





|
|||
I molluschi bivalvi
Vongole, cozze, telline, cannolicchi, materia prima delle più deliziose leccornie marinare, sono tutti molluschi della classe dei bivalvi. Conosciamoli da vicino.
Insieme con i gasteropodi, la classe dei bivalvi (Bivalvia) costituisce il 95 per cento di tutte le specie di molluschi viventi. Il nome bivalvi è ben eloquente: indica, infatti, una conchiglia costituita da due valve. Questa presenta le forme più varie in funzione delle varie specie e in base alle caratteristiche del mollusco che “la abita”: esistono, infatti, molluschi bivalvi sessili, come l’ostrica e i mitili, che vivono ancorati alla roccia senza possibilità di effettuare spostamenti, e molluschi bivalvi fossori, dotati di un piede in grado di scavare vere e proprie gallerie nel sedimento, come il cannolicchio. Tridacna crocea La conchiglia E’ importante sottolineare che la costruzione della conchiglia da parte di un mollusco richiede un ingente impiego di energia, poiché l’organismo deve acquisire materia prima sotto forma di ioni dall’ambiente, sistemarli nel sito di deposizione e poi creare un ambiente in cui il carbonato di calcio e gli altri sali possano precipitare nella giusta maniera e con la giusta velocità per arrivare a realizzare la conchiglia. Questo processo di calcificazione biologica non è ancora perfettamente chiaro ed è oggetto di studio e di vaste ricerche. L’accrescimento in diametro della conchiglia avviene mano a mano che alla sua periferia esterna si aggiungono carbonato di calcio e la matrice organica prodotta dai proteoglicani. L’accrescimento in spessore, invece, è dato dalla produzione di sostanza da parte delle cellule epidermiche del mantello del mollusco, che va ad accumularsi sullo strato madreperlaceo. Nei bivalvi, le due valve si articolano attorno a una cerniera posta dorsalmente e fiancheggiata dalla parte più vecchia di ciascuna valva, detta umbone (la cerniera, dunque, si trova tra i due umboni). Proprio dagli umboni si irraggiano le strie di accrescimento della conchiglia, che, a seconda della specie di bivalve, possono essere più o meno visibili: ad esempio, nei mitili, nelle telline e nei cannolicchi sono debolmente disegnate, nelle vongole sono più evidenti e nei tartufi di mare e nelle ostriche sono evidentissime, addirittura in fortissimo rilievo. Dentro la conchiglia In una cavità del mantello sono situate una o due branchie sospese ai lati della massa viscerale dell’animale. Le branchie, che, fortemente vascolarizzate, espletano la funzione degli scambi gassosi, sono anche organi atti all’alimentazione, che avviene per filtrazione della quantità d’acqua che circola nella cavità del mantello dopo essere penetrata attraverso un sifone inalante. Al termine del suo percorso, dopo che le particelle solide siano state captate dalle ciglia delle branchie, l’acqua fuoriesce all’esterno attraverso un secondo sifone, detto sifone esalante. La ricerca dei cannolicchi (solen marginatus) sul fondo I due forellini che il pescatore di cannolicchi scorge sulla superficie del sedimento e che gli indicano la presenza del prelibato mollusco, sono proprio i fori apicali dei sifoni inalante ed esalante, che potrete vedere in maniera evidentissima se osserverete delle vongole veraci (Tapes decussatus) immerse nella vasca d’acqua al mercato del pesce. Vongole verace (Tapes decussatus) Bivalvi & bivalvi Datteri di mare (Lithophaga lithophaga) I fossori, che vivono completamente sepolti nel sedimento tenendo esposti all’acqua solo i sifoni, riuscendo, così, a nutrirsi e nello stesso tempo a nascondersi ai predatori, sono dotati di piedi particolarissimi, appunto adatti allo scavo e alla penetrazione nel substrato molle. Nel meccanismo fossorio di questi bivalvi intervengono tre serie di muscoli: gli adduttori, i protrattori pedali e i detrattori pedali. A grandi linee, il meccanismo funziona così: il legamento elastico della cerniera si oppone all’azione di chiusura degli adduttori e tiene la conchiglia leggermente aperta; i protrattori pedali estendono il piede verso il basso spingendolo nel sedimento. A questo punto, l’apice del piede si gonfia, assumendo una forma più o meno sferica, e aderisce alle pareti del canale che ha precedentemente scavato, funzionando come un’ancora, che consente, grazie ai retrattori pedali, di tirare l’animale verso il basso. Questo riesce così a spingersi ancora più profondamente nella sabbia o nel fango. E’ attendibile che i litodomi siano una evoluzione dei molluschi fossori, con la differenza che la superficie anteriore della conchiglia di questi molluschi perforatori è dentellata. L’ancoraggio alle pareti del tunnel, comunque, avviene in maniera analoga a quella dei fossori, ma lo scavo è dato da un movimento della superficie dentellata, che scava la roccia, negli anni, con la sua azione abrasiva. L’ancoraggio al substrato dei bivalvi sessili, come i mitili, si serve del cosiddetto bisso, un ciuffo di fili simili alla stoppa, ma ben resistenti, che ha origine dalla solidificazione di una sostanza liquida secreta da speciali ghiandole presenti nel piede del mitilo.
E infine ci sono bivalvi che cementano la valva inferiore alla roccia. Ostrica concava Come si nutrono Si deve precisare che oltre alle ciglia delle branchie, che fungono da filtro, i bivalvi, come altri organismi, si servono, in combinazione, del muco, con cui costruiscono vere e proprie “trappole per il cibo”: il plancton in sospensione, una volta captato dalle ciglia, si impasta con il muco e forma delle macroparticelle che vengono convogliate verso l’apparato gastrico dell’organismo. Alcuni ricercatori hanno praticato dei fori nella conchiglia di alcune ostriche e li hanno coperti con lastrine di vetro, ottenendo una sorta di finestrelle per osservare ciò che accade all’interno della conchiglia di questi molluschi. In ogni caso, la filtrazione è giunta sino ai nostri giorni, tant’è che moltissimi phyla animali annoverano specie che si nutrono in questo modo.
Mitchell, Mutchmor, Dolphin, Zoologia, Zanichelli; Barnes, Invertebrate Zoology, Philadelphia, Cbs College Publishing;
Dott. Adriano Madonna, Biologo Marino, EClab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
|||
Ponza Racconta © 2021 - Tutti i diritti riservati - Realizzato da Antonio Capone |
Commenti recenti