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Chi tene ’u mare. I Greci, cantori del mare, utilizzavano diversi termini per definirlo. Ne avevano intuito l’immensità e lo descrivevano secondo le intenzioni dell’uomo o appariva l’elemento. E’ possibile possedere il mare ? Certo che no, anche se lo si affronta con la potente tecnologia della nostra scienza. Il mare circonda le terre, il mare frena e avvilisce le volontà umane. Se, poi, diviene la dimensione in cui l’individuo si profonda per bulinare la sua consistenza, allora appare impossibile ogni tentativo di possesso. Il mare non si domina, al contrario, coinvolge, immerge, disperde. I nostri marinai nutrivano per il mare rispetto, riverenza, timore. Lo affrontavano con pavidità taluni, con orgoglio altri, nessuno con insolenza. Il coraggio dei marinai sta nel dominare la paura. Mare… mare era anche quello, caldo e accogliente della Caletta quando con Antonio, Silverio, Aniello ci si tuffava a ripetizione dallo scoglio d’u uaglione, pe’ nun fa’ perde ’a scumma. Un mare fratello, compagno di giochi e spensieratezza. Non era più lo stesso quando ci si andava in compagnia di ragazze. Era diventato un amico compiacente, stava al gioco, complice. Non si possiede il mare, non si riesce a tenerne insieme la liquidità sfuggevole, dolorosa e gioiosa. Gli occhi non hanno lacrime e la voce è affievolita dalle malattie. Parla di un uomo diverso da sé, parla di un mare oscuro, involuto, ostico. Lo ha solcato per quarant’ anni e oggi lo considera un oggetto incomprensibile. Passato fra le mani, nulla si è fermato. Chi tene ‘u mare, ’u ssaie, nun tene niente. Da You tube – Chi tene ‘o mare – Pino Daniele con James Senese in una registrazione del 1981 .
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