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De Luca vs. De Dolomieudi Giuseppe Massari
Ho apprezzato i due interventi di Franco De Luca sulla controversa questione del Canale di Palmarola, descritto e cartografato da De Dolomieu nella sua “Mémoire sur les Iles Ponces” che ho tradotto e presentato a Ponza il 5 maggio 2015 sotto forma di libricino intitolato “Per la storia delle Isole Ponziane”. Il merito di De Luca è di aver mantenuto viva l’attenzione sul lavoro di De Dolomieu certamente utile per Ponza, facendo una serie di osservazioni (alcune un po’ maliziose) soprattutto sul Canale che chiamo della Forcina, per precisare la sua ubicazione, che mi consentono di fare le relative precisazioni. Ricostruzione grafica del Canale della Forcina 1) – Nel primo articolo (in corsivo la parole di De Luca) si parla di visita fugace di De Dolomieu a Palmarola, dove non si trattenne per la notte. Questo significa che l’esplorazione di Palmarola sarebbe durata un giorno. Per l’inglese Hamilton non fu sufficiente un anno per studiare le cinque Isole Ponziane, quindi è fuori dalla realtà pensare che in un giorno si possa conoscere un’isola percorrendola da un capo all’altro, prima sulla terraferma e poi dal mare. 2) – Sulla presenza dei coloni, non c’è scritto che l’isola non era coltivata né abitata, c’è scritto che non era abitata in modo stabile. Secondo articolo 3) – pag. 58. Il Canale nel quale passa una barca secondo De Luca lascia intendere che De Dolomieu non vi era passato direttamente, ma qualcuno lo aveva informato. Non è così, non è un cavillo, ma nel testo francese e nella mia traduzione è scritto “uno stretto Canale nel quale si passa in barca” che non è la stessa cosa della forma indiretta nel quale passa una barca. La dimensione ristretta del Canale può spiegare che il distacco di una grande massa, quando è avvenuto, sia rimasto bloccato fra gli opposti versanti ostruendo il passaggio, anziché finire in mare.
4) – I punti cardinali nel tracciato del contorno non sono sbagliati, sono invertiti nella stampa. Gli errori di questo genere erano frequenti nelle pubblicazioni di quegli anni. Da parte mia, consapevole di questi errori tecnici, ho fatto stampare nella copertina del Libricino una Carta nautica del 1742: si noterà che i nomi di Palmaria e Sinnonia sono invertiti. 5) – Il disegno della sagoma dell’Isola da lui fatto (da De Dolomieu) è molto approssimato e si cita come esempio di Cartina più precisa quella di Rizzi Zannoni (1793) che è una Carta nautica, con l’indicazione della posizione delle Isole utile per chi naviga, ma senza alcun riferimento alla loro configurazione: basta guardare le dimensioni delle Scoglietelle, della Piana di mezzo e dello Scoglio rosso, che sono spropositate rispetto ad esempio a Ponza, per rendersi conto che la finalità era solo di indicare a chi navigava la presenza di questi scogli. È un dettaglio, ma ingrandendo al massimo la Carta non si vede il Canale fra Piana d’Incenso e Gavi. Forse non c’era nel 1793? 6) – Questa isola è interamente bianca… non ci sono lave nere… Mi dispiace ma non sono in condizione di rispondere. 7) – Del canale divisorio non c’è traccia né nel Mattej (1857), né nel Tricoli. Perché avrebbe dovuto esserci? Tricoli nella sua Memoria cita numerose volte De Dolomieu, lo definisce “dotto”, ricorda i suoi esperimenti nel Collegio del Nazzareno assieme agli altri studiosi delle rocce, include la Mémoire nella Bibliografia, elenca nella parte dedicata alla Topografia le Carte delle Isole esistenti in quegli anni: scrive testualmente che da “De Dolomieu e Mattei sono state delineate sulla 30000a parte dal vero, per la 25000a dalla Tipografia della Guerra e 20000a dalla Direzione dei Ponti e delle Strade”. Tricoli conosceva alla perfezione Palmarola e altrettanto bene la descrizione dell’Isola e il tracciato del contorno fatto da De Dolomieu. Come si può pensare che se il Canale non fosse esistito Tricoli non se ne sarebbe accorto e non lo avrebbe detto! La mancata segnalazione di qualcosa di errato nelle descrizioni di De Dolomieu è una conferma della loro autenticità. Un’altra traccia dell’esistenza del Canale della Forcina è fornita dagli Editori Vallardi di Milano i quali hanno pubblicato nel 1835 il Libro intitolato “Itinerario d’Italia, o sia (trascrivo letteralmente) Descrizione di CXXXVI viaggi per le strade più frequentate alle principali Città d’Italia, coll’indicazione delle distanze, dei migliori alberghi, degli oggetti più interessanti di Belle Arti, Antiquaria e Storia Naturale ecc., ecc.” In Google books è stata digitalizzata una copia di questo Libro che per generazioni (sono parole tratte da Google) è stato conservato negli scaffali di una Biblioteca e come gli altri Libri di pubblico dominio (De Dolomieu, Tricoli, ecc.) è un anello di congiunzione con il passato, rappresentando un patrimonio storico, culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire. Riporto l’intero brano che riguarda il Viaggio 115, pag 310: “Ponza ha un buon porto cinto di fabbriche. L’isoletta vicina vien detta Calvi. Tiberio vi rilegò Nerone di Germanico e Caligola sua sorella. Si arriva quindi a Palmarola, accessibile soltanto da un lato, divisa da un canale che si tragitta in barca. Indi si passa a Lanone. La massa di quest’isola è parte vulcanica, parte calcarea. Anticamente queste cinque isole si chiamavano Ponzie.” 8) – Non v’è traccia di alcun sisma prodottosi dal 1788 al 1857. 9-10) – L’arcano lo affronto con fantasia e abbozzo la trama di un film… Se si scarta questo scenario rimane l’altro: De Dolomieu ha preso un clamoroso abbaglio. A titolo personale devo ricordare che ho tradotto, pubblicato, fatto stampare questo Libricino a totale mio carico, con l’intento di dare un contributo (Prima che il tempo cancelli le tracce…) alla storia delle Isole Ponziane. Oggi ci si confronta su questa mia traduzione ma io sono “furastiero”, sono un estraneo. Se la Mémoire di De Dolomieu fosse stata tradotta e divulgata da parte di un signore Ponzese, le reazioni sarebbero state diverse, il testo sarebbe stato accolto con qualche riserva ma sostanzialmente riconosciuto come un documento utile per la conoscenza di Ponza e delle altre Isole. Come è avvenuto per il lavoro di Tricoli che, una volta esaurito, si continua a ristampare. Anche De Dolomieu, paradossalmente, in questa faccenda forse c’entra poco, sembra soprattutto un rapporto dei Ponzesi con sé stessi.
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