Ambiente e Natura

Il Mediterraneo bivio di scontri

di Francesco De Luca
Mareagitato

 

È difficile, seguendo la crudezza dell’attualità, non convenire che il mediterraneo, come categoria culturale, distinta e precisa nelle sue connotazioni antropologiche, possa oggi alimentare il sogno, inteso come luogo poetico di ispirazione e di appagamento.

L’attualità che rimbalza dai popoli e dalle terre lambite dal mare mediterraneo, mostra una barbarie lontanissima dai principi che la civiltà occidentale, di marca mediterranea, ha profuso nel mondo.

Il fatto politico (terroristico o di follia religiosa) non è avulso da una visione del mondo, da una struttura sociale, da rapporti economici precisi. E dunque, oggi, dal Mediterraneo arrivano segnali di obbrobrio umano. Lontanissimi dal sogno.

E tuttavia, nell’ultimo dopoguerra, in concomitanza con l’elevarsi della qualità della vita nei paesi mediterranei d’area settentrionale, il confronto con le culture dei paesi mediterranei d’area africana e mediorientale si è intensificato, e lo scambio agevolato. Un rispetto vigile, ad esempio, si è instaurato fra i tre monoteismi di genesi mediterranea; i flussi monetari sono rimbalzati da una sponda all’altra, dietro gli scambi commerciali; l’arte ha amato cercare in tutte le culture mediterranee motivi di similarità, espressioni di apparentamenti. Le contaminazioni con le espressioni del mondo arabo hanno rivitalizzato la produzione e l’invenzione nella musica, nell’architettura, nella moda, nella nutrizione.

Breviario-mediterraneo

Il fautore e cantore di tale ventata di novità culturale è stato Pedrag Matvejevic. Il quale, con le sue opere di ‘geopoetica mediterranea’, non ha alimentato nessun sogno, ha soltanto evidenziato la commistione indissolubile esistente fra le culture mediterranee.

Il sogno ha preso piede fra gli intellettuali. Si è osannato ad un aleatorio destino proprio del mediterraneo: quello cioè di integrare le varie culture, nate sulle sue sponde, di farle convivere in un mix di bellezza (come se fosse possibile appaiare il mito dell’Ellade col sacrificio della Croce, l’aspirazione musulmana con la tradizione celtica; e ancora, come se fosse pacifico coniugare la sete di petrolio dei paesi industriali con la voracità di potere degli sceicchi, l’assetto tribale con la democrazia ).

Questo sogno è stato palesemente vissuto in Portogallo e in Spagna, in Francia è stato retaggio degli intellettuali (Camus, Izzo, Bourdieu), e a Marsiglia ha eretto un tempio a tale visione: il MuCEM; negli altri paesi europei è stato vissuto di riflesso.

Libro di Izzo

MuCEM Corner

Ma, per esplicitare quanto grande sia stato il ribollìo del “laboratorio” socio-politico-antropologico del Mediterraneo non ci si può fermare all’ambito artistico-espressivo. Si sono verificati eventi politici di portata straordinaria. L’espressione tangibile più eclatante di tale sogno è stata la domanda di annessione all’UE da parte della Turchia.

Capisco che con questa ultima affermazione porto la riflessione in un campo del tutto diverso. È un passaggio ruvido: dall’arte alla politica. Ma non si può evitare di avvicinare il sogno mediterraneo nell’arte con l’evento politico più importante del dopoguerra: la nascita dell’Unione Europea. E sì perché il sogno mediterraneo ha avuto come supporto vitale, indispensabile, l’altro sogno: quello di stringere tutti i paesi europei in un abbraccio. L’Europa dei popoli che tende la mano fraterna ai popoli del sud mediterraneo. Una bella immagine, ma soltanto una immagine.

L’Unione Europea è unita dalla morsa economica non certo dall’afflato delle anime, e l’abbraccio con i popoli del mediterraneo africano ha natura mercantile e non sentimentale.

Non è stato distrutto il castello del “Breviario mediterraneo” di Matviejvic, esso rimane, sopito e vitale, nelle culture locali, così come, al di sotto delle conclamate unioni ( quella araba, quella cristiana ) si agitano dissapori e localismi ( tribali, di convenienza, di potere ).

Nessun sogno, o meglio, nessun sogno comune. Il sogno poetico, poi, ha vissuto e vive nell’animo individuale. La potente forza del mito troverà sempre voci ispirate a declamarlo, la cantilena berbera si rinnoverà nel vespro sahariano, l’andaluso rivivrà l’impeto a las cinco de la tarde, la lugubre upupa ripeterà il verso nell’amata Liguria, e Nazim Hikmet invocherà dall’esilio il suo mare.

 

Nota
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