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Una guida per riconoscere i propri mostri. Con un’appendice sui mostri marini

di Sandro Russo

 

Tempo fa, dopo una visita al giardino dei mostri di pietra di Bomarzo (VT) scrissi un lungo articolo (che qui parzialmente riporto) sui mostri”: i significati inconsci, i mostri nelle favole e nelle leggende, in letteratura e nel cinema.
Trattazione completa, mi sembrò al tempo, ma a distanza mi accorsi di una dimenticanza non da poco: avevo dimenticato i mostri marini!
Allora non ebbi voglia di rimetterci mano, ma il bell’articolo di Adriano Madonna di poco tempo fa (leggi qui [1]) mi ci ha fatto ripensare…
S.R.

L'Orco di Bomarzo [2]

L’Orco: forse la più famosa delle sculture del Parco di Bomarzo. Sulle labbra è incisa la scritta ‘Ogni pensiero vola’

 

Mostri di pietra. Il Parco di Bomarzo fu fatto realizzare da un potente del tempo, nel bel mezzo del XVI sec., quando in Italia la pittura e l’architettura imitano ‘la maniera’ dei grandi appena passati, Raffaello e Michelangelo: un periodo artistico poi definito appunto Manierismo, che già portava in sé i germi del Barocco. Nel 1552 il principe Pier Francesco (Vicino) Orsini diede inizio al progetto del Parco, avvalendosi dell’opera dell’architetto Pirro Ligorio (1513-1583) anche noto per aver completato la Basilica di San Pietro in Roma dopo Michelangelo e per la realizzazione di Villa d‘Este a Tivoli.

Si tratta di 24 grandi sculture in pietra, in gran parte eseguite sulle rocce naturali di cui era disseminato il terreno: draghi, elefanti, creature acquatiche, tartarughe, orchi con fauci spalancate, lotte tra giganti e persino una casa pendente.

Bomarzo. Proteo [3]

La forma scolpita di Proteo, figura della mitologia greca, figlio di Oceano e Teti, nel parco di Bomarzo

Bomarzo. Drago [4]

La rappresentazione di un Drago (con incongrue alucce da farfalla) attaccato da tre animali; un cane, un leone e un lupo. Forse a quei tempi dei draghi si aveva un’immagine diversa dalla attuale, ma ci ricorda qualcuno… Paperino forse?

Bomarzo. Cerbero [5]
La scultura di Cerbero, il cane a tre teste della mitologia greca, a guardia dell’ingresso al regno dei Morti. Sullo sfondo la grande struttura del Mausoleo

Bomarzo. Furia [6]

Qui sopra, con il volto di donna, le ali di drago e il corpo di sirena è rappresentata una Furia, un altro demone del mondo infernale. L’associazione tra il mare – già di per sé proiezione del profondo e dell’ignoto – e i mostri marini, è quasi obbligata

Dopo la morte dell’ultimo principe Orsini nel 1585 il parco fu abbandonato. Conosciuto solo dalla gente del posto e da pochi estimatori e cultori del fantastico (anche da Salvador Dalì, negli anni ’30), rimase per secoli nell’oblio. Solo nella seconda metà del Novecento (dal 1953 in poi) fu restaurato per l’impegno di una coppia di mecenati, Giancarlo e Tina Severi  e riportato alla fruizione pubblica, incluse le indegne scolaresche (e qui tutto si ricollega!)

Sarà stata la giornata di sole, o l’atmosfera giocosa del giardino tutt’intorno, ma il parco dei Mostri di Bomarzo tutto suscita meno che angoscia e paura dei mostri. Certo in accordo con gli intenti del suo ideatore, il principe Orsini, che lasciò a epigrafe della sua creazione la scritta “Sol per sfogare il core”.

E in effetti, al di là dei significati esoterici e delle filiazioni letterarie che si sono voluti trovare nelle figure del parco, il Gioco e la Meraviglia sembrano le interpretazioni più plausibili; un fare a gara per stupire gli ospiti, sport in voga tra i riccastri del tempo.

Villa Palagonia.Bis [7]

Statue di mostri e creature fantastiche in pietra tufacea adornano ‘Villa Palagonia’ a Bagherìa (PA), in Sicilia, edificata a partire dal 1715. La villa  si è vista recentemente nel film ‘Baarìa’ di Tornatore, anche con la visione immaginaria di un viale di statue (che non fu mai fatto)

Tivoli. Villa d'Este [8]

A Villa d’Este, Tivoli (RM) la fontana che riproduce la Diana di Efeso – detta anche Fontana dell’Abbondanza, dalle molte mammelle, che simboleggia la fecondità della natura e lo scorrere ininterrotto della vita. Villa d’Este risale circa allo stesso periodo del parco di Bomarzo 

‘Gargolla’ o ‘garguglia’ (in francese gargouille; in inglese gargoyle) costituisce la parte terminale del sistema di scarico dell’acqua piovana che si protende da un cornicione o da un tetto, per far defluire l’acqua a distanza dall’edificio.
Già presenti (spesso come busti leonini) sulle facciate dei templi egizi e greci, le figure si contaminarono nel medioevo con l’universo mitico dei “Bestiari”, libri illustrati con descrizioni di animali fantastici di terre lontane.
Gli artisti influenzati da tali testi scolpirono doccioni bestiali e affascinanti. Reinterpretati in chiave cristiana i gargoyle sono visti come guardiani delle chiese per tenere lontano i demoni; altri pensano che questi doccioni simboleggino i demoni stessi, da cui i passanti avrebbero trovato scampo in chiesa.

Dragon Ulm [9]

Un doccione a forma di drago sulle scale della Ulmer Münster, Ulm (Germania)

Toronto. Gargoile.Bis [10]

Gargoyle sulla facciata di una chiesa di Toronto, che riproduce lo stile ‘antico’. A dx una gargoyle-drago policroma con l’estremità del condotto di scolo che non viene dalla bocca, ma sporge al disotto della scultura 

13. Gargoyle-over-Paris [11]

Gargouille Notre-Dame de Paris.2 [12]

Notre Dame de Paris. Foto in alto: sulla sinistra Chimères, uno delle più famose creature demoniache della cattedrale. Pochi sanno che queste figure non sono il frutto dell’immaginario gotico medievale, come i principali elementi architettonici della cattedrale, realizzata quasi interamente fra il XII e il XIII secolo, ma furono aggiunte dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc solo verso la metà del XIX secolo.

Doccione del Duomo di Milano (fine XIV sec.) [13]

Doccione del Duomo di Milano (fine XIV sec.)

 

Nella prossima puntata, i Mostri letterari e cinematografici

 .

[Guida per riconoscere i propri mostri. (1). Mostri di Pietra – Continua qui [14]]