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I tonni

proposto da Erminio Di Nora
Tuna fish [1]

 

I tonni sono vittime di uno strumento di pesca che rischia di decimarli
“Stiamo” distruggendo l’ecosistema marino danneggiando la pesca professionale

Si chiama “dispositivo di concentrazione di pesci” ed è una forma di pesca del tonno che si sta diffondendo rapidamente, rischiando di mettere in pericolo la sopravvivenza di questa specie. Ormai il sistema è presente in tutti gli oceani del pianeta. In Francia le grandi navi si sono mosse nei giorni scorsi verso Malta e le isole Baleari: hanno un mese di tempo per imbarcare la loro quota massima, che è pari a 2.302 tonnellate di tonno rosso.

Una quantità inferiore a quella stabilita nel 2006, quando le autorità decisero di portare a un terzo le catture tollerate nel Mediterraneo e nell’Atlantico. Ora vi si pescano annualmente 13.400 tonnellate e il tonno sembra in fase di ripresa.

Ma, se si considera la totalità dei mari e degli oceani, la pesca del tonno appartenente alle varie specie va da 4,8 a 5 milioni di tonnellate, in buona parte destinati a essere inscatolati. Fatto sta che il diabolico meccanismo di pesca, molto efficiente, sta provocando dure reazioni perfino da parte dei pescatori. Esso sfrutta il principio secondo cui diversi pesci, come appunto il tonno, tendono a posizionarsi al di sotto di oggetti galleggianti, come barconi alla deriva, raggruppandosi e stabilizzandosi in un dato luogo. Così finiscono per non nutrirsi adeguatamente e per non seguire gli abituali percorsi migratori. In pratica, restano in una condizione di pigrizia.

Ecco perché è stato ideato un meccanismo artificiale, composto da un rimorchio lungo 50-80 metri dotato di rilevatore GPS e di un sensore che indica il momento nel quale la concentrazione di tonni giustifichi l’intervento di pesca con le reti. In questo modo i pesci non hanno scampo e, nell’80% dei casi, ne vengono catturate 26,5 tonnellate alla volta. Ogni anno finiscono in acqua circa 91 mila dispositivi di questo tipo, stando a uno studio del Parlamento europeo. Ciò avviene un po’ ovunque: dalla Cina al Giappone, dagli Stati Uniti alla Spagna alla Corea. E, secondo gli esperti, si tratta di cifre prudenti.

Nel frattempo si levano voci di protesta anche fra gli addetti ai lavori.

Orthongel, l’organismo che riunisce i produttori francesi di tonno tropicale congelato e surgelato, dice di temere per la sopravvivenza del tonno rosso e, quindi, per la stessa attività dei pescatori. A ciò si aggiunge l’allarme lanciato da Greenpeace, che denuncia gli effetti negativi del meccanismo di concentrazione di pesci che tende a raccogliere in maniera indiscriminata varie specie marine, comprese le tartarughe, e produce un ammasso di pesci morti che si disperdono in mare.

www.erminiodinora.com [2]