno: hanno trovato altre due strofe che, questa volta, sono state indicate da un altro anarchico livornese, Nello Malacarne, confinato a Ponza dal 2 giugno del ’33 al 6 settembre del ’39.

Leoncarlo Settimelli 1937-2011

Leoncarlo Settimelli
1937-2011

Ora, se le parole sono state attribuite al Taddei in quanto futuro scrittore, probabilmente alla musica può aver contribuito Nello che ricercava testi e spartiti, come dice un altro confinato, il triestino Umberto Greatti, in una sua lettera alla moglie, dove le chiede di procurarsene presso dei parenti e portarli a Ponza quando ci sarebbe andata perché “C’è qui Malacarne che me le [ndr canzonette] chiede sempre ed io mi son lasciato scappare una mezza promessa di accontentarlo” .

La contemporanea presenza dei tre livornesi anarchici che ben si conoscevano, fa ritenere che sia molto probabile che il canto sia nato proprio a Ponza e che se lo siano portato appresso, nella loro terra, dopo.

Ecco i versi come comunicati da Lina Antonelli e subito dopo le strofe dettate da Malacarne.

Al libro all’aratro al martello
la borghesia tiranna ci strappò
manette ai polsi a bordo d’un battello
su un’isola lontan ci relegò.
Ed or sereni siam sulla scogliera
saldi nell’animo e con la fronte altera

Tessere si dovrà
solo un vessillo ed una volontà
coatti siam per un’idea
ma cavalieri dell’umanità

Siam malfattori e rei di aver bandito
il verbo della fede e dell’amor
il nostro motto è un programma ardito:
“a ognuno il frutto del proprio lavor”
E’ questo il sogno, l’orrida follia,
questa dei forti la santa utopia.

Tessere si dovrà
solo un vessillo ed una volontà
coatti siam per un’idea
ma cavalieri dell’umanità

E quando all’alba dell’atteso giorno
la bianca vela l’onda salperà
daremo ai cari il bacio di ritorno
e nell’amplesso il cuor sussulterà.
Ed ora e sempre, noi vile canaglia
combatteremo questa aspra battaglia.

Tessere si dovrà
solo un vessillo ed una volontà
coatti siam per un’idea
ma cavalieri dell’umanità.

Strofe di Malacarne:

Quante volte ho pianto e mi vergogno
del mio dolore della mia
or mi risveglio da un cattivo sogno
ti vedo nella tua malvagità

Ma ora e sempre per la gran battaglia
distruggeremo la vile canaglia
vincere si dovrà
per l’ideale e per la libertà
coatti siam per un’idea
ma cavalieri dell’umanità.

Sentiamone anche la musica, visto che c’è una versione cantata dal Coro dei Livornesi al 6° raduno di Deposito-org svoltosi a Roma il 19 ottobre 2013 presso il circolo Gianni Bosio.

http://www.tubechop.com/watch/6200071 

1 Comment

1 Comment

  1. Rosanna Conte

    9 Ottobre 2023 at 20:54

    Dobbiamo inserire una doverosa correzione. La ricerca effettuata da Falavolti e Leoncarlo Settimelli non è corretta nella prima parte. Le strofe del Canto dei confinati erano già state scritte a Ustica anni prima, come testimonia un documento presente nell’Archivio Centrale di Stato, dove costituiva prova della colpevolezza dei confinati coninvolti nel processo Bordiga e altri 56 del 1927, in particolare Guglielmo Boldrini e Fortunato La Camera. La canzone originale aveva come prima strofa “Siam malfattori”, come seconda “Dal libro all’aratro al martello” e per terza “Quando nell’alba…” Ovviamente le strofe di Malacarne sono state aggiunte dopo. Per ulteriori approfondimenti vedere “Il confino politico a Ustica nel 1926-1927. Immotus nec iners” di Vito Ailara e Massimo Caserta del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica.

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