Attualità

Considerazioni di venerdì santo

di Francesco De Luca
venerdì santo il senso del digiuno

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Nato nel ’46, posso affermare che in casa nel venerdì santo ci si atteneva al digiuno e all’astinenza. Mio padre praticava il digiuno mentre a noi figli mamma cucinava leggero, tenendoci lontano principalmente dalla carne.

L’elettrodomestico che portava allegria indotta, la radio, trasmetteva quel giorno esclusivamente musica classica, e dunque si teneva chiusa. Nessun baccano, nessun gioco rumoroso. Le campane erano zittite e la trocciola (l’affare di legno sostitutivo delle campane) spandeva un suono gracchio.

Il paese era forzatamente a lutto. Lo è stato per tutti gli anni ’60. Da adolescente, ricordo che si facevano le prove con il complesso musicale nel locale della segreteria della DC, in via Salita Musella (oggi posseduto dalla Guardia di Finanza). Ci si ritrovava per le vacanze pasquali ma non suonavamo perché non era confacente, la gente passava per andare al cimitero e non si poteva contravvenire alle abitudini paesane. Quali? Quelle di trascorrere i giorni della settimana santa in un silenzio coatto, in uno stato di riflessione contrita, in una prostrazione di maniera, in attesa dell’esaltazione della Resurrezione.

venerdì di passione

Tutti comportamenti e abitudini di marca cattolica. Applicati ad una socialità che, naturalmente tendeva, come tende, alla gioia della primavera.

Ma poi, quella compressione quale valore ha avuto per la formazione della personalità (individuale e collettiva)? Nessuna, tanto è vero che con l’avanzata della “secolarizzazione” dei costumi (anni ’70) tutto si è abbandonato, senza rimpianto. Insomma quali valori umani ha perseguito la repressione della spontaneità umana? Nessuno.

E’ chiaro che io parlo per me e per l’esperienza avuta ma non mi pare che il silenzio, il riso negato, la gioia repressa fossero mirati a potenziare aspetti positivi dell’animo. Dimostrando la loro natura sostanziale, fatta di fanatismo, di esaltazione dell’obbedienza ai danni del criticismo.

Tanto è vero che la società italiana si professa per l’ 80 per cento di religione cattolica mentre soltanto il 20 per cento la pratica. Così come pochissimi genitori sanno per certo se nell’aula del figlio è ostentato il crocifisso, eppure sono pronti alla crociata affinché se ne assicuri la presenza. Insomma la religione come un abito da indossare nelle occasioni giuste, quando l’appartenenza è fruttifera, e la consonanza paga.

Eppure il Cristo in Croce e i suoi patimenti avrebbero potuto (lo dico da ateo) ingenerare sentimenti di pietà verso chi soffre, e il silenzio complice avrebbe potuto essere utilizzato come medium per estendere tratti della natura umana anche agli animali, anche alla terra, che ci nutre e ci sopporta.

Non ha trasmesso tali sentimenti la Chiesa ma non li promuove nemmeno la secolarizzazione delle coscienze.

La Cina si sta appressando a cementare banchise coralline, e lo fa in nome del diritto di disporre del suo mare (Mar della Cina), quando è abbastanza chiaro che i mari non li possiede nessuno, e che essi ci sono compagni nel destino.

Ancora assistiamo all’uccisione di persone soltanto perché cristiane, e si giudicano gli uccisori come musulmani e non semplicemente come depravati assassini.

uccidere in nome della fede

Ancora fino a quando dovremo assistere all’esperimento socio-politico di vedere come va a finire che potenze economiche riescano a mascherare il loro accaparramento delle risorse delle nazioni deboli sotto la bandiera dell’aiuto solidale, della collaborazione, della democrazia. E’ l’esperimento in atto nel Mediterraneo, fra di noi. Siamo politicamente vittime di soprusi, pure noi che tentiamo di aiutare altri, ancora più sfruttati.

E allora sogniamo. Come l’amico Antonio sogniamo dietro il berbero che bacia il pezzetto di pane, caduto a terra, prima di morderlo. Vediamo noi, da piccoli, ripetere lo stesso gesto perché il pane è cibo benedetto. A prescindere dove e come si consumi. Non è un sogno fasullo. Sono quei sogni che perdurano e riescono talvolta a fendere le barriere di odio, di ostilità, perché hanno la forza dell’inconsistente persuasione. La poesia ha questa ricchezza; anche Eduard O. Wilson dall’alto della sua intransigente scientificità (Il significato dell’esistenza – 2015) ne è convinto. Ma non basta. Sogniamo, ma lucidamente e criticamente !

Wilson_134_199_Le_scienze_B2

Pasqua di pace e verità, ha augurato Erminio Italo Di Nora su questo sito. Io vorrei verità.

AUGURI

1 Comment

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  1. vincenzo

    5 Aprile 2015 at 12:58

    https://www.youtube.com/watch?v=T_wnAnIM3cw&list=PLNi_qgY9JJIrIODdZ_euF4nyUdxjolSX2

    ….Venite gente vuota, facciamola finita,
    voi preti che vendete a tutti un’ altra vita;
    se c’è, come voi dite, un Dio nell’ infinito,
    guardatevi nel cuore, l’ avete già tradito
    e voi materialisti, col vostro chiodo fisso,
    che Dio è morto e l’ uomo è solo in questo abisso,
    le verità cercate per terra, da maiali,
    tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
    tornate a casa nani, levatevi davanti,
    per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
    Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
    e al fin della licenza io non perdono e tocco…..

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