Ambiente e Natura

Divulgazione dell’opera di Déodat de Dolomieu “Memoire sur les iles ponces”. (2)

di Francesco De Luca
Palmarola veduta d'insieme. Lato di Levante

 

Continuo la lettura del libro di Déodat de Dolomieu, tradotto da Giuseppe Massari col titolo: Per la Storia dell’Isola di Ponza, presentato di recente.

Ho lasciato il primo articolo accennando al poco serio concedere spazio alle chiacchiere popolane da parte del famoso geologo, e ora vado a chiarire la ragione di questo mio severo giudizio.

De Dolomieu a pag. 58, parlando di Palmarola scrive:“quest’isola è divisa in due parti, quasi uguali, da uno stretto canale che l’attraversa verso la metà della sua lunghezza, nel quale passa una barca”.

Palmarola De Dolomieu

L’isola di Palmarola divisa in due parti pressoché uguali! (e vi annette una sua cartina disegnata).

La cosa mi ha riportato indietro al mio soggiorno a Terracina, dove, passeggiando sul lungomare con le spalle a Sperlonga e il viso al Circeo, nei giorni di cielo terso, all’orizzonte comparivano: un’isola a sinistra più nitida, una al centro più grande, e a destra due isolotti divisi da una fenditura.

Come era possibile? A sinistra Zannone, al centro Ponza e a destra doveva esserci Palmarola. Mi chiarì il capitano Antonio Romano (Milord): “è una illusione ottica, originata dalla curvatura della superficie terrestre. Quella che vedi è Palmarola, ma della fenditura esistente alla Forcina, si evidenzia soltanto la parte alta, quella divaricata, e non la base dove c’è l’attaccatura . Sembrano due isolotti, ma è una illusione”.

De Dolomieu dice di averla vista quella fenditura netta, tanto è vero che scrive si potesse passare con la barca. In verità non scrive d’averlo sperimentato lui, ma che era possibile passarci.

Oggi quel canale non c’è. Nel posto, detto ‘la Forcina’, quasi al centro dell’isola, sono evidenti cadute e smottamenti di rocce. Questi giacciono sulla spiaggia sottostante e vi rimangono per una stagione, non più. C’è una divaricazione della sagoma dell’isola, non una fenditura, da cui il nome Forcina, appunto.

De Dolomieu ipotizza che un terremoto abbia potuto produrre quella spaccatura. E certo lui se ne intendeva di rocce, di magma e di vulcani. Non a caso si azzarda ad affermare che tutto l’arcipelago ponziano sarebbe stato un complesso organico di vulcani.

Ma dalla letture delle due paginette su Palmarola si evince che dell’isola vide soltanto il lato est, e riferì note prese da fonti disparate. Perché? Chiarisco:

1 – La cartina che allega alle sue “memorie” è errata di 180°. E’ difficile ammettere in un emerito geologo un errore tanto marchiano;

2 – Il disegno della sagoma dell’isola da lui fatto è molto approssimato. Altre cartine coeve sono più precise e non mostrano alcun canale (Rizzi Zannoni, particolare dell’arcipelago ponziano, Atlante del Regno di Napoli – 1793, riportata in  “Pontio l’isola di Pilato” – Vincenzo Bonifacio – pag. 92);

Rizzi-Zannoni

3 – “Questa isola è interamente bianca… non ci sono le lave nere, ma si trovano tutte le altre varietà di lave bianche e biancastre” – scrive a pag. 60. Ed è una falsità perché tutto il versante ovest, dal grottone di Mezzogiorno al faraglione di Tramontana, alla ‘cattedrale’ le rocce sono scure;

Palmarola da Punta Tramontana

4 – Del canale divisorio non c’è traccia né nel Mattej (1857), né nel Tricoli;

5 – Non v’è traccia di alcun sisma prodottosi dal 1788 al 1857.

L’arcano lo affronto con fantasia, e abbozzo la trama di un film. Se gli avessero detto: dal Fieno punta la prua a Palmarola, lì sulla destra ci sono i faraglioni, poi c’è un canale che l’attraversa, poi una spiaggia che chiamano “porto”, qui ci sono detriti di costruzione di cui non si sa nulla. Si mischino queste notizie a ciò che vide da Chiaiadiluna e ad altre desunte da Hamilton… e le due paginette su Palmarola sono bell’e fatte.

Se si scarta questo scenario rimane l’altro: De Dolomieu ha preso un clamoroso abbaglio. E’ ingeneroso questo giudizio? No. L’universo scientifico è scevro dall’ossequio all’autorità. Non ci sono maestri, non ci sono cattedre. L’unico potere sta nella verifica delle asserzioni. Le verità assolute sono bandite e anche De Dolomieu può essere smentito sonoramente.

Il giudizio non è dettato da quanto attualmente si vede – ‘attualismo’, lo chiama Giuseppe Massari – bensì da prove documentarie.

Niente di sconcertante, una leggerezza. La grandezza di De Dolomieu è ascritta per altre analisi e altre teorie. Con buona pace di tutti.

Palmarola. Silhouette

 

[Divulgazione dell’opera di Déodat de Dolomieu “Memoire sur les iles ponces”. (2) – Continua]

Per l’articolo precedente: leggi qui

1 Comment

1 Comment

  1. giuseppe massari

    15 Maggio 2015 at 17:56

    Ringrazio Franco De Luca per tutte le osservazioni alla mia traduzione sulla Memoria di Déodat de Dolomieu e mi scuso per non aver risposto prima. Mi sono impigliato per imparare a collegarmi con Ponza racconta. Finalmente ci sono riuscito e quanto prima invierò il mio commento con tutti i chiarimenti possibili.

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top