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La bonifica dell’Agro Pontino. ‘Canale Mussolini’, di Antonio Pennacchi (1)

proposto da Sandro Russo
769-Storie-di-pionieri.-Copertina [1]

 

È stata la bella e partecipata recensione di Silverio Lamonica del libro di Sergio Andreatta: “769 – Storie di pionieri” (leggi qui [2]) a ricordarmi una mancanza che più volte mi ero riproposto di colmare: la conoscenza più approfondita della bonifica dell’Agro Pontino.

Il motivo del mio interesse è duplice: contiguità territoriale e conoscenza diretta.
Abito ai Castelli Romani e sotto di me posso vedere la vasta piana, una volta “terreno paludoso malarico” storicamente conosciuto come “palude Pontina”. Inoltre per una dozzina di anni dopo la laurea ho lavorato come medico a Pomezia e quella realtà, quella gente l’ho conosciuta da vicino.

Ricordo di essermi trovato una volta per motivi professionali proprio in uno di quei ‘Poderi’, sparsi per la piana bonificata e di aver sentito il racconto di una anziana signora veneta che non smetteva di magnificare le meraviglie che avevano trovato quando erano arrivati dal Nord con dei trasporti speciali – dal Veneto, dal Friuli, dal Ferrarese – a ‘colonizzare’ quella che era stata la loro ‘Terra Promessa”.
– Dottore mio… nelle case c’era tutto… Le pentole per cucinare, i piatti, le posate… Perfino l’occorrente per rammendare c’era… Guardi le faccio vedere… – E tira fuori un uovo di legno di quelli che in altri tempi servivano per rammendare i calzini…

Dirò poi anche l’epilogo di quella esperienza a Pomezia, conclusasi intorno agli anni ’90.

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 La bonifica dell’Agro Pontino, “la Bonifica”, ovvero la più ambiziosa di tutte le bonifiche, costituì un innegabile successo del “regime” che effettivamente iniziò e concluse negli anni tra il 1926 e il 1937 un’impresa che era stata tentata più volte nel corso dei secoli e mai portata a termine. Si ricordano i tentativi di diversi papi, nel Cinquecento, con Leone X che avrebbe potuto disporre di geniali progetti idraulici ideati dallo stesso Leonardo Da Vinci (successivamente ripresi dagli ingegneri dell’epoca fascista); ma il progetto si interruppe per la morte del papa. Successivamente rimisero mano al progetto papa Sisto V nel Seicento e papa Pio VI nel Settecento, con risultati parziali e non definitivi, realizzando comunque una rete di canali tuttora esistente (Linea Sisto e Linea Pio) e bonificando buona parte delle paludi nella zona di Sezze e Terracina.

Il giardino di Ninfa immerso nella sua palude pochi anni prima della bonifica [3]
Il giardino di Ninfa immerso nella sua palude pochi anni prima della bonifica

Nel 1871, l’Agro entrò nel Regno d’Italia, ma era una palude malsana e praticamente disabitata, sede di un enorme feudo appartenente alla famiglia Caetani; per il resto – seppur ricchissimo dal punto di vista faunistico ed un unicum ecologico, era ricovero di briganti e funestato dalla malaria.
Nel 1924, circa all’inizio dell’era fascista la famiglia Caetani alienò a favore dello Stato italiano una vasta area di circa 20.000 ettari, il Bacino di Piscinara, che costituì in nucleo della futura bonifica…

Riporto qui di seguito una sintetica memoria dei fatti da un articolo dal sito dell’Associazione Nazionale Alpini.
Altre informazioni di grande interesse sono reperibili su Wikipedia: “La bonifica dell’Agro Pontino”: leggi qui [4].
Le foto sono tratte per la maggior parte da http://mappae-mundi.tumblr.com [5]

I bonificatori che fecero l’impresa
di Tonj Ortoleva

Arrivarono da ogni parte d’Italia per affrontare una sfida che fino a quel momento l’uomo non era riuscito a vincere: bonificare la palude pontina. La bonifica dell’Agro Pontino rappresenta una delle opere più importanti della storia d’Italia. A partire dal 1931, Benito Mussolini pianificò quella che sarebbe stata l’opera di bonifica della palude pontina, portando a compimento un progetto tentato invano nei secoli passati. In pochi anni la colossale opera fu portata a termine e sorsero cinque città e molte borgate, costruite infinite strade e canali, edificati migliaia di poderi e fatto fronte a tante malattie, prima fra tutte la malaria, che infestava i territori dell’Agro.

Il ruolo dei bonificatori, arrivati da ogni parte d’Italia, fu fondamentale in quanto, con enorme sacrificio, riuscirono a compiere il miracolo. Nel 1918 il Genio Civile di Roma concluse gli studi per la bonifica idraulica integrale dell’Agro Pontino e della parte sommersa dell’Agro Romano, bonifica che fu affidata a due Consorzi: quello della Bonificazione Pontina, che iniziò ad operare nel 1923, e quello della Bonifica di Littoria, che iniziò i lavori tre anni più tardi.

Coloni a Littoria. 1934 [6]

Coloni a Littoria nel 1934

L’attività vera e propria iniziò nel 1927, e i lavori da compiere erano titanici visto che si trattava di disciplinare e di prosciugare le acque su un’estensione di circa 135 mila ettari, dei quali circa 77 mila appartenenti all’Agro Pontino vero e proprio. A conclusione della bonifica erano state utilizzate 18 grandi idrovore, costruiti o riattivati 16.165 chilometri di canali, aperti 1.360 chilometri di strade, edificate 3.040 case coloniche e perforati 4.500 pozzi freatici o artesiani: al cambio attuale un’operazione valutabile intorno ai 30 miliardi di euro.

Quello che era un sogno da secoli divenne realtà: la terra dell’Agro Pontino fu coltivabile e abitabile. In tanti si prodigarono per il progetto di bonifica e recupero della palude pontina. Ed è interessante, in questo senso, ricordare lo straordinario ruolo avuto dai bonificatori, giunti da diverse zone d’Italia.
La bonifica dell’Agro Pontino fu per il fascismo una sfida riuscita principalmente per due fondamentali aspetti: da un lato vennero bonificati e resi produttivi e vivibili moltissimi ettari di territorio fino ad allora coperti da palude, dall’altro il regime pote’ utilizzare in tal modo larghissima manodopera a basso costo e disposta a tutti i rischi per far fronte alla crescente disoccupazione.

Agro Pontino. Lavori di bonifica [7]

I bonificatori, infatti, giunsero in terra pontina proprio per riscattarsi da una situazione di crisi che in quel periodo caratterizzava diverse aree del paese. La bonifica era un’occasione importante da non perdere. La prima pietra di Littoria, oggi Latina, è stata posta il 30 giugno del 1932, cinque mesi dopo venne inaugurata la città: cinquecento case, diecimila abitanti. Mussolini arrivò a Littoria il 18 dicembre, girò tra le case in Borsalino e stivali, elogiando gli operai giunti da ogni parte d’Italia e i ‘coloni che dalle terre del Veneto e dalla Valle del Po sono venuti per lottare’.

Agro Pontino. La costruzione ex-novo delle città [8]

La costruzione ex-novo delle nuove città

È importante, in questo senso, la distinzione tra bonificatori e coloni. Non tutti coloro che parteciparono alla bonifica, infatti, rimasero nelle terre redente. La gran parte, anzi, tornò a casa propria, lasciando le Città Nuove (Latina, Aprilia, Pomezia, Sabaudia, Pontinia) ai coloni, giunti in particolar modo dal Veneto e dal Friuli. Dei 2.953 poderi affidati alla gestione dell’Opera Nazionale Combattenti, 1.748 furono assegnati a famiglie di coloni veneti (1.440) e friulani (308) con 18 mila componenti.

Inaugurazione di Littoria [9]

L’inaugurazione di Littoria, il 18 dicembre 1932

Da Treviso partirono 340 famiglie, da Udine 308, da Padova 276, da Rovigo 233, da Vicenza 228; 220 da Verona, 114 da Venezia, 29 da Belluno. Si trattava in gran parte di famiglie che scappavano dalle campagne venete dove decine di migliaia di ettari in pochi anni erano stati svenduti da piccoli proprietari in difficoltà. La famiglia che intendeva emigrare doveva contare almeno su quattro uomini, due donne e un ex combattente. Ottenevano una casa riscattabile in cinque anni, tre camere da letto, il forno del pane, il pollaio, la vasca per abbeverare il bestiame, attrezzi agricoli, un carro, alcuni capi da allevare.

Un Podere. Foto d'epoca [10]

Un ‘podere’ della bonifica

In più veniva consegnato il ‘libretto colonico’, dove venivano versate da 50 a 600 lire a famiglia ogni due settimane. Veneti e friulani costituivano più della metà della popolazione dell’Agro Pontino. Molti borghi attorno a Littoria si chiamano Grappa, Sabotino, Carso, Piave, Isonzo, Podgora proprio in relazione alle popolazioni di coloni che per primi andarono ad abitarvi.
La città di Latina, per ricordare l’impegno e il sacrificio di quanti si prodigarono per la bonifica dell’Agro Pontino, ha fatto realizzare la Statua del Bonificatore, che si trova in Piazza del Quadrato.

Monumento al Bonificatore [11]

Il monumento al Bonificatore, inaugurato nel 2007, a Borgo Flora (Cisterna di Latina)

[Articolo ripreso dal numero di marzo 2009 de ‘L’Alpino’ – foto aggiunte a cura della Redazione]

Nota dell’Autore
Ho cercato per quanto possibile di riportare informazioni non gravate di pregiudizi ideologici, su un tema tuttora fortemente minato dalle polemiche.
In un secondo articolo, sul libro “Canale Mussolini”  di Antonio Pennacchi, si riprenderanno questi argomenti.

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[La bonifica dell’Agro Pontino (1) – Continua qui [12]]