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Epicrisi domenicale. (11). All’acqua di mare
Di solito ogni settimana porta con sé un argomento che come il riflusso di un’onda emerge su tutto e tutti, quasi a voler dare senso e compiutezza al nostro dissertare. O siamo noi che ci illudiamo che sia così, perché abbiamo l’esigenza e forse la pretesa di mettere ordine? Sapete, siamo isolani. Di più: siamo ponzesi, una razza di isolani particolare… Come ci racconta in maniera asciutta, lucida, Franco De Luca: chi tene ’u mare nu tene niente. Torniamo al filo conduttore. Stavolta è facile, anche per noi isolani. Il Poeta? Ma allora c’è speranza: il poeta per definizione sopravvive alla storia, soprattutto oggi, che siamo arrivati a teorizzare persino la fine della storia. E se, come ci ricorda sempre Franco De Luca, – Il Mediterraneo bivio di scontri – l’Unione Europea con la sua ferrea logica economica ha cancellato tale speranza? Perché questo mare, proprio perché senza continuità, senza memoria, senza riferimenti al punto da diventare oggetto incomprensibile, unisce più di quanto possa fare un’autostrada. La speranza è il senso di appartenenza. Non è retorica, Simone: e noi di Ponza racconta saremo idealmente con te nel tuo approdo prossimo. Con lo stesso spirito abbiamo accolto la testimonianza dei ragazzi di Isolamondo, per la terza volta approdati a Ponza – Si è conclusa con successo la 16^ avventura di IsolaMondo.
Ma l’epicrisi è una operazione scientifica, fredda, ed impone di cambiare angolazione. Magari ricordandoci che il mare si può vedere anche da sotto, o da dentro, con la consueta interessantissima cronaca di Adriano Madonna, stavolta inerente il movimento della fauna marina – Tutti i segreti del nuoto -. Oppure che il mare avvicina le culture, al punto da far azzardare il nostro Silverio Lamonica ad una rilettura dialettale di una poesia di John Keats: l’isola fonte di ispirazione è quella di Wight, ma la facciamo volentieri nostra – Sul mare. Da Keats a Ponza -. Con Sang’ ‘i Retunne, invece questa settimana siamo alle prese questa volta con le cisterne: in Ienche e svacante sempre di acqua si parla, ma di altra natura. Del resto quando si passa dagli orizzonti di un ideale condiviso alle beghe di casa nostra, il tono non può non cambiare. A Ponza racconta, nel nostro piccolo, cerchiamo di mantenere comunque la rotta, ed ecco due articoli a firma della Redazione nel primo dei quali – Novità per il servizio pullman a Ponza – viene manifestata concordanza con l’operato dell’Amministrazione; nell’altro – L’antenna su Lucia Rosa, ovvero la forza della coerenza (1) – un po’ meno… Già, perché una giusta rotta – Cala dell’Acqua. L’Utile e il Bello – non può non considerare il senso profondo di ciò che si va a realizzare. Possiamo pensare che la vera utilità delle opere sta nella loro comprensione, e che questa comprensione risiede nella corrispondenza piena tra ciò che viene realizzato ed il suo inserimento nel contesto? La stessa realtà, per chiudere il cerchio settimanale, che ha finora disconosciuto il senso dell’appartenenza al Mediterraneo in nome di una presunta centralità economica europea: idea folle sotto tutti i punti di vista, sia storici che culturali. Anche perché il reportage della nostra Martina Carannante a proposito della festa di S. Giuseppe – È passato S. Giuseppe – è poco incoraggiante: il mare può generare un senso di stanchezza nei vecchi marinai in pensione, ma il rapporto con il territorio e le tradizioni non può venir meno: il senso ultimo dell’approdo è proprio questo. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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