- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

’A cappella d’a Madunnella

di Francesco De Luca
Dal Mattei. Torre Farnese [1]

.

Scrive don Salvatore Tagliamonte nel suo “Appunti per un libro “pagg. 42 e 43: “Sul grazioso promontorio chiamato “Collina della Madonna” esisteva una piccola e antica chiesa dedicata alla Natività della Vergine, ubicata dopo la cappella di don Salvatore Tagliamonte, e noi anziani la ricordiamo bene, col titolo ‘A cappella d’a Madunnella”.

Don Salvatore Tagliamonte, così come il Tricoli (Monografia del gruppo ponziano) attribuiscono la nascita di tale nicchia alla signora Baritola Caracciolo, moglie di Arrighetto Capece. Costui parteggiò per Manfredi contro Carlo d’Angiò. Durante la prigionia del marito (1266), sconfitto nella guerra fra lo Svevo e il Francese, veleggiando alla volta della Sicilia, la signora, nobile napoletana, fu indotta dai venti a riparare a Ponza. Rimasta priva della nave, rubata da un pirata genovese, ella rimase confinata sull’isola. Le toccò trovare un riparo e di che nutrirsi. Sulla collina della Madonna, si sistemò in un ampio grottone e lì ebbe modo di familiarizzare con una Capriola (capretta) del cui latte si nutriva.

Vita stentata e selvaggia, rincuorata un poco dalle orazioni che ella esprimeva, ogni giorno, dall’alto della collina, da dove osservava se dal mare le venisse aiuto.

Nel 1280 vi giunse Corrado dei Marchesi di Malaspina. Inseguendo coi cani quella Capriola, entrò nella grotta e trovò donna Baritola, inselvatichita, nuda e pelosa.

“La moglie di Corrado, dopo averla fatta vestire, la persuase a lasciare quella solitudine”. Da allora fu chiamata la Cavriola di Ponza. Nel 1282 si ricongiunse col marito e coi figli

La donna non dimenticò la protezione della Vergine Maria e sul colle fece scavare un Santuario dedicato alla Nascita della Vergine.

Tutto questo è narrato nel Decamerone di Boccaccio ed è riportato dal Tricoli alle pagg. 136 e 137 [per una trattazione semi-seria del tema del ‘Boccaccio’, da parte di Lino Catello Pagano, leggi qui [2]].

In questa grotticina scavata i pescatori ischitani, che ogni anno nei mesi buoni venivano nell’arcipelago per la campagna di pesca, pregavano per la loro sorte anche la Madonna della Salvazione, da essi venerata nella chiesetta a Ischia.

Di questa postazione religiosa dà conto anche Pasquale Mattej nel suo Arcipelago Ponziano a pag. 10 dove scrive che dalla Batteria Leopoldo, alzando gli occhi sul ciglio della roccia, si intravvedevano una Chiesa e un Faro. “Un Faro ed una Chiesa sono le estremità bianche che di quaggiù non si ravvisano interamente sporgenti appena dalla rupe sulla quale stanno a cavaliere”.

Batteria Leopoldo. Mattei. 1847. Resized [3]

Cosa porta ad affermare che i due culti fossero uniti ?

Lo si deduce dal fatto che nel 1772 fu costruita sulla parte più alta del colle una chiesa sopra una grotta, utilizzata per l’esumazione (l’attuale chiesetta). Don Salvatore Tagliamonte apporta questo dettaglio (pag. 45): “ su questa antica e grossa grotta si accedeva esternamente con una porta, ora murata, lato mare, facendo parte dei terreni degli eredi di Giovanni D’Atri”. Nel centro di questa chiesa c’era una botola che permetteva la visione delle ossa dopo l’esumazione.

“La parte centrale della chiesetta, con la sagrestia, è la più antica della costruzione, ove domina la nicchia con la statua lignea della Madonna della Salvazione. Fu benedetta nel 1794. In seguito furono aggiunte le altre due navate laterali: una dedicata a santa Lucia e una al Purgatorio”.

Del culto della Madonna della Salvazione come della Natività della Vergine Maria leggi sul sito:

Madonna-della-Salvazione [8]