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Sintesi e osservazioni alle ZSC di ‘Natura 2000’, da parte del Comitato Rinascita per Ponzariceviamo dal Comitato Rinascita per Ponza e pubblichiamo Premesse. L’agricoltura da tempo è stata abbandonata e va ripensata con tecnologie moderne e finanziamenti pubblici per garantire due obbiettivi: lotta al dissesto idrogeologico e nuova occupazione. La pesca è stata messa in crisi da leggi sempre più restrittive e l’occupazione in questo campo sta venendo a diminuire. L’edilizia è bloccata. La colpa si dice che sia dei numerosi vincoli. Quest’isola, come tutte le isole minori, dopotutto è stata individuata dall’Europa ad essere avamposto ambientale e quindi la tutela e la salvaguardia degli ecosistemi è fondamentale; quindi è in questa lettura che vanno ricercate le soluzioni alla nuova edilizia. Noi abbiamo un’unica offerta turistica: quella nautica balneare per cui: In questo contesto di gravissima contrazione della residenza invernale si vanno a calare dall’alto le misure di protezione ambientale di NATURA 2000. [Legenda: SIC – Sito di Interesse Comunitario; ZSC – Zone Speciali di Conservazione, per la conservazione della flora e della fauna; ZPS – Zone di Protezione Speciale, istituite per la protezione degli uccelli]. In estrema sintesi i Ponzesi hanno appreso – per decisioni che li hanno coinvolto poco o niente – che il SIC è solo un primo passo per arrivare alle ZSC, oppure alle ZPS. Per arrivarci sono serviti una serie di passaggi che hanno previsto il Piano ambientale e il Piano di gestione. Il Piano Ambientale è lo studio particolareggiato del sito: geologia, geomorfologia, descrizione archeologica, architettonica e culturale, studio botanico, studio faunistico, analisi ed elenco delle specie viventi, ecc. Quindi siamo arrivati a capire che in seno alla pianificazione di ‘NATURA 2000′ ogni Paese deve identificare le zone con le particolari valenze ambientali indicate nella direttiva: queste aree sono state definite dapprima come SIC e poi designate come ZSC. I Ponzesi vivono queste “disposizioni” con molto disagio perché pensano che i legislatori e gli esperti tecnici non conoscano veramente la qualità della vita degli isolani; al contrario rivendicano la conservazione di queste isole alla cultura della sopravvivenza prodotta negli anni dai ponzesi. Su queste isole non ci sono colate di cemento armato, non ci sono villaggi vacanze per soli fini speculativi, non si è sviluppata una portualità per i mega panfili: tutto questo è merito dei residenti. Noi vogliamo dire con forza agli esperti di ‘NATURA 2000’ che per salvare le isole – che sono state definite ‘avanguardie ecologiche’, bisogna salvaguardare innanzitutto la residenza invernale. E per salvare la residenza e quindi anche l’ambiente naturale ci dovete aiutare. Quindi queste misure – che ulteriormente limitano gli spazi fisici e attività produttive – diventino anche un’opportunità di nuove attività economiche/ambientali per i residenti. Noi riteniamo che la popolazione residente debba essere coinvolta per la protezione dei siti individuati in SIC, ZPS, e quindi ZSC. I progetti diventano organici e funzionali se tengono in seria considerazione che questi siti da proteggere convivono da millenni con una equilibrata pressione antropica ed è questa che deve essere stabilizzata. Chi più dei pescatori residenti conosce gli ambienti acquatici inquadrati nei SIC, le specie in pericolo, le iniziative concrete da prendere per proteggere con efficacia questi ambienti, non incidendo molto sulla loro attività. Ma ai pescatori, già vessati da restrizioni e regolamenti notevoli, non possiamo ancora chiedere di fare solo i ragionieri o i controllori di danni alle specie protette che riconoscono responsabilità molto più estese e di gran lunga superiori. Queste responsabilità vanno ricercate nel tipo di economia industriale dipendente dai combustibili fossili che per decine e decine di anni hanno inquinato acque e territori. Dobbiamo istituire Corsi di Studio teorici-pratici, sull’isola per trasformare i pescatori (ma in generale tutti i residenti che vogliono partecipare) in operatori del mare al servizio della vita di questi ecosistemi. Bisogna finanziare progetti coerenti per garantire un reddito ai residenti per l’opera di protezione ambientale prestata. Come pure l’agricoltura che in gran parte è stata abbandonata, deve trovare una nuova visione in questo contesto delle ZPS. L’agricoltura era molto diffusa in passato: tutto il territorio era stato disboscato e trasformato in terreno agricolo costruendo terrazzamenti protetti da muri a secco detti “parracine”. La protezione dell’avifauna e allo stesso tempo della flora autoctona ancora una volta deve prevedere il coinvolgimento della popolazione residente. Solo in questo modo la protezione ambientale diventa realistica, efficace e utile allo scopo prefissato nelle ZSC – Zone Speciali di Conservazione. Vogliamo cogliere l’occasione per ribadire un concetto: Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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