Anche quest’anno la compagnia ‘A Priezza di Ponza ha messo a segno un successo, portando in scena al Teatro Cafaro di Latina la nota commedia di Eduardo Scarpetta “Miseria e nobiltà” nell’ambito della XIX Stagione Fita, Federazione italiana teatro amatori, con la direzione artistica di Gabriele Sanges e il patrocinio del Comune di Latina.
Le performance del gruppo ponzese hanno sempre un connotato particolare rispetto alle altre: intanto perché ‘i nostri’ invadono letteralmente, materialmente e allegramente l’intero palcoscenico, con la loro vivacità straripante e coinvolgente. Anno dopo anno i loro lavori si fanno sempre più impegnativi, tanto che forse non a caso in quest’ottica vengono ‘arruolate’ sempre nuove figure.
Il pubblico di Latina ha imparato a conoscerli e apprezzarli, mentre i ponzesi che vivono nel capoluogo con un efficace passaparola cercano di non mancare all’appuntamento, che si è concretizzato nella serata di sabato 21 e nel pomeriggio di domenica 22 febbraio.
“Miseria e nobilità” è un testo conosciuto da tutti, portato in teatro da Eduardo e molti altri noti attori partenopei, e diventato un cult nella versione cinematografica di Totò.
Gli interpreti si sono impegnati al massimo, ed è stata una sorpresa e una gioia per chi li conosce nella vita di tutti i giorni poterli apprezzare anche in palcoscenico.
Non diciamo niente di nuovo se parliamo in primis di Beniamino (Mazzella) e Assunta (Scarpati), che è anche la regista dello spettacolo: la loro bravura e naturalezza è cosa risaputa ma ogni volta è una piacevole riscoperta, nei panni rispettivamente di Felice Sciosciammocca e della sua seconda moglie Luisella.
Non c’è due senza tre, perché diventa sempre più bravo Ugo (Vitiello) qui nei panni di Pasquale il fotografo.
Ed è diventata una certezza anche Silverio Scotti, invecchiato e alle prese con i ‘capricci’ dei figli, nei panni di don Gaetano Semmolone.
Personalmente vedere i nomi di personaggi e interpreti sulla locandina dello spettacolo mi ha aiutato a identificare persone che conosco e che vedo a Ponza ma di cui ad essere sincera non conosco il nome.
E’ il caso di Eugenio Andreani, del Conad di Giancos, che interpreta don Giacchino, temutissimo padrone di casa; oppure Luigi Pacifico, molto bravo e umano nel ruolo di Vincenzo, maggiordomo di casa Semmolone. E a questo punto per associazione citiamo con piacere anche il giovanissimo Alessandro Serpico, che interpreta Peppiniello, il quale pronuncia la frase più famosa della commedia: “Vicienzo m’è pate!”.
Elegantissimo e stilé Emilio Aprea nel ruolo dello sposo; deliziosa Chiara Verginelli che parla con accento torinese e fa la modista; efficace come sempre Lina Raso, che interpreta Pupella; Martina Carannante, la nostra Martina, è invece Lisetta, la cameriera: faccia da schiaffi e piglio aggressivo dà filo da torcere sia a don Gaetano che al buon Vincenzo e si muove come una furia. Insomma una tipa che non passa inosservata.
Emanuel Del Vecchio (che assomiglia vagamente a Nino Taranto giovane) è Luigino “bellezza mia”.
Una curiosità, Massimo Marcone, che ha la frutteria a Sant’Antonio e che finora si era ‘limitato’ ad assicurare i trasporti per il gruppo, ha debuttato in un cameo in cui fa il cuoco. E ha portato sulla scena anche le sue deliziose figlie.
Un asso nella manica per tutta la compagnia sono i costumi, curatissimi e personalizzati, e il trucco, entrambi merito di “Fashion and cosmetics” di Roma.
Per le scenografie, Rosalia D’Atri questa volta ha superato se stessa, con tre diversi allestimenti: nel primo, ambientato in una piccola piazza, c’è addirittura una fontana con lo zampillo d’acqua.
Un unico neo: lo spettacolo è troppo lungo, e lo è proprio per i lunghi cambi di scena. E’ vero che nei due intervalli il pubblico ha potuto ascoltare tante belle canzoni di Pino Daniele, però a teatro i tempi tendono sempre più ad accorciarsi: mai a dilatarsi. Forse si dovrebbe rinunciare al secondo cambio, restando con uno sfondo un po’ più neutro per gli interni ‘Miseria’ e ‘Nobiltà’, giocando solo con suppellettili e accessori, che pure sono tantissimi.
La mia non è una critica ma un suggerimento. Quasi tre ore sulle scomodissime poltrone del Cafaro sono state davvero pesanti.
Corrediamo il commento di Luisa con le numerose foto di scena di Maria Corsetti: tutte belle, per cui non è stato possibile fare una scelta: sono state inserite tutte! (Cliccarci sopra per ingrandirle).
Aggiornamento
il 28 febb ore 21 la Compagnia Teatrale ‘A Priezza replica lo spettacolo già presentato con successo a Latina – “Miseria e Nobilità” – al Teatro Remigio Paone di Formia